FRANCE TÉLÉ ALLA SFIDA D’AUTUNNO

FRANCE TÉLÉ ALLA SFIDA D’AUTUNNO

La tv di stato prepara i palinsesti della prossima stagione per battere la concorrenza. Ogni rete dovrà avere programmi originali ed esclusivi

Delphine ErnotteIl digitale terrestre, la TNT, Télévision Numerique Terrestre, con i suoi 26 canali (di cui una ventina di tipo generalista) ha cambiato le regole del gioco anche qui in Francia.
Non c’è più solo France Télévisions, con i suoi canali (France 2, France 3, France 4 e France 5) a tirare le fila del mercato televisivo, dell’industria culturale e di tutto il sistema dell’intrattenimento nel suo complesso, com’era un tempo in Italia con la Rai e i suoi canali (Uno, Due, Tre e ora tutto un bouquet da Rai Storia a Rai Gulp).
Oggi la competizione è dura e il nuovo capo della tv di stato, Delphine Ernotte, la Monica Maggioni francese, arrivata l’estate scorsa con l’incarico (affidatole personalmente dal presidente Hollande: vedere ItaliaOggi del 10 maggio) di riportare la vecchia polverosa affollata (di giornalisti, funzionari e impiegati, esattamente come la nostra Rai) all’onor del mondo, cioè di farne un attore in grado di competere e vincere la battaglia televisiva, si è ben preparata al confronto.
Si sa che le battaglie televisive si combattono d’autunno, alla rentrée.
Ma è in estate, cioè ora, che si presentano i nuovi palinsesti, il sistema organizzato dei programmi – film, intrattenimento, sport, cartoni animati, informazione – che dovranno assicurare la vittoria (o un buon piazzamento) nel campionato quotidiano dell’audience, tra prime time serali e pomeriggi in famiglia.
Questa volta France Télé ha fatto di più. La Ernotte, lavorando fianco a fianco con la sua direttrice ai programmi, Caroline Got, una che ha studiato a SciencePo, ha rivoluzionato «les grilles de programmes», i palinsesti, e ha provato a dare a ciascuna rete una sua mission e una identità precise.
Perché, come ha spiegato la stessa Ernotte in una lunga intervista a Le Monde «transformer France Télévisions est une necessité absolue. Tout ce que l’on ne fait pas maintenant, on ne le fera jamais» che si può tradurre in: siamo ormai al capolinea, cambiare è assolutamente inevitabile, o adesso o mai più.
La Got, la signora dei programmi, usa un termine un po’ desueto (ma i francesi colti sono così): incarnation. Per dire che ogni rete deve ritrovare il suo dna professionale, la sua incarnation, per l’appunto. E non dovranno esserci né sovrapposizioni né fughe in avanti vista l’aggressività della concorrenza.
E così France2, la rete ammiraglia diretta da Vincent Meslet, anche lui a SciencePo e tutta la carriera nella tv di stato, rafforzerà i suoi «points forts», i suoi asset strategici che sono le grandi fiction e l’informazione in prima serata (un po’ come la nostra Rai Uno) e farà pulizia (grande lessive) dei programmi d’intrattenimento pomeridiano (con gran spazio alla cucina e agli chef) che, come ha dichiarato Meslet in una intervista a Télérama, l’inserto tv di Le Monde, sono ormai «usés», superati, senza futuro.
Al loro posto programmi d’attualità, coordinati da Thomas Thouroude, giornalista, grande firma dell’informazione sportiva di Canal+, che è stato convinto a lasciare la tv di Bolloré per confrontarsi con un modello di «infotainement» alla francese con una novità: il commento ai fatti della giornata affidato a un umorista o a un autore satirico.
Poi c’è France3 che con le sue redazioni locali è proprio come la nostra Rai Regione. Che fare? La ricetta di madame Got non è poi così originale: rafforzare i «points d’ancrage», i punti di ancoraggio con le realtà locali facendo leva non solo sull’informazione ma anche sulle fiction anch’esse, naturalmente, con ambientazione regionale. Puzza un po’ di folklore, a essere sinceri.
Novità anche per France5: secondo i nuovi palinsesti d’autunno la rete dovrà «accentuer sa personnalité et marquer sa différence», insomma distinguersi dai due canali generalisti, France2 e France3. In che modo? Diventando «la chaîne de la connaissance et du savoir!, il canale della conoscenza e del sapere. Non hanno Alberto Angela, ma ci provano.
Infine France4, che non ha mai avuto una caratterizzazione precisa e che, dall’autunno prossimo, dovrà trovare la sua strada come televisione delle famiglie con un target che coinvolge anche i piccoli, grazie a un’offerta massiccia di cartoni animati.
E France Info? Il canale all news come la nostra Rai24? La Ernotte va avanti col progetto anche se i giornalisti si sono messi di traverso (non vogliono la fusione delle redazioni con inevitabili tagli) e hanno sfiduciato il suo direttore Michel Field, che sarebbe il Carlo Verdelli francese. Forse ha ragione la Ernotte: «O adesso o mai più».

Giuseppe Corsentino, Italia Oggi

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