“A noi non serve una macchina, noi non usiamo macchinari. A noi servono le persone per stare insieme alle persone, perché per la mente del paziente l’unica cura è la relazione”. A parlare è Marco Bertoli, direttore del dipartimento di salute mentale di Udine, nella terra che fu di Franco Basaglia, ed è da questa frase che prende inizio “La cura”, il viaggio di Rosita Rosa nei centri di salute mentale italiani, in onda domenica 15 settembre alle 23.30 su Rai 1, per Speciale Tg1.
Un viaggio per cercare di andare a fondo a quelle che Henry Ey, uno dei più grandi psichiatri al mondo, chiamava “le patologie della libertà”: quelle malattie mentali che influenzano la normale socializzazione dell’individuo e ne impediscono le relazioni funzionali in una comunità di individui.
L’allarme nel nostro Paese è scattato subito dopo la pandemia. I casi di patologie psichiatriche “stanno raddoppiando”, i casi di suicidio sono in costante aumento e le prime vittime sono bambini e adolescenti: quella fascia di popolazione che ha vissuto una forzata sospensione della socialità in una delicatissima fase dello sviluppo. A questa nuova ondata, però, non è quasi mai corrisposto, finora, un adeguamento delle risorse finanziarie. L’effetto è che in Italia si registra una cronica carenza di posti letto, liste d’attesa lunghe anche mesi e scarsità di personale medico e specializzato. Un racconto che tocca diverse regioni italiane, tra eccellenze e criticità. Ed è soprattutto la storia dei loro pazienti, che tra difficoltà e impedimenti, si affannano a cercare la “cura” della mente o del cuore.