Tilda Swinton rivela: «Ho sempre sentito di essere Queer»

Tilda Swinton rivela: «Ho sempre sentito di essere Queer»

L’enigmatica attrice premio Oscar, due figli dall’ex marito e un compagno, ha raccontato a «British Vogue» il suo viaggio interiore alla ricerca di un’identità. Chiarendo che il punto non è la sessualità: «Per me essere queer è una questione di sensibilità»

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Tilda-Swinton-e1610717486760.jpg

«Ho sempre sentito di essere queer, stavo solo cercando il mio circo queer e l’ho trovato. E dopo averlo trovato è diventato il mio mondo». Tilda Swinton, 60 anni, nel numero di febbraio di British Vogue ha raccontato i dettagli del suo viaggio interiore alla ricerca di un’identità. Chiarendo che il punto non è la sessualità: «Per me essere queer è una questione di sensibilità».

D’altronde l’enigmatica attrice Premio Oscar – memorabile interprete di personaggi «fluidi» come Orlando, che nasce uomo e nel corso della vita diventa donna – non ha mai nascosto la sua allergia alle categorizzazioni: «Le gabbie, le divisioni che interessano agli esseri umani sono uno spreco, la vita è troppo breve per questo, dividere per classe, genere, etnia mi dà claustrofobia», ha detto lo scorso settembre mentre alla Mostra del Cinema di Venezia ritirava il suo Leone d’oro alla carriera.ì

Tilda, che con l’ex marito John Byrne ha avuto i due gemelli Honour and Xavier, oggi 23enni, dal 2004 è legata all’artista Sandro Kopp, 18 anni meno di lei. E in passato si è stigmatizzato che vivesse sotto lo stesso tetto con due uomini: John Byrne e Sandro Kopp, appunto. Lei, due anni fa, in un’intervista al Corriere della Sera ha chiarito: «C’è un divertente e diffuso fraintendimento, non ho mai vissuto con due uomini. Da John sono amichevolmente separata da 14 anni, si è risposato e vive a molte ore d’auto di distanza da me; sto insieme a Sandro da undici anni. Non è raro, per famiglie allargate come la nostra, rimanere buoni amici. Penso che certe riviste talvolta preferiscano credere che la mancanza di contese debba nascondere qualcosa di sensazionale».


Roberta Mercuri, Vanityfair.it

Torna in alto