Violante Placido ci libera dalle nostre paure più profonde con Tu Stai Bene Con Me

Violante Placido ci libera dalle nostre paure più profonde con Tu Stai Bene Con Me

L’estate della consapevolezza ha il suo inno. Il brano è un viaggio musicalmente allegro ma testualmente profondo verso la liberazione del nostro io. L’INTERVISTA

Tu Stai Bene con Me segna il ritorno di Violante Placido sulle scene musicali dopo l’album SheepWolf in inglese e un nuovo inizio quindi contrassegnato metaforicamente dal passaggio di Viola in Violante. Tu Stai Bene con Me è un brano che parla di consapevolezza, che esorta a scegliere liberamente, chi ci fa stare bene, che ci fa vivere l’amore oltre il giudizio della gente e oltre le nostre paure.


Violante perché la scelta di Tu Stai Bene con Me come singolo estivo? Per altro hai scelto un testo importante nell’ennesima stagione del reggaeton leggero: l’ennesima tua scelta in direzione ostinata e contraria per dirla con Fabrizio De Andrè.

Secondo me ci sono ondate e mode che in qualche modo appiattiscono un po’ tutto. Non lo ho fatto con premeditazione, sono io che mi propongo così. Resta un brano estivo e autoprodotto. Se avessi dovuto ascoltare le etichette mi hanno sconsigliato di uscire in estate ma non mi sono adeguata. Lo ho fatto perché spero che arrivi a più persone possibili. Poi vado avanti con altre cose.
Nell’epoca dei social credi che il romanticismo senza parole sarà quello che ci salverà?
Se saremo ancora in grado di sentirlo, la paura dei nuovi linguaggi ci porta a un altro tipo di sentire. Nella vita quando le cose diventano abitudine è difficile scardinarle a meno che mentre le viviamo manteniamo una consapevolezza che va oltre gli stimoli e che dobbiamo cercare dentro di noi.
Tu stai bene con me e non ti chiedi perché: non credi che a oltre non ci sia un perché? Le cose accadono e basta? Un po’ meno realismo e un po’ più fatalismo: sarebbe un mondo che ti attrae?
Il ritornello può sembrare superficiale ma è uno stare nel presente. Se razionalizziamo troppo, se vogliamo troppo controllo sulle cose, poi ci stravolgono comunque ed è anche peggio. Fermiamo il tempo e respiriamo lento, sentiamo quello che viviamo senza troppi ragionamenti. Viviamo quello che fa stare bene senza troppi ragionamenti.
Il tuo come è profondo il mare è molto diverso da quello di Lucio Dalla?
Quando scrivo lascio parlare la musica. Lucia Dalla si ascoltava tantissimo a casa quando ero adolescente e dunque la citazione viene da lì. Si è incastrato nel testo perché è la metafora delle nostre paure. Io ho un po’ la fobia del mare scuro e della profondità anche se mi attrae ma fa parte dei miei sogni. Dobbiamo affontare le sfide anche se ci fanno paura, fa parte del percorso.
Il silenzio dopo un temporale e la tua quiete dopo la tempesta? E’ l’avere ritrovato la pace con se stessi…quindi tu stai bene con te?
E’ un po’ questa la metafora e me la ha consegnata la natura stessa. Mi piace cercare segnali da quello che la natura ci fa accadere intorno, lì trovi i segnali della vita. Ricordo che prima del temporale c’erano tantissimi suoni poi il temporale ha fermato tutto per qualche secondo finché la vita è ripartita. Dopo il temporale si ricomincia e si ricostruisce. E si può ascoltare. Infatti dico vienimi a baciare, vedimi, sono qui.
La vita oggi è grottesca come quella raccontata ne La Donna Scimmia da Marco Ferreri nel 1964, praticamente 60 anni fa? Anna viveva segregata in un monastero…oggi resta quella paura del diverso?
E’ uno scoglio da affrontare. Poi nel nostro paese alcuni temi sono ancora un problema. Sulla diversità bisogna sempre lavorarci, se ci fermiamo davanti alle paure ci limitiamo le possibilità in generale. Nel film era spietata la storia, Anna non aveva il suo posto nella società, Ugo Tognazzi la fa sentire importante ma poi ne fa una freak.
Io ho interpretato l’inizio del video quando sei tutta coperta, sembri quasi una donna islamica, come l’annullamento dell’identità per la valorizzazione dell’essere umano per quello che è: può essere una giusta chiave di lettura?
All’inizio c’è un rito sciamanico con celebrazione dell’amore alla faccia di tutti. Lascio tutto aperto. Al nascondersi per poter andare avanti subentra la consapevolezza  che devi smettere di nasconderti.
Secondo me ci sono anche dei rimandi al cinema di Pupi Avati, almeno per la parte della festa nuziale.
Ho lavorato con lui e anche lì facevo la sposa. Tante volte mi snoo sposata nella finzione.
A proposito: complimenti perché tieni il calice per lo stelo. Una rarità. Tutti tendono a tenerlo a coppa nel palco della mano così dopo due minuti hai la tisana.
Faccio il vino e nasce da quella consapevolezza. La mia azienda è in Puglia, nel foggiano e si chiama Placido Volpone. In azienda ora organizziamo eventi culturali.
Un’altra citazione è secondo me il quarto stato di Pellizza da Volpedo quanto gli invitati avanzano schierati: trasmetti un bel senso di comunanza…cosa rara oggi.
L’unione fa la forza, l’accettarsi e il volersi bene è una tematica che mi sta a cuore. Dove prima erano schiacciati dal parere di un paese, ora portano nuove verità.
Il bouquet raccolto da una bambina è un messaggio di speranza? Affidi il futuro alle nuove generazioni?
Ala fine c’è anche il bambino con la barba che è mio figlio Vasco. Gli si augura di vivere bene la sua unicità. E chissà magari la bambina sarà la futura sposa.
Già in Precipitazioni invitavi a uscire allo scoperto: non credi che oggi sia ancora più complicato farlo visto il proliferare dei leoni da tastiera?
Sì ma c’è la necessità di combattere questa realtà. Cerchiamo forme di tutela dal mondo virtuale cosnsci che ci saranno sempre nuovi aspetti che tirano fuori il peggio di noi. Serve un nutrimento spirutuale da opporre a certi linguaggi.
Hanno fatto pace Viola e Violante?
Alla fine si sono incontrate e strette la mano. Spesso mi hanno chiesto di suonare e si sono fatte conoscere le due anime. Ora è in arrivo un nuovo brano per il cinema scritto con Boosta.
Se guardi al tuo passato da musicista…a Don’t Be Shy…cosa resta di quella timidezza?
Resta quel tipo di sensibilità, quel sentire. Ma ora c’è la forza di volere condividere tutto in maniera più esplicità con l’esterno. Nasce in solitudine la mia musica. Ma c’è più luce. Quello era un brano pop gioioso che parlava di una distanza.
Troppa solitudine genera follia cantavi in Precipitazioni. Ma Sant’Agostino diceva Dolce Solitudo Sola Beatitudo. Dove alloggia la giusta solitudine? Quella che ci fa stare bene con noi stessi?
E’ quella che non ci fa paura, è quella che scegliamo e dunque è sana. Se si impossessa di noi ci può fare soffrire.
So che stai lavorando ad altre canzoni: prevarranno i testi in italiano? Hai intenzione in questo periodo della tua vita di anteporre la musica al cinema?
Ho appena finito film che uscirà per natale diretto da Francesco Patierno. Ora mi dedico alla musica ma se arriva un progetto stimolante lo accetto. L’italiano in questo momento è prioritario. Ho pronto un pezzo che è la traduzione di un testo di Françoise Hardy che fa parte del mio spettacolo Femme Fatale. Con la lingua italiana posso essere più diretta.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Farò qualche presentazione, ad agosto sarò al Pride Village diPadova con Femme fatale. Ci fosse un disco ci sarebbero più opportunità ma ora stiamo cercando di fare girare il singolo il più possibile.



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