A Milano un ascolto, naturalmente blindatissimo, delle musiche scritte dalla voce dei Radiohead per il remake del classico di Dario Argento, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del Soundtrack Stars Award per il miglior brano original, ‘Suspirium’
Per un film ‘de paura’ non serve la paura. Anzi, se è ben orchestrato spaventa di più il sospeso che l’esplicito, il prima e il dopo che il durante, quello che non c’è (perché lo si immagina) che quello che c’è. La parola ‘orchestrato’ non è scelta a caso perché il discorso si può estendere tranquillamente alla colonna sonora del film. Ascoltare per credere le musiche scritte da Thom Yorke per il remake di Suspiria girato da Luca Guadagnino. Se qualcuno aveva il timore che cozzassero con la colonna sonora del film di Dario Argento del 1977, una delle tante indimenticabili scritte dai Goblin di Claudio Simonetti, beh può stare tranquillo.Yorke è troppo intelligente e bravo per cascare in una simile trappola (d’altronde anche Guadagnino più che un remake ha girato un omaggio ad Argento). E infatti ha fatto tutt’altro, giocando soprattutto di sottrazione, di allusioni, di morbidezze, insomma il vero orrore è dentro di noi, ed è l’inquietudine. Lo si era capito ascoltando il singolo Suspirium, uscito nei giorni scorsi dopo essersi accaparrato il Soundtrack Stars Award per il miglior brano originale alla Mostra del Cinema di Venezia, decisamente la cosa migliore dell’intera colonna sonora, lo si capisce ascoltando il lavoro – che si chiama ovviamente Suspiria – nella sua completezza.Novanta minuti circa di musiche, tantissimo, ma il film dura due ore e mezzo, che qui e lì certo riecheggiano lo stile classico della musica degli horror, nei brani in The Universe is Indifferent e The Balance of Things in particolare, per non dire di The Hooks, dove ci sono una porta che si apre cigolando e rumore di passi, a sottolineare l’inquietudine, Sabbath incantation coi suoi cori da chiesa e Open again con inquietanti echi di voci un po’ gotici. Nel complesso però si punta su ben altro che sulla paura classica.Il capolavoro, come detto, è Suspirium, delicato valzer quasi onirico che a chi ama i Radiohead può ricordare per atmosfere How I Made My Millions, Last Flowers o Pyramid Song, con piano e flauto. Un tema che riecheggia anche in altre canzoni, su tutte Suspirium finale, che – per andare dai Radiohead ai Beatles – è un po’ come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band Reprise rispetto a Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. E non è un caso: Yorke ha spiegato di puntare sulla ripetizione del motivo per creare un effetto di tormento interiore. Ma bisogna segnalare perlomeno anche Unmade, una ballad lenta e un po’ ipnotica, e Has Ended, tra le poche altre musiche definibili canzoni, cioè anche cantate, visto che prevale decisamente lo strumentale in questo disco che coi suoi suoni acuti, ritmati, incalzanti, si ispira al krautrock con synth modulari che è un richiamo alla storia del film che è ambientata nella Berlino del 1977. I problemi di questo disco sono quelli di pressoché tutte le colonne sonore di film. Primo, c’è un bel tema (magnifico in questo caso), ma la portata principale è piccola e il resto è fatto di contorni, di foglioline di insalata, di spruzzate di prezzemolo, qualche rapanello. Insomma, questa è una bella colonna sonora, ma se fosse stata lunga la metà sarebbe stata bellissima e se fosse stata lunga un terzo sarebbe stata un capolavoro. Un sacco di brani, diremmo 20 dei 25 totali, sono dei riempitivi, aggiungono poco se non nulla al discorso. E qui arriviamo al secondo punto: bisogna ascoltare il tutto calato nel film, vedere come gioca con le immagini, quanto le sottolinea, quanto le enfatizza. Ascoltare Suspiria come disco può avere poco senso. Ma risulta comunque più che piacevole, soprattutto se si è fan dei Radiohead. E sarà possibile farlo dal 26 ottobre. Chi invece preferirà andare al cinema dovrà comunque aspettare pochi giorni di più, anche se la data di uscita nelle sale non è ancora stata annunciata.
Luigi Bolognini, repubblica.it