Da Sanremo a Camogli, passano dalla Liguria l’ultimo spettacolo di Fiorello pre-lockdown e quello post lockdown, “e il prossimo mi sa che sarà ancora qui in Liguria a Sanremo”, dice. Fiorello riceve il premio Comunicazione al Festival di Camogli e tra gli argomenti toccati c’è proprio il Festival, previsto nel 2021 dal 2 al 6 marzo: “Amadeus è sicuro di farlo, io mica tanto. A sentire gli esperti avremo a che fare con il virus almeno ancora sei mesi. E fare un Festival senza pubblico non è possibile. Il format di Sanremo prevede assembramento, è 1500 giornalisti in sala stampa, è 1000 persone davanti all’Ariston. E’ avere la gente che aspetta i cantanti sotto gli hotel per poterli toccare e abbracciare. Se levi tutto questo, hai levato l’80% di Sanremo”. “Poi qualcuno ha detto di non pensare alle persone in sala ma ai milioni di spettatori a casa – nota anche lo showman -, ma è difficile cantare e fare comicità davanti a una platea semi vuota”.
Complice la mascherina, Fiorello è riuscito a godersi Camogli per qualche giorno ‘in incognito’ con la moglie e la figlia e solo oggi si è svelato ai fan e al pubblico a cui ha rivelato il segreto del suo successo. “Se sono qui lo devo alla lattuga – racconta -. Quando ero piccolo io, in Sicilia avevamo già le app: app-ena finisci di studiare vai a lavorare – scherza Fiorello – e a me è toccato un ortofrutta: il mio capo mi disse che la lattuga è tutta uguale, vende di più chi riesce a venderla meglio. Questa è stata la mia prima esperienza con la comunicazione”. Tra una battuta sul dialetto genovese e sugli spazi stretti di Camogli (“qui l’assembramento è inevitabile: se tieni un metro di distanza vai a Recco”, “Mi farò il tampone e sarò positivo alla focaccia”), Fiorello torna spesso sulla cultura e sul virus: “In mezzo a tutti questi laureati io sono il virus dell’ignoranza. In questo Festival bellissimo se non hai due lauree non ti fanno entrare. Scherzi a parte, ai ragazzi dico, non studiate per fare piacere ai vostri genitori ma per voi stessi e usate la mascherina perché il virus c’è ed è pericoloso – sottolinea -. Non capisco i negazionisti che dicono il contrario, possiamo discutere sui numeri, ma non sulla pericolosità del virus. Lo dimostrano le tante persone che hanno perso la vita”.
ANSA