Nuda. Il titolo dell’album è quello. Ma sulla copertina, e nelle foto del libretto Annalisa è vestita: felpa, shorts e anfibi. «È una provocazione che prosegue il processo che avevo iniziato con “Bye bye”: è il momento di pensare meno ad accontentare gli altri e di liberarsi dai freni, qui mi privo di quei filtri e di quelle costruzioni che tutti abbiamo per far venire fuori la normalità. Normalità che, sia ben inteso, ognuno intende a modo suo». E lei la intende anche come «avere quei momenti bui che nessuno però condivide perché sui social ci vogliamo mostare soltanto al meglio».
Nei testi di questo settimo album torna ovunque la casa, che sia monolocale, trilocale, un appartamento di 70 metri quadri, il posto dove fare la cena di Natale con gli amici… «È lì che viene fuori quello che siamo». La sua abitazione ideale ha una caratteristica tanto semplice quanto impalpabile: «Deve farmi sentire accolta». Lei vive a Savona: «Prima ancora di entrare mi sento accolta dal rumore del mare e dalla luce. Ho anche una base a Milano e lì mi porto le mie radici che ritrovo nelle foto appese. E anche quando sono in hotel devo essere circondata dai miei “santini”: Polaroid di amici e gatti, l’orologio regalo di papà, il bracciale regalo della nonna».
L’uscire dalle pose, il liberarsi dei filtri che non sono solo quelli di Instagram emerge da un brano come «Romantica» in cui, complice J-Ax, Nali dice che quella non è proprio una caratteristica del suo carattere. O anche in «Principessa» dove, assieme a Chadia Rodriguez, cerca di uscire dagli stereotipi della femminilità. «Dobbiamo bastarci in quanto individui, a modo proprio, emancipandosi da altre figure e retaggi. Lo scopo è arrivare a non dover specificare “il mio modo di essere donna”, ma “il mio modo di essere” e basta».
La voce di Annalisa, sempre più ricca di sfumature, prende un passaggio dal nuovo pop globale dove vince l’elettronica. «Ho pensato il disco come le cassette di una volta, lato A e lato B. Sul primo ci sono le canzoni più istintive in cui mi riconosco senza pensarci: è il soggetto in primo piano. Quelle del lato B, invece, parlano di qualcosa che sta più nascosto che serve a dare peso all’altra faccia della stessa medaglia. E lì ho anche sperimentato con le sonorità. Proseguendo con il paragone fotografico, sono i dettagli, lo sfondo…».
L’idea per «Tsunami», singolo che arriva dopo un paio di brani usciti nei mesi scorsi, è stata rubata alle pagine del diario privato di Annalisa e appartiene quindi a quell’ideale prima facciata. «Non sono metodica, scrivo su quaderni, agende, foglietti, note del telefono… Quelle parole sono nate una notte in cui avevo bisogno di togliermi delle cose dalla testa. Il mio diario è più uno sfogo che un supporto per annotare i miei ricordi. Per questo testo sono partita da una frase di Cesare Pavese: “prima di essere schiuma saremo indomabili onde”».
A rappresentare il lato più sperimentale «N.U.D.A. (nascere umani diventare animali)» con Achille Lauro: «Qui esce il lato più folle e giocoso e allusivo di me. Lauro quel lato ce l’ha molto sviluppato e dà valore al pezzo. Nella canzone mi chiedo se filtri e costruzioni siano evoluzioni o involuzioni. E resta il punto di domanda». Allusioni e gioco: poserebbe nuda per Playboy? «Sul disco sarebbe stato banale, avrebbe reso cheap tutto il progetto. Per un progetto isolato non mi pongo limiti».
Andrea Laffranchi, Corriere.it