Nella notte tra il 14 e il 15 agosto si è spento Gianfranco D’Angelo, prolifico attore, doppiatore e cabarettista, interprete di personaggi e tormentoni amati dal pubblico in cinema e tv. Avrebbe compiuto 85 anni il 19 agosto. Il ricordo dell’amico Ezio Greggio
Non è stato un bel ferragosto, per lo spettacolo italiano. Dopo Piera Degli Esposti, ci ha lasciato nella notte tra il 14 e il 15 agosto, pochi giorni prima dei suoi 85 anni, il popolare comico, doppiatore e cabarettista romano Gianfranco D’Angelo, figura di punta dello spettacolo italiano dagli anni Settanta in poi, con un picco altissimo di popolarità, grazie alla televisione, negli anni Ottanta. Ricordiamo la sua verve e simpatia prima in programmi Rai come Mazzabubù e Dove sta Zazà, accanto a Gabriella Ferri, Milleluci con Raffaellla Carrà – di cui farà una spassosa imitazione – e La sberla, poi, passato alle reti Mediaset, protagonista del cult Drive In, dove crea la celebre gag del Tenerone, la sitcom con Pippo Baudo e Katia Ricciarelli (Pippo! Pippo! Pippo!) e le scenette col cane Has Fidanken, che Ezio Greggio ha ricordato nel lungo e commosso post dedicato all’amico, con cui condusse anche la prima stagione di Striscia la notizia.
In un’intervista riportata sull’ANSA, Antonio Ricci lo ricorda così:
A Drive in lo chiamavamo ‘il vecchio’ perché aveva 40 anni. Per cinque anni a cena insieme e a dormine nello stesso residence. Saggio e con i piedi per terra, in un successo incredibile che poteva travolgere tutto e tutti. Una complicità che è durata nel tempo con i protagonisti di quella fortunata trasmissione. A fine ottobre, mentre ero ammalato di Covid, mi ha scritto: “Anto’, ma perché hai preso il Covid adesso che a gennaio esce quello nuovo?”. A fine settembre dovevo incontrarlo perché voleva parlarmi di “Tre amici al bar”, spettacolo teatrale con Sergio Vastano (altro compare del Drive in) che sperava di portare in tv. Adesso non ci resta che piangere. E dare un abbraccio affettuoso alle sue figlie.
Ex impiegato della SIP, ovvero la compagnia telefonica nazionale dell’epoca, D’Angelo aveva mosso i primi passi da comico nei cabaret romani, come il Puff di Lando Fiorini, per esibirsi poi anche al Derby milanese e al Bagaglino. Al cinema era arrivato prestissimo, in ruoli da caratterista, debuttando nel 1969 nel musicarello Zum Zum Zum – La canzone che mi passa per la testa (sigla della Canzonissima del 1968) di Bruno Corbucci, che lo dirigerà anche in Bolidi sull’asfalto e Nel giorno del signore. È apparso in una cinquantina di film, diventando uno dei volti fissi di un genere italico per eccellenza, la commedia sexy, in titoli come L’insegnante, La liceale, La poliziotta fa carriera, La dottoressa del distretto militare e molti altri. Nel 2017 Fabio Fulco lo aveva voluto tra gli indomiti vecchietti di Il crimine va in pensione (foto) e nel 2019 aveva fatto la sua ultima apparizione in W gli sposi.
Gianfranco D’Angelo aveva anche una lunga carriera teatrale alle spalle, iniziata nel 1972 con Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini. Tra le pièce da lui interpretate Il gufo e la gattina, Indovina chi viene a cena, Niente sesso siamo inglesi, Due ragazzi irresistibili, California Suite e l’ultima, Harry ti presento i miei.
Chi lo ha conosciuto ricorda un uomo ironico, discreto e gentile, un altro volto rispetto alla romanità caciarona portata in luce da altri comici. Lascia due figlie attrici, Daniela e Simona, e un pubblico che gli ha voluto veramente bene.
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