FIORELLA MANNOIA: CHE SIA BENEDETTA LA CANZONE D’ AUTORE

FIORELLA MANNOIA: CHE SIA BENEDETTA LA CANZONE D’ AUTORE

Alle 18.30 la “Rossa” si racconta davanti al pubblico della Feltrinelli di piazza Piemonte

Fiorella-Mannoia-02La combattente combattuta se andare o non andare a Sanremo alla fine ha fatto quello che le diceva il cuore. Anche a rischio di smentire fans e bookmakers che la davano strafavorita, ha preteso di raccogliere la sfida definendola senza troppo parafrasare “una follia”. E la sua grandezza di donna e d’artista sta proprio qua, nella decisione che mette nel seguire le sue passioni, mossa solo, dopo 47 anni di carriera, dal desiderio di non annoiarsi di se stessa, come avrà modo di rendersi conto questo pomeriggio il pubblico della Feltrinelli di piazza Piemonte, dove la “Rossa” si racconta alle 18.30.
Il primo a riconoscerle il coraggio da leone con cui si è ripresentata all’ Ariston è stato proprio il vincitore Francesco Gabbani quando, nel momento del trionfo, sotto la pioggia di petali rossi e i flash dei fotografi, prima di alzare al cielo il suo leone con la palma s’è inginocchiato per onorarla davanti alle telecamere dell’Eurovisione. Anche lui convinto, presumibilmente, che chi non combatte ha perso in partenza.
La sua strada Fiorella l’ha trovata nel 1984 tra gli accordi di “Come si cambia”. «Ho capito che la mia voce grave associata a un testo interessante poteva trasmettere emozioni» spiega. «Ma avevo iniziato a Castrocaro nel ’68, e una prima svolta era già arrivata a metà degli anni Ottanta grazie a ‘Premiatissima’ di Canale 5. I concorrenti interpretavano i repertori dei grandi autori e io scelsi De André e De Gregori. Il mio viaggio nella miglior musica italiana è partito da lì».
“Combattente” torna nei negozi in una “Sanremo edition” in due cd impreziosita dal pezzo presentato all’Ariston più la cover di De Gregori “Sempre e per sempre”, quella de “La cura” di Battiato (richiestissima nei concerti), e i quattro brani portati al Festival negli anni Ottanta, vale a dire “Caffè nero bollente”, “Come si cambia”, “Quello che le donne non dicono”, “Le notti di maggio”.
«In questa riedizione ‘Che sia benedetta’ apre l’intero album perché raccontando la vita, con le sue gioie e le sue cadute, è una sintesi dei diversi temi dell’album. Insomma, una canzone adulta. Adatta alla mia età».
Prima dell’album e di Sanremo Fiorella s’è data pure al cinema. «È stato il classico fulmine a ciel sereno. Michele Placido m’ha proposto d’interpretare ‘7 minuti’ e, dopo avermi vista in concerto, è venuto a salutarmi in camerino dicendomi che non ci sarebbe stato bisogno neppure del provino. Confesso che la notte precedente il primo ciak non ho chiuso occhio».
Ma quanto si dà la Mannoia come interprete? «La sufficienza perché, in fondo, recitare sul set non è molto diverso dall’ interpretare canzoni sul palco. In tutto questo tempo il mio percorso l’ho fatto, non devo dimostrare più nulla a nessuno, e ho una gran voglia di rimettermi in gioco. Diventare un’impiegata della cultura a 62 anni proprio non mi va. Ripetersi all’ infinito è la morte della creatività. E dell’artista».

Il Giorno

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