SERIE TV «A SPASSO NEL TEMPO»

SERIE TV «A SPASSO NEL TEMPO»

C’è una nuova tendenza sul piccolo schermo: i viaggi nel passato. Un tema caro da sempre alla serialità e più in voga che mai questa stagione (si è unita anche Blair Waldorf). Ma perché ci affascina così tanto?

Tutto è possibile nei mondi immaginati dalle serie Tv. Anche viaggiare nel tempo e riscrivere la storia. Un’aspirazione che, questa stagione, è tornata in voga sul piccolo schermo. L’ultima a curiosare nel passato è la commedia Making History, con Leighton Meester, per la prima volta in Tv dopo il ruolo di Blair Waldorf, la liceale memorabile e iper snob di Gossip Girl.
Nello show, in onda negli Stati Uniti su Fox, il nuovo alter ego dell’attrice americana viaggia nel tempo con altri amici per divertirsi e sbirciare le abitudini delle altre epoche. Molto più ambiziosa è la missione dei tre protagonisti di Timeless (su Fox), che devono salvare il mondo dal criminale Flynn, deciso a cambiare alcuni eventi chiave della storia americana (come l’assassinio di Lincoln).
In Frequency, invece, tratta dall’omonimo film del 2000 e in arrivo su Premium Crime ad aprile, la detective Raimy usa una radio «speciale» per mettersi in contatto con il padre morto, che le parla dal 1996. La serie indaga il cosiddetto «butterfly effect», vale a dire, un cambiamento anche minimo nel passato innesca una catena di eventi in grado di sconvolgere il futuro.
C’è anche DC Legends of Tomorrow, dove il tema è declinato in versione fumettistica, con un gruppo di supereroi che danno la caccia nei secoli a un tiranno.
Il topos del tempo fa parte della serialità televisiva sci-fi fin dalle sue origini, basta pensare a Ai Confini della Realtà e Star Trek negli anni Sessanta, X-Files nei Novanta e Lost nei 2000. Sono serie memorabili che danno espressione alle ansie e alla cultura della loro società, funzionano come lezioni di storia e producono un dialogo fra presente e passato, fatti e fantasia. La nuova ondata è iniziata con 11.22.63, tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King (dove James Franco torna nel 1963 per salvare JFK).
Il passato e alcuni eventi impressi nella memoria storica di generazioni continuano a essere fonte di ispirazione per letteratura, cinema e televisione, ed esercitano sul pubblico un fascino innegabile (vedi l’assassinio di JFK, Pearl Harbor, l’Olocausto). La domanda ricorrente è: «come saremmo oggi se nn fosse mai successo?». In The Man in the High Castle, per esempio, si immagina un universo alternativo, dove nazisti e giapponesi hanno vinto la seconda guerra mondiale.
Manipolare il passato, salvare la vita di qualcuno, rimediare a un errore, partecipare a episodi che hanno deciso la nostra storia, risolvere misteri: tutti vorrebbero avere questa chance.
Ma la memoria è anche guaritrice, serve a fare pace con i propri traumi. In Legion, il protagonista acquista consapevolezza perché rivive, capendoli, alcuni momenti della sua infanzia grazie ai poteri di un altro mutante.
Le serie sono una finestra aperta sulla fantasia. In fin dei conti, provano ad esaudire uno dei desideri (e limiti) umani per eccellenza.

Margherita Corsi, Vanity Fair

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