La Croisette, ore 10.30: mentre tutti gli obiettivi sono puntati sulle star delle prossime serie per tv e internet, spunta anche un «politico». «Il est l’ancien premier ministre italien», si dicono i fotografi. E lui, Matteo Renzi, accompagnato dalla moglie Agnese sale le scale del Palais di Cannes, dove sono arrivati i compratori di tv e piattaforme online da tutto il mondo. È il palcoscenico che il manager Lucio Presta ha scelto per lanciare Florence, il docufilm con l’ex primo ministro in veste di conduttore. Che poi non è altro che uno dei tanti personaggi che Renzi deve tenere a bada dopo l’addio a Palazzo Chigi e alla guida del Pd. Perché nel frattempo, oltre ad essere rimasto de facto l’azionista di maggioranza del Pd, dal martedì al giovedì Renzi continua a fare il «senatore semplice di Firenze e Scandicci», mentre di lunedì è tornato a vestire i panni di professore degli studenti dell’Università Usa di Firenze. «Questo documentario viene dal mio cuore, non mi interessano le polemiche. Anche perché non si tratta di un progetto politico», esordisce l’ex premier. Ma in verità l’aspetto politico c’è eccome: «È il racconto di una visione “antisalviana” del mondo: bellezza contro odio e paura, apertura contro protezionismo», è il Renzi-pensiero.
Si abbassano le luci per l’anteprima e dalla porta spunta un uomo con la giacca di pelle che strizza l’occhio da lontano a Renzi: è Flavio Briatore. Ma che ci fa lì? È amico di Renzi e di Presta ed è arrivato in diretta da Nizza dove è attraccato il suo yacht. Il programma andrà in onda su Mediaset, accordo chiuso dopo una lunga trattativa, con Florence che verrà trasmesso in prima serata. Quattro puntate da 90 minuti: una scommessa per il Biscione, che a fronte di un importante investimento si aspetta un relativo buon ritorno pubblicitario. In sala ci sono anche i rappresentanti di altri colossi come Discovery channel, Amazon e Sky arte, interessati ad acquistare il programma per trasmetterlo all’estero. Dalla platea di giornalisti americani chiedono se il film sarà doppiato anche in inglese: «My english is terrible», risponde Renzi scherzando per spiegare che la messa in onda sarà in italiano e con i sottotitoli. Nella preview da 30 minuti c’è un passaggio toccante. Renzi è affacciato dagli Uffizi su via dei Georgofili, mentre scorrono le immagini di repertorio dell’esplosione che nel ‘93 sconvolse Firenze: «La mafia è stata l’antesignana dei talebani: colpì la città nel cuore della sua bellezza e della cultura. Ma non vinceranno», spiega Renzi. I giornalisti Usa lo incalzano sul suo futuro: «Io sono un politico che ama fare politica. E lo faccio con un spirito ben diverso da quello che anima un comico come Grillo — risponde —. Ho perso la possibilità di cambiare l’Italia, ma non la passione per la politica». Ma il tempo è scaduto: Renzi deve risalire in aereo per gestire il «personaggio-leader-dell’opposizione» e finire l’organizzazione della Leopolda del prossimo weekend, quando da Parigi potrebbe arrivare da Firenze anche un esponente di rilievo di En Marche.
Claudio Bozza, Corriere.it