Enzo Salvi, attore vero

Enzo Salvi, attore vero

(di Tiziano Rapanà) Ed ecco il virtuosismo del grande attore, fare popolano che rifiuta la sbobba culturale tipica dei teatranti presunti. Ossia i tipini che non vogliono confrontarsi con il pubblico e si dicono: “Io faccio teatro!”, così davanti allo specchio (probabilmente per posa). Il vero attore è animo del popolare, dell’idea che non si deve necessariamente riprodursi in birignao incomprensibili per piacersi più che per piacere. Ecco, dicevo, il virtuosismo del vero attore che si traduce in estro, battuta, volontà di stupire tutti. Enzo Salvi, non solo Er Cipolla, è uno dei più grandi comici della sua era. Tu lo vedi e dici: “È Roma”. Lo sguardo, la mimica, la silhouette è figlia dell’anti-accademia, dell’apprendimento che non si riduce mai a studio (a esercizio da laboratorio o da scuola ufficiale). La sua è la cultura dei comportamenti della gente che ha visto, conosciuto, attraversato. Enzo Salvi come unica radiografia dal vero di chi vive e anche vivacchia questo sconforto del presente. Un tempo caratterista per i celeberrimi cinepanettoni, ora interprete di commedie semplici e genuine che guardano a non rovinare il tepore dell’affetto familiare (la serie di film tv, Din don), Salvi è un’intuizione in continua evoluzione. Non si è imbolsito nella maschera del Cipolla, la maturità ha raggiunto la creatività ed ha portato ad uno sposalizio benefico. Può fare tutto Salvi, perché non è toccato dalla postura dell’attore che ha studiato (vera disgrazia di un teatro che, al suo peggio, si riduce in ridicola filodrammatica).

tiziano.rp@gmail.com

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