«Perfetti Sconosciuti» da record: 18 remake nel mondo. Ecco il perché di tanto successo

«Perfetti Sconosciuti» da record: 18 remake nel mondo. Ecco il perché di tanto successo

Il film del 2016 diretto da Paolo Genovese batte ogni record e diventa la pellicola con più rifacimenti della storia del cinema italiano (si pensa anche a una versione statunitense fortemente voluta da Charlize Theron). Ma cosa c’è dietro questa storia che, in realtà, ci riguarda tutti da vicino?

Quando Paolo Genovese pensò a Perfetti Sconosciuti, probabilmente il suo film più famoso, non aveva idea che molti paesi avrebbero fatto a gara per accaparrarsene i diritti e realizzarne delle nuovi versioni. E così, dopo un incasso di più di 17 milioni di euro nel 2016, il film inizia a viaggiare per il mondo e a dar vita a un impressionante numero di remake: addirittura 18, da Guinness dei Primati. Fra la Francia e la Spagna, la Turchia e l’India, Perfetti Sconosciuti raggiunge l’astronomica cifra di 500 milioni di euro totali, pronto solo a sbarcare negli Stati Uniti.

Secondo rumors sempre più insistenti, a volere fortemente una versione americana del film sarebbe Charlize Theron, rapita dalla storia e decisa a raccontarla in prima persona. Viene da chiedersi come mai l’idea di Genovese sia risultata così affascinante per le culture e le civiltà più diverse. La risposta è, probabilmente, legata all’universalità del tema, alla dipendenza dal telefono che ci perseguita ogni giorno e, soprattutto, al principio della «scatola nera della nostra vita» che Giuseppe Battiston aveva ben spiegato in una scena del film originale. Lo smartphone non assurge più alla semplice funzione di telefono, ma diventa lo scrigno dei nostri segreti più nascosti, della cronologia impressa nella memoria che potrebbe svelare chi siamo veramente.

«Ci sono film più belli, ma ha saputo intercettare un fenomeno sociale in cui tutti si sono identificati. Non so se mi ricapiterà mai, ho avuto fortuna», rivela lo stesso Genovese intervistato da Repubblica, ed è proprio così: certi fenomeni sono difficili da replicare ma, quando si tratta di una fattura tutta italiana e di nugolo di premi stretti fra le mani (fra gli altri, 2 David di Donatello e 3 Nastri d’Argento), la certezza di aver fatto un buon lavoro è sotto gli occhi di tutti. Anche dei capi estremi del mondo.

Mario Manca, Vanity Fair

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