Esce oggi al cinema ed è il sequel di “Alla ricerca di Nemo”, che uscì nel 2003: negli Stati Uniti ha incassato tantissimo, con ottime recensioni
Alla ricerca di Dory è nei cinema da oggi, giovedì 15 settembre, ed è il sequel di Alla ricerca di Nemo, che è considerato uno dei migliori film della Pixar e nel 2004 vinse l’Oscar per il Miglior film d’animazione. Alla ricerca di Dory è diretto da Andrew Stanton – il regista di Alla ricerca di Nemo e di WALL•E (secondo molti il miglior film Pixar di sempre) – ed è ambientato circa un anno dopo la fine di Alla ricerca di Nemo. I protagonisti sono Nemo – un pesce pagliaccio – suo padre Marlin e Dory, un pesce chirurgo blu con grandi problemi di memoria.
Alla ricerca di Dory racconta la storia di un viaggio verso il mare della California fatto dai tre protagonisti, e dei vari problemi e imprevisti che gli capitano. Come molti altri film Pixar ci sono momenti divertenti, complicate scene quasi “d’azione” e momenti commoventi. Oltre ai protagonisti ci sono anche dei nuovi personaggi: il polpo Hank, che vive in un acquario ma prova sempre a fuggire; Bailey, un beluga con problemi d’orientamento; Destiny, uno squalo balena miope. Alla ricerca di Dory è un sequel ma funziona benissimo anche per chi non dovesse aver visto il primo: come sempre arrivare un po’ preparati è però molto meglio.
Cosa succedeva in Alla ricerca di Nemo
Il film iniziava da qualche parte sulla Grande Barriera Corallina, nell’oceano Pacifico, davanti alla costa nord-orientale dell’Australia. Nelle prime scene si vedeva Marlin, che viveva in una casa anemone e stava per diventare padre: le uova di sua moglie Coral stavano per schiudersi. Un barracuda uccideva però Coral e gran parte delle uova. Ne restava una, quella di Nemo. Una volta nato, per giunta con una pinna atrofica, Nemo andava da solo in mare aperto e veniva “rapito” da un motoscafo. La storia del primo film riguardava quindi soprattutto l’incontro tra Marlin, alla ricerca di Nemo, e Dory, sua aiutante nell’impresa di ritrovarlo. Tra le altre cose i due incontravano un gruppo di squali che volevano diventare buoni e vegani. Nemo era finito nell’acquario dello studio dentistico del dottor Philip Sherman, un sub di Sydney che lo aveva “rapito”. Lì Nemo conosceva altri pesci e uno di loro – Branchia, un pesce della famiglia degli Zanclidi – lo aiutava a progettare una fuga per tornare nell’oceano.
Dopo molti problemi e incontri – con delle meduse, con delle tartarughe, con un pellicano che li aiuta e con una balena che li inghiottisce – Dory e Marlin riescono ad arrivare a Sydney e a un certo punto Nemo riesce a scappare; il problema è che Marlin e Dory finiscono per separarsi ed è Dory a trovare Nemo, che però non lo riconosce (e nemmeno si ricorda che lo stava cercando). Nel finale le torna però la memoria e riesce a riaccompagnare Nemo dal padre.
Cosa succede in Alla ricerca di Dory
È passato un anno e grazie a una particolare terapia – il terapeuta è uno squalo di nome Bruto – la memoria di Dory sta migliorando, e inizia a ricordarsi dei suoi genitori. Forse vivono in California, in base a qualche suo annebbiato ricordo. Dory, Marlin e Nemo partono quindi per la California, sfruttando una corrente oceanica (succedeva una cosa simile anche nel primo film). A un certo punto Dory rimane ferita e viene salvata dai dipendenti di un centro oceanografico, in cui finisce per farsi curare. Da lì in poi Dory cerca di capire dove sono i suoi genitori (forse proprio da quelle parti) e Nemo e Marlin, che sono ancora nell’oceano, cercano di capire dov’è Dory.
Quanto sta piacendo?
Moltissimo al pubblico e molto a quasi tutti i critici. Alla ricerca di Dory è costato circa 200 milioni di dollari – i film d’animazione sono lunghi da fare, e costosi – e nel mondo ha già incassato circa un miliardo di dollari. Negli Stati Uniti è già il film Pixar che ha incassato di più (superando Toy Story 3 e Inside Out) e il secondo film più visto dell’ultimo anno, dietro solo a Star Wars: il risveglio della Forza. Il suo voto medio su IMDb, dove è già stato votato da circa 70mila utenti, è 7,7 su 10; anche il Metascore, il voto medio ottenuto in base alle critiche dei professionisti, è simile: 78 su 100.
Tim Grierson di Screen International ha scritto: «Alla ricerca di Dory è un sequel estremamente piacevole. Anche se non raggiunge mai le vette del primo, che sta nel pantheon dei film Pixar, in questo secondo capitolo c’è tutto quello che rende la Pixar quello che è: tante risate, geniali scene d’azione e tante e profonde emozioni». Owen Gleiberman di Variety ha scritto che il film è pieno di lacrime e risate e ha apprezzato soprattuto i personaggi di supporto: «Sono fatti per farci morire dal ridere e molti ci riescono». Secondo Chris Nashawaty di Entertainment Weekly, Alla ricerca di Dory «non è Toy Story, e nemmeno Inside Out o Alla ricerca di Nemo. Però è assolutamente un piacevole film per famiglie, che è gentile, confortevole, e a volte un po’ troppo leggero, come quegli spin-off di Il re leone che la Disney fece negli anni Novanta».
Una delle poche recensioni negative l’ha scritta Tod McCarthy, il capo dei critici di Hollywood Reporter: secondo lui il film è debole sia come trama che come “messaggio”, soprattutto se lo si compara al primo. McCarthy ha però scritto che la scena dopo i titoli di coda e il cortometraggio che precede il film – Piper, su un piccolo uccello che deve imparare a trovarsi il cibo da solo – valgono da soli il prezzo del biglietto.
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