Fedez come McCartney? Sembrerebbe di sì visto che il rapper milanese è convinto che gli artisti possano fare qualcosa per cambiare la situazione sui voucher. Fedez, commentando le polemiche dei giorni scorsi e l’intervento di Paul McCartney che ha attaccato il governo italiano e Assomusica per la decisione di non rimborsare gli spettatori per i suoi live cancellati e non riprogrammati ha detto: «Non si può che concordare con lui – aggiunge il rapper -. Ma i voucher non sono un’opzione a tutela del lavoratore, piuttosto a tutela dei soldi dell’artista o dell’agenzia di booking. Dovrebbero essere gli artisti stessi a chiedere che vengano restituiti i soldi».
«Mai come oggi la musica è al centro della mia vita e della mia carriera. Ma sono più libero che mai, perché vivo il privilegio di non doverla fare necessariamente per il mio sostentamento». Fedez, ormai imprenditore di se stesso che si muove tra mille esperienze diverse (tra le ultime la partecipazione a Celebrity Hunted per Amazon Prime e il podcast Muschio Selvaggio), torna alla musica.
Dopo il brano “Le feste di Pablo” con la giovane Cara e dopo “Problemi con tutti (Giuda)” uscito nelle settimane scorse, ha pubblicato il singolo “Bimbi per strada”, rimettendo così la musica in cima alle priorità. «Ma senza dover rispondere per forza alle logiche discografiche», avverte e per questo non c’è una data per il prossimo album («è tutto in divenire»).
L’ultimo album
L’ultimo, “Paranoia Airlines”, è uscito nel gennaio 2019. “Bimbi per strada” nasce sulla musica di “Children” di Robert Miles, brano icona degli Anni 90. «Uscì nel ’95 e Robert Miles cercava di attenuare il problema delle morti bianche dopo la discoteca, spronando a chiusure più pacate. C’era la voglia di far ballare, ma con uno strascico di malinconia. Un’atmosfera che calza perfettamente a questa strana estate 2020». Un’estate che, causa pandemia, ha visto svanire i grandi eventi musicali, ma anche l’impegno di alcuni artisti pronti ad esibirsi davanti a un pubblico più ristretto. «Se posso essere d’aiuto, io ci sono. Concerti non per arricchire l’artista, ma per dare lavoro».
Luca Dondoni, La Stampa