Calcio, politica, diritti e discriminazioni. Tante polemiche aveva suscitato la disputa dell’ultima Supercoppa italiana, tra Milan e Juventus, a Gedda, in Arabia Saudita, dove alle donne erano stati sì aperti gli stadi, come frutto delle riforme volute dal controverso principe Mohammad bin Salman, ma solo in alcuni settori dedicati alle famiglie. E non è difficile immaginare che ce ne saranno altre, quando Juventus e Lazio torneranno in Arabia, il 22 dicembre (questa volta a Riad), in diretta su Rai1. La Lega calcio ha però ottenuto che quest’anno tutti i settori dello stadio siano aperti alle donne.
Anche la Federazione spagnola ha deciso di disputare le prossime tre edizioni della Supercoppa di Spagna in Arabia Saudita ma il rischio è che queste — a differenza dell’Italia — non saranno proprio trasmesse in tv. La prima presa di posizione è stata quella della tv pubblica: Tve ha infatti deciso che non parteciperà al bando per l’assegnazione dei diritti. «In Arabia non rispettano i diritti umani, in particolare quelli delle donne», ha spiegato un portavoce. Sembrano intenzionate a seguirla anche due emittenti private, Mediaset e Atresmedia, che, secondo quanto riportano i giornali spagnoli, non considerano la manifestazione una priorità per loro. Potrebbe restare in corsa Mediapro: si deciderà comunque il 28 novembre. La Supercoppa di Spagna ha una formula diversa rispetto all’Italia: prevede infatti una finale a quattro, con Valencia, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid e si disputerà dall’8 al 12 gennaio.
La Federcalcio tedesca ha invece deciso di risolvere il problema alla radice: non consentirà più alle proprie Nazionali di giocare partite in Paesi che non garantiscono parità di accesso agli stadi a uomini e donne. A spiegarlo è stato qualche giorno fa il presidente della Federazione, Fritz Keller il quale ha rilasciato un’intervista a «Die Welt».
Arianna Ravelli, Corriere.it