di Cesare Lanza per LaVerità
*Hanno collaborato Donato Moscati e Romina Nizar
Eccomi alla conclusione della lunga rassegna dei boss che ci deliziano o vi estenuano in tv: lo spazio finale è per opinionisti tuttologi, soprattutto di intrattenimento e costume, e per i commentatori del calcio, lo sport nazionale… Anche in questa ultima puntata c’è di tutto: saccenti tromboni, educati opinionisti, provocatori di mestiere, omosessuali tormentati e altri appagati, travestiti al traguardo, campioni del mondo gelosi, signore gentili o scatenate…
BARBARA ALBERTI (Umbertide, 11 aprile 1943). Reality o crimini, tra i volti sempre presenti. Focosa al punto giusto in La talpa, disse di essersene andata perché era un reality razzista. Da un’intervista: «Fossi nata uomo me lo sarei tagliato, perché è talmente imbarazzante questa cosa dell’erezione, è una condanna, diventa la clessidra della tua vitalità da quando sei piccolo fino alla morte. La donna quando invecchia si libera, ha tante cose da fare, fa le torte, balla, si trova con altre donne, si chiama amore per la vita… Gli uomini no, per lo più peggiorano. Guarda Matteo Salvini, ripete sempre le stesse cose. Uno che è migliorato è Roberto D’Agostino per esempio». TAGLIENTE.
ROBERTO ALESSI (Angera, 29 agosto 1953). Con Silvana Giacobini ha fondato il settimanale Chi e del gossip ha fatto una professione, attualmente è il direttore di Novella 2000. Naike Rivelli, figlia di Ornella Muti, è protagonista di una particolare polemica: sono state pubblicate alcune sue foto, viene mostrata l’artista a passeggio con la mamma e una sua presunta fidanzata. Con la quale si scambia un bacio sulle labbra. Naike reagisce con durezza: «Caro Roberto Alessi, un tempo un vecchio amico, trovo abbastanza brutto e squallido che usi informazioni false sulle tue riviste che non vendono, per vendere». E chiede al direttore non solo scuse, ma un vero e proprio risarcimento. PROVOCATORE.
ROBERTO ARDITTI (Lodi, 28 agosto 1965). Ha diretto Rtl 102.5 News e Il Tempo, per molti anni uno degli autori di Porta a Porta. Si è occupato di comunicazione per Expo 2015 e da qualche mese ha fondato Kratesis advisory partners, di cui è presidente. Definito «l ‘uomo ombra di Giuseppe Sala»: lo ha seguito in tutta la campagna elettorale, dopo essere stato direttore comunicazione e relazioni esterne di Expo. Ha detto: «Roberto Saviano che chiama Salvini ministro della malavita contribuisce a uno scadimento del dibattito…, è un’accusa che trovo totalmente sbagliata». Ma anche: «Umberto Bossi un precursore, 30 anni fa intuì quello che catalani e scozzesi propongono oggi. Era molto più moderna la Lega di Bossi di quella di Salvini». (QUASI) LIBERO DI MENTE.
BEPPE BERGOMI (Milano, 22 dicembre 1963). Bandiera ed ex capitano dell’Inter, ha vinto uno scudetto e molte coppe. Campione del mondo in Spagna a 19 anni. Dopo il ritiro dal calcio popolarissimo nelle telecronache di Sky a fianco di Fabio Caressa, paziente anche quando il partner, invadente, lo sovrasta. Competente, sobrio, freddo. Lo chiamano «lo zio», da sempre, per la sua maturità. Da ragazzo tifava per il Milan, insieme con tutta la famiglia. PUROSANGUE NATO.
LUCA BIANCHINI (Mola di Bari, 11 febbraio 1970). Scrittore e sceneggiatore, deve il successo a Fiorello che lo scoprì in Viva Radio 2. Alcuni suoi libri sono diventati film. Da un’intervista a Blogo: Bianchini, non ti vediamo spesso in televisione, se non per lanciare i tuoi libri… «Non mi caga nessuno, perciò vado sempre da chiunque mi invita… Il mio ruolo è quello di raccontare cose poco evidenti, al grande pubblico. Di come Jovanotti ha incontrato Cecchetto al ruolo della madre di Mike Bongiorno fino ai figli di De Sica. Le piccole crudeltà e verità dietro ai personaggi». BIGLIETTO DA VISITA: DIETROLOGO.
ENRICA BONACCORTI (Savona, 18 novembre 1949). È una signora della televisione. Negli anni Ottanta grande successo in Rai, poi passa in Fininvest con Pippo Baudo e Raffaella Carrà. Non solo tv ma tanto teatro, radio e musica: tra gli autori di La lontananza portata al successo da Domenico Modugno. In un’intervista al Fatto: «Ho persino posato per Playboy. Che s’ha da fa’ pe’ magna! Però così ho anche tirato su, da sola, mia figlia». Racconta anche di aver ridotto il seno per esigenze di copione. «Avevo appena passato la terza selezione per il ruolo di coprotagonista nell’Amadeus di Peter Shaffer, con la regia di Giorgio Pressburger. Io felicissima. Solo che Giorgio voleva che a un certo punto del dramma, mi aprissi la camicetta e mostrassi il seno». Era esagerato. «Una sera vado a cena con una collega e il suo compagno, famoso chirurgo plastico. Lui mi dice: “Che problema c’è? Oggi è semplice: riduciamolo”. Due giorni dopo ero in clinica». GENTILE, SUCCESSO E INSICUREZZA.
PAOLO BROSIO (Asti, 27 settembre 1956). Al successo grazie a Emilio Fede che lo scelse per raccontare Tangentopoli. Poi si allontana dal giornalismo per l’intrattenimento. Da qualche anno in tv viene invitato per lo più per parlare di religione: ha riscoperto la fede. Alla vigilia del Natale 2008 la svolta, durante una festa diventata un’orgia. «Ho sentito una voce e mi sono convertito… Arrivavo da grandi sofferenze… Ero a Torino dove facevo le dirette della Juve. Siamo tutti a casa mia. Sento una voce “Paolo, devi smettere”. Erano le tre e mi sono messo a recitare l’Ave Maria. Ho cacciato tutti di casa». MISTICO OSSERVANTE.
FABIO CAPELLO (San Canzian d’Isonzo, 18 giugno 1946). Roma, Juventus, Milan e Real Madrid le squadre con cui ha giocato e che ha allenato. Oltre alla Nazionale inglese e russa. Ha deciso di ritirarsi dopo quasi 40 anni di grandi successi (e alcune sconfitte), ora a Sky è molto apprezzato come commentatore. «Senza offesa per gli altri, ma Capello come seconda (prima?) voce va che è una bellezza. Merita il prezzo del biglietto e che non si chieda una lira è fatto secondario. Noi avremmo pagato» (Roberto Renga). Ama l’arte astratta: «Il figurativo si fa da sempre e a me interessavano di più quelli che cercavano un altro modo, un altro linguaggio». COLLEZIONISTA DI QUADRI E VITTORIE.
KARINA CASCELLA (Aversa, 22 gennaio 1980). Figlia, televisivamente, di Maria De Filippi, dopo aver vinto il reality La Talpa è diventata opinionista fissa dei programmi di Barbara D’Urso. Incidente hot: in passato Karina Cascella sarebbe stata ricoverata d’urgenza a causa di un gioco erotico andato male con l’ex fidanzato Salvatore Angelucci… L’intervento del medico si sarebbe reso necessario per risolvere l’incidente. Una volta al pronto soccorso sul corpo di Karina, sarebbero stati trovati anche dei segni riconducibili probabilmente a dei colpi di frusta. Karina ha replicato a muso duro. «Io in ospedale per un giochino? Era solo una leggenda metropolitana…». PER APPETITI POPOLARI.
ALESSANDRO CECCHI PAONE (Roma, 16 settembre 1961). Giornalista, divulgatore scientifico e sostenitore dei diritti degli omosessuali. Numerose le sue liti in tv, dalla sfuriata alla Notte dei Telegatti contro i ragazzi del Grande Fratello, a quella con Fabrizio Corona. «A 15 anni ero infelice come lo sono quasi tutti i bambini prodigio. Dai 20 ai 30 sono anche andato in analisi da uno psicanalista perché non riuscivo a conciliare la mia età anagrafica con le grandi responsabilità professionali di cui mi stavo facendo carico. Ho sofferto tanto. Avevo la sindrome del primo della classe e liberarmene non è stato facile». Sulla sua sessualità, ai microfoni di La Zanzara su Radio 24. «Sono single, vorrei un ragazzo tra i 25 e i 35. Così mi sento tutor, professore, aiuto i giovani a crescere. Ma non seno dominatore né sadomaso, piuttosto dolce e protettivo. Adesso è il momento di pensare alla mia vita. Nel sesso etero ero attivo, in quello omosessuale sono più versatile, ma sono tendenzialmente attivo. Poi in qualche momento di passione sono anche passivo, non mi cade la corona dalla testa». IDENTITÀ TORMENTATA.
MAURO CORONA (Baselga di Piné, 9 agosto 1950). È alpinista e scultore, autore di molti libri. Discute di politica con animosità, ad esempio ha accusato Bianca Berlinguer di evitare argomenti spinosi come i problemi della montagna: «Non bisogna uccidere la montagna, stanno chiudendo gli ospedali. Io vengo a difendere là dove si sta morendo di fame e di disagio. Non siamo a Roma dove c’è un ospedale ogni dieci metri, vuol darmi una mano ad aiutare i poveri e i disagiati? Ogni volta che tocco temi importanti fa la schivata, come i surfisti». La Berlinguer sbotta: «Non è affatto vero che schivo. Io la faccio parlare come credo nessun altro. Adesso mi sto arrabbiando anche io, se permette…». IROSO INCONTENIBILE.
ALESSANDRO COSTACURTA (Jerago con Orago, 24 aprile 1966). Protagonista del calcio nella Nazionale e nel Milan, «Billy» ha vinto 7 scudetti e 5 Champions league. Dopo il ritiro nel 2.007, opinionista di Sky Sport. Sempre perfetto nel look, elegante, nulla fuori posto. Preciso, educato e rigoroso nei commenti e nelle interviste: insomma, perfetto. E tuttavia il nervoso Walter Mazzarri, quando allenava l’Inter, lo ha assalito: «Visto che sei così bravo dimmelo tu cosa devo fare». UN FIGURINO.
PAOLO CREPET (Torino, 17 settembre 1951). Lo psichiatra e sociologo deve la sua popolarità a Bruno Vespa che lo ha voluto in Porta a Porta sin dagli inizi, soprattutto nelle puntate dedicate ai delitti. Antonio Ricci Io ha definito «Velina con i baffi». Al liceo si innamorò di Susanna Ronconi, ex terrorista delle Brigate rosse: «Aveva indosso una minigonna che ha turbatole mie notti d’adolescente. Era bellissima». TRASGRESSIVO MODERATO.
ALEX DEL PIERO (Conegliano, 9 novembre 1974). Gianni Agnelli lo soprannominò Pinturicchio per «le pennellate» artistiche con il pallone. Debutta nella Juventus nel 1993, ricco il curriculum 6 scudetti, 4 volte capocannoniere, 4 Supercoppa italiana, 1 Champions League e una coppa del mondo. È entrato nella squadra degli opinionisti di Sky. Torna single: secondo Chi la sua lunga storia d’amore con la moglie Sonia, è finita dopo 19 anni insieme e tre figli. Alex vive ora a Los Angeles con tutta la famiglia… ma la nuova vita non sarebbe servita per appianare le divergenze di coppia. Scompaiono le foto insieme, con la scelta di dividersi quando sono in Italia, lei a Torino, lui a Milano. Nei commenti e nella vita, apprezza le due facce di ogni medaglia. CERCHIOBOTTISTA.
RITA DALLA CHIESA (Casoria, 31 agosto 1947). Per 19 edizioni è stata il volto di Forum, che ha deciso di lasciare improvvisamente nell’estate del 2013 per passare a La7, dove avrebbe dovuto condurre un programma pomeridiano che non ha visto mai la luce. Professionale, è riuscita a far dimenticare che il suo successo è stato favorito dalla popolarità del padre, assassinato dalla mafia. PASSIONALE.
PIERLUIGI DIACO (Roma, 23 giugno 1977). Uno dei pupilli di Maurizio Costanzo, ha collaborato per Il Foglio, Panorama e Capital. Ha condotto alcune trasmissioni tra cui Unomattina Estate. Aldo Grasso ha scritto di lui: «È giovane, ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo, come tutti i cosiddetti opinionisti tv, insomma è un perfetto paraguru». Di recente si è scagliato contro Lory Del Santo: «Ha prostituito il suo dolore». Per la scelta di entrare nel Grande Fratello, con lo scopo di superare terapeuticamente il dolore per la morte del figlio. «La signora pensa di potersi consolare a scopo terapeutico. Ma non è in grado di dire a sé stessa di cosa ha bisogno, è priva di una struttura comportamentale per affrontare il dolore. Il dolore ha bisogno di rispetto per essere vissuto» (ottobre 2018). MORALISTA GIOVANILE.
EMANUELA FALCETTI (Milano, 2 novembre 1957). Debutta in Discoring con Gianni Boncompagni, per quasi 20 anni ha condotto il programma radiofonico Italia: Istruzioni per l’Uso. Attualmente conduce su Radio 1 Italia sotto Inchiesta. Aldo Grasso: «Alzarsi ogni mattina con Radio 1 è una specie di trauma: non solo gli argomenti sono sempre scioccanti, dolorosi, amari (lutti, tasse, rapine, malattie, spese, immigrati, proteste, violenze sessuali, bullismo, ronde per la sicurezza, mutui bancari, autodifesa, calo del desiderio, blocco del traffico…) ma la maniera con cui la Falcetti interloquisce con i suoi ospiti è fortemente ansiogena. Con la sua voce ferruginosa, con la sua fretta, coi suoi modi spicci, la Falcetti – questa suffragetta dei consumatori trasforma il risveglio in un incubo». FORTE SPINA DORSALE.
MARTA FLAVI (Roma, 9 aprile 1951) Deve la sua popolarità al programma cult degli anni Ottanta Agenzia matrimoniale e al suo ex marito Maurizio Costanzo. Dopo la chiusura della trasmissione non le è stato affidato alcun programma, ma è diventata una opinionista di punta dei vari talk show. Ha pianto per «colpa» di Stefano Zecchi a La Vita in Diretta, su Rai 1. Lei si è sentita sminuita come donna dal professore perché non ha figli. Un malinteso. A distendere gli animi ha pensato il conduttore Tiberio Timperi, che l’ha abbracciata e baciata (settembre 2018). SOFFOCATA.
SILVANA GIACOBINI (Roma, 27 febbraio 1939) Ha fondato il settimanale Chi e ne è stata direttrice, poi alla guida di Diva e Donna. In tv viene chiamata spesso per parlare di cronaca rosa. Ha rivelato a Porta a Porta la sua esperienza con Harvey Weinstein: «Ho avuto la possibilità di incontrarlo al festival di Cannes, il suo sguardo non mi è piaciuto. Un uomo molto freddo, arrogante, sicuramente bravissimo nella sua professione». Continua: «Quando dirigevo Chi ricevetti poi una sua telefonata, sempre con il suo modo insinuante e insistente, insisteva affinché io dedicassi una copertina a Monica Bellucci perché c’era il lancio del film Asterix e Cleopatra». Gli ho risposto: «Quando dirigo i giornali non amo subire pressioni e preferisco fare le mie scelte, nel bene e nel male… ». L’ESPERIENZA DI UNA VOLTA.
LUCA GIURATO (Roma, 23 dicembre 1939) Dopo aver diretto il Gr1 ed esser vicedirettore del Tgi ottiene la popolarità con Domenica in condotta con Mara Venier. Ha condotto per 10 edizioni Unomattina, è famoso per i suoi strafalcioni. Attualmente è opinionista fisso a Mattino5. Memorabile il battibecco con Diego Abatantuono durante una puntata di Quelli che il calcio: «Non ho capito cosa faccia Luca Giurato nella vita, personalmente credo che lo mettano in determinati posti con lo scopo di creare scompiglio». GAFFEUR INGUARIBILE.
SIMONA IZZO (Roma, 22 aprile 1953). Attrice, regista e sceneggiatrice. Ha vinto un David di Donatello con Maniaci sentimentali. In tv è stata concorrente di Pechino Express e del Grande Fratello Vip e opinionista in varie trasmissioni. Un caso per il botox, fu travolta dalle critiche. «Sono diventata un caso. Io ho fatto coming out e non è neppure il primo ritocchino, ma io che ho fatto dei film, ho preso dei premi, non ho mai avuto tanto clamore. L’ho fatto nonostante io abbia uno straccio di marito, sia nonna tre volte, abbia un figlio che ha quasi 40 anni, sia una donna molto realizzata… Dovevo togliere una cisti parotidea, a quel punto ho chiesto al mio chirurgo di mettermi un po’ a posto e di darmi una tiratina, magari l’avrei fatto lo stesso, non cerco scuse…» SCHIETTA E CORAGGIOSA.
VLADIMIR LUXURIA (Foggia, 24 giugno 1965). Attivista per i diritti degli omosessuali, con una parentesi politica come deputata. Debutta al Maurizio Costanzo Show, in tv ha partecipato a diversi reality e ad altrettante trasmissioni come opinionista. Con Asia Argento lite in diretta a Cartabianca: dopo essersi punzecchiate a distanza via social o nei salotti televisivi, si sono trovate faccia a faccia a per parlare del caso Weinstein. E lo scontro si è fatto subito acceso. Vladimir: «Asia Argento avrebbe potuto dire no a Weinstein come hanno fatto le altre attrici. Le donne devono denunciare, lo diceva lei stessa ad Amore criminale». L’Argento appare subito sconvolta: «Evidentemente non sei mai stata violentata, non hai mai provato terrore e vergogna». SPREGIUDICATA.
LUCA MARCHEGIANI (Ancona, 22 f e b b r a i o 1966). Portiere della Nazionale e del Torino, del Chievo e della Lazio con cui ha vinto due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e uno scudetto. Dopo il suo ritiro nel 2005, a 39 anni, diventa commentatore di Sky. «Mi sorprende sentire Luciano Spalletti, l’allenatore dell’Inter, dire che la squadra non ha la forza di essere l’anti Juve e lottare per vincere il campionato. Potrebbe parlare così Leonardo Semplici per la Spal, l’Inter dovrebbe lottare tutto l’anno». Negli ultimi anni è diventato critico e grintoso. NON LE MANDA A DIRE.
MASSIMO MAURO (Catanzaro, 24 maggio 1962). Una vita dedicata al calcio, Juventus e Napoli, presidente del Genoa, è stato per 13 anni uno dei volti di punta di Sky Sport. Ha trovato rifugio su Rai 2 a Quelli che il calcio. Contrario alla innovazione del Var, ha detto: «Non mi fate cambiare idea sul Var, mi fa cagare! Ma non posso dirlo in diretta». E così ha scatenato la risata del conduttore Fabio Caressa che ha esclamato: «Mauro, ma siamo in diretta!». (aprile 2018) SA ESPORSI, SENZA TIMORE.
GIAMPIERO MUGHINI (Catania, 16 aprile 1941). Deve la sua popolarità, oltre che al linguaggio enfatico e ai colorati occhiali, a Controcampo dove era opinionista tifoso sfegatato della Juventus. Tagliente negli interventi ha avuto un acceso scontro con Fabrizio Corona a Non è l’Arena. Lite trentennale con Nanni Moretti: «Per cosa avevate litigato?», gli chiede Peter Gomez. «È una tale stupidaggine che non vale la pena citarla», minimizza l’ex direttore di Lotta continua. «Voglio moltissimo bene a Nanni, ma non lui a me. Siccome abitiamo vicini, non tanto tempo fa l’ho visto e gli dico: “Nanni finiamola, vieni a cena da me una sera”. Mai più sentito». ABORROOOO! ENFASI STUDIATA.
ALBA PARIETTI (Torino, 2 luglio 1961). Dopo una lunga gavetta arriva al successo con il programma sportivo Galagol, poi il festival di Sanremo, Domenica In e Macao. Critica Maria De Filippi, non è mai riuscita purtroppo a darsi una risposta: «Chissà cosa c’è che di me non le va. Forse per un problema di ingombro. Eppure abbiamo due personalità dominanti: lei in modo passivo, io in senso attivo. Non sarebbe male vederci insieme…» MA È ANCORA LA COSCIA LUNGA DELLA SINISTRA?
ANDREA PIRLO (Fiero, 19 maggio 1979). Inter, Milan e Juventus sono solo tre delle squadre in cui ha giocato oltre ad essere uno dei protagonisti della Nazionale con cui ha vinto la Coppa del mondo nel 2006. Regista grandioso. Nel maggio scorso ha attaccato gli scarpini al chiodo ed è stato assoldato da Sky come opinionista per la Champions league. «Nel mio ruolo non vedo altri giocatori con le mie caratteristiche: giocano nella stessa posizione, ma non con le mie attitudini». Ha aggiunto: «Non escludo di diventare allenatore…». CAPISCE (E PARLA) DI CALCIO COME POCHI.
PLATINETTE (Langhirano, 4 novembre 1955)- Una delle creature televisive lanciate da Maurizio Costanzo. Si divide tra radio e tv, è un grande appassionato e conoscitore di musica. Ha partecipato come cantante al 65° festival di Sanremo. E in futuro? «Mi piacerebbe fare l’amministratore comunale o regionale, con i radicali. Vorrei occuparmi dell’assistenza agli anziani, una questione drammatica che ho toccato con mano, negli ultimi anni di vita dei miei genitori. Le strutture non funzionano, c’è troppa corruzione e poca efficienza. Platinette? Non durerà per sempre. Ormai sento di poterne fare a meno. Non ho più bisogno di travestirmi per essere sicuro di me. E poi la moda non è generosa con le signore over cinquanta. Dovrei indossare abitucci tristi, da mezza suora». TRAVESTITO ORMAI PENTITO?
PAOLO ROSSI (Prato, 23 settembre 1956). Indimenticabile protagonista della vittoria dell’Italia nel Mondiale del 1982. Ha vinto il Pallone d’oro. Dopo aver lasciato il calcio, opinionista per Sky e, attualmente, in Rai. È stato anche concorrente in Ballando con le stelle. Con Cabrini, la vecchia storia dell’omosessualità: ne hanno parlato tornando alle cose scritte su entrambi durante i Mondiali dell’82 in Spagna. «A me è andata bene, io facevo l’hombre, mi sono salvato in corner, l’articolo terminava proprio così», ha scherzato Rossi che poi ha spiegato come è nata questa leggenda. «Credo dal fatto che ci vedevano spesso affacciati da un balconcino dell’albergo dove eravamo in ritiro a Vigo, quello delle prime tre partite in Galizia. Vedendoci spesso affacciati insieme, magari al mattino col pigiamino, perché uscivamo poco e andavamo quasi niente alle conferenze stampa. Non so come saltò in mente al giornalista di fare quel pezzo così ironico, era un giornalista molto spiritoso, carino». «Uno mi fece una battuta: “chi dei due fa la femmina?”. “Essendo io meno bellino, Antonio fa la muchacha, io faccio il maschio”. Il giornalista scrisse queste 5 righe e questo scatenò lo scandalo». GOLEADOR VERACE, OMOSESSUALE MANCATO.
MARIO SCONCERTI (Firenze, 24 ottobre 1948). Ex direttore del Secolo XIX e del Corriere dello Sport. Nel 2003 uno dei volti di punta del calcio Sky. Ha lasciato la tv satellitare di Rupert Murdoch nel 2015 per passare in Rai a 90° Minuto e La Domenica sportiva. Sa gestire con cura e attenzione immagine e carriera. Esagerata importanza per la statistica, raffinatezze letterarie, autorevolezza difesa con le unghie. MA GIORGIO TOSATTI ERA PIÙ CARISMATICO.
MARCO TARDELLI (Careggine, 24 settembre 3954). Uno dei protagonisti del calcio italiano grazie anche al Mondiale vinto nel 1982. Con la Juventus ha vinto cinque scudetti, due Coppe Italia, una Champions league ed una coppa Uefa. Love story con Myrta Merlino: lui è gelosissimo. Lo confessa Myrta a Un Giorno da Pecora, su Radio Rai 1. «Tardelli? È gelosissimo, è geloso in assoluto, è un uomo possessivo». Le spia il telefonino?, le domandano i conduttori: «No, queste sono cose misere, ma è geloso». E allora come manifesta la sua gelosia? «Lo dice, e lo dice anche agli altri: stai attento, non ti avvicinare che sono gelosissimo!». L’ultimo episodio risale all’altra sera a cena: «Nel salutarmi», racconta la conduttrice, «una persona mi ha dato un bacio, ma ci siamo girati dalla stessa parte e quindi il bacio ce lo siamo dati un po’ meno sulla guancia». E l’ex campione del mondo come l’ha presa? «Gli ha detto come ti permetti, io ti ammazzo! Io ho cercato di dirgli che era stato un errore e lui mi ha risposto “ma che errore!”». ORGOGLIOSO E FOCOSO.
GIANLUCA VIALLI (Cremona, 9 luglio 1964) Aveva debuttato nella Cremonese, nella sua carriera ha vinto con la Sampdoria e la Juventus una Champions, due campionati e 4 Coppe Italia. Nel 1996 al Chelsea. Dal 2002 è a Sky come consulente sportivo oltre che come opinionista e conduttore (non certo tra i più brillanti). Sulle famose telefonate mattutine di Gianni Agnelli: «Alle 6 del mattino. Il problema era che tre tutti i pregi, l’Avvocato non aveva quello della pazienza. Se capiva che non avevi niente di interessante, intelligente e ficcante da dire – ripeto, alle 6 del mattino – ti licenziava subito: “Va bene, la saluto, buona giornata”. Nel frattempo tu ti eri giocato la reputazione, e ti eri svegliato… un incubo, per me che non andavo a letto prima delle due. Ero entrato in confidenza con le sue segretarie. Riuscii a farmi mettere in fondo alla lista. Guadagnai un’ora e mezzo di sonno in più. Stabilii con loro anche una parola d’ordine, per verificare che fosse veramente lui a chiamare e non il solito scherzo dei miei compagni. Quale parola? Questo non lo dirò mai. Rimarrà un segreto in bianco e nero». Mi dissero che Vialli era risentito con me perché avevo scritto che bravo certo, ma non un grande goleador. Alla vigilia del campionato del mondo Italia 90, quando poi Totò Schillaci e Roberto Baggio gli fregarono il posto e la fama. SOPRAVVALUTATO.