La Pupa e il Secchione Show: l’occasione mancata di Barbara D’Urso

La Pupa e il Secchione Show: l’occasione mancata di Barbara D’Urso

Il programma che segna il trasloco di Barbara D’Urso da Canale 5 a Italia 1 sarebbe potuto essere l’occasione giusta per ripensarsi e ripartire da zero. Invece…

Quando abbiamo saputo che Barbara D’Urso sarebbe passata alla prima serata di Italia 1 dopo anni di militanza a Canale 5 – presidio che mantiene grazie a un unico programma rispetto ai tre che conduceva la scorsa stagione – non abbiamo pensato, come molti, a una retrocessione, ma a un’occasione per ripartire. Dopo essersi dedicata per anni a quel mix tra informazione e intrattenimento che ha raggiunto un punto di non ritorno con il rosario in diretta, la maleducazione degli ospiti in collegamento, le risate fuoriluogo degli sferati e i «salutami a soreta» pronunciati a destra e a manca, serviva resettare tutto, abbandonare i toni grotteschi che tanto hanno indignato la Rete e gettare delle nuove fondamenta, più improntate al filone del varietà che, in fondo, la D’Urso conosce molto bene, essendo partita da lì e avendo fatto successo negli anni Duemila proprio grazie a creature come Lo Show dei Record e a reality come il Grande Fratello e La Fattoria

La Pupa e il Secchione Show – versione aggiornata della formula del docu-reality condotta negli ultimi due anni da Paolo Ruffini e Andrea Pucci – poteva essere, in questo senso, per Barbara l’opportunità giusta per uscire da un personaggio e sperimentare qualcosa di nuovo, e un po’ dispiace che tutti gli input iniziali siano stati sacrificati per il riciclo dei soliti volti e del solito registro, come se il carrozzone si fosse semplicemente spostato dal 5 al 6 senza aggiungere niente di nuovo. La prima puntata de La Pupa e il Secchione Show, infatti, più che nella leggerezza, scava nel trash a mani nude, come Rosso Malpelo al momento della scoperta del corpo inanimato del padre, senza porsi il problema di inserire un guizzo, una molla, qualsiasi cosa in grado di sparigliare le carte e a convincerci che gli autori, a questo giro, hanno seriamente lavorato per aggiornare un format che, nel 2022, aveva senz’altro bisogno di una svecchiata in più, andando oltre i balletti scordinati dei secchioni e il twerking spinto e volgare delle pupe.

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