Duecento milioni di euro. Sono quelli che Netflix ha annunciato di investire in Italia nel corso dei prossimi tre anni. «La comunità creativa italiana è molto ammirata in tutto il mondo per la qualità delle sue storie e per le sue capacità produttive — spiega Kelly Luegenbiehl, vice presidente International Originals per Europa, Medio Oriente e Africa —. Questo investimento ci consentirà di realizzare un numero maggiore di produzioni in Italia, che ci auguriamo il pubblico globale apprezzerà». Uno sforzo economico che dimostra come il nostro Paese sia strategico per la piattaforma di streaming nella sfida con gli altri colossi in campo, Amazon Prime Video e Now Tv, la piattaforma on demand di proprietà di Sky. In attesa della discesa in campo di Apple, Google e Disney, e senza dimenticare gli italiani (RaiPlay, Infinity di Mediaset e TimVision).
Una concorrenza agguerrita che necessita di grandi investimenti e che ha importanti ricadute sul settore: lo scorso anno 9mila persone — tra cast principale e comparse, personale tecnico e produttivo — hanno lavorato su produzioni originali e co-produzioni Netflix in Italia (il totale Europa è stato di 50mila persone). Una scelta economica e strategica perché ai prodotti di natura globale — buoni ad ogni latitudine — va ad affiancarsi il prodotto «locale» che consente di aumentare il bacino d’utenza indigeno. Quest’anno Netflix ha già annunciato numerosi progetti, da Luna Nera (la serie ambientata nel XVII secolo che affronta il tema della stregoneria) all’adattamento di Tre metri sopra il cielo (ispirata al libro di Federico Moccia, divenuto cult tra gli adolescenti) fino a Curon, storia con venature soprannaturali di una madre che fa ritorno nell’omonimo villaggio sospeso nel tempo insieme ai suoi figli.
Progetti che si aggiungono ad una variegata line up di contenuti italiani come Baby (ispirata allo scandalo delle «baby squillo» dei Parioli), Suburra – La Serie (di cui è stata annunciata anche la terza stagione), Sulla mia pelle, il film con Alessandro Borghi, incentrato sull’ultima drammatica settimana di vita di Stefano Cucchi. Per Francesco Rutelli, presidente di Anica (l’Associazione nazionale industrie cinematografiche) si tratta di «investimenti duraturi e in partnership con produttori originari italiani, sia per film che serie tv», che «porteranno effetti positivi nel nostro Paese». Per Giancarlo Leone, presidente dell’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi), «i rafforzati rapporti tra i produttori indipendenti nazionali e Netflix contribuiranno ad una presenza sempre più significativa del servizio in Italia e ad una vetrina di successo internazionale per le produzioni italiane nel mondo».
Renato Franco, Corriere.it