Il cantante sarà tra i protagonisti della serata “Note d’Autore” al Festival La Versiliana: un tributo alla musica di Giancarlo Bigazzi. L’intervista a Tgcom24
Nel cartellone della 43esima edizione del Festival La Versiliana spicca la serata “Note d’Autore”, uno spettacolo-tributo alla musica di Giancarlo Bigazzi, nel decennale della sua scomparsa.A far rivivere la grande produzione musicale del Maestro saranno artisti della canzone italiana insieme a telentuosi esordienti tra cui Matteo Bocelli, Michele Zarrillo, Aleandro Baldi, Giovanni Caccamo, Francesca Alotta, Fellow, Valentina Galasso e Cecille. Tgcom24 si è fatta raccontare da Matteo Bocelli il suo percorso musicale, dal duetto con il padre di “Fall on me” passando per i tre singoli usciti (“Solo”, “Dimmi” e “Tempo”), preludio del suo esordio discografico, fino all’evento che lo vedrà protagonista alla rassegna di Marina di Pietrasanta.
Raccontaci da quando la musica ha fatto parte della tua vita
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, da quando ero in pancia. Poi mio padre ha sempre cantato e ascoltato la musica da quando ero bambino. A 7 anni ho iniziato a studiare pianoforte e da lì è stata un’escalation. Oggi questa passione si è trasformata in qualcosa di più. E’ sempre stato un sogno quello di potervi vivere di musica. E spero che questo possa realizzarsi. Ho già fatto alcune splendide esperienze. Anche grazie a mio padre.
Il primo duetto con tuo padre è stato prima nel suo album “Sì” e poi nel 2019 a Sanremo. Una bella partenza…
La mia prima pubblicazione è stata insieme a lui e da lì è partito tutto. E poi c’è stato Sanremo che a oggi rimane la mia esperienza più forte. Innanzitutto Sanremo è la somma di tutte le memorie che mio padre mi ha raccontato da quando ero bambino e poi per gli italiani in generale è “il palcoscenico”, quello sul quale tutti vorrebbero essere. E inoltre quando sei su quel palco davanti a quella telecamera centrale vedi tutta Italia, gli amici e i parenti: è un’emozione forte.
Un cognome importante ma una carriera già lanciatissima. Quanto è stata dura e difficile essere figlio di…?
Sicuramente il cognome mi ha portato lati positivi e negativi. Positivi perché il lancio con “Fall on me” è stato molto forte. Da qui sono arrivate tante opportunità. Al tempo stesso il cognome pesa perché c’è un’aspettativa in più e quindi anche per me non c’è stata la possibilità di sperimentare a fondo. Molto spesso si impara sbagliando, e a volte anche non centrando subito l’obiettivo. Questo è stato possibile per me fino a un certo punto perché ho avuto su di me un’attenzione e un’aspettativa molto alta. Ma comunque mi ritengo molto fortunato.
Tutti si aspettavano che seguissi le orme di tuo padre a livello musicale?
A me manca un esame al corso di studi, prenderò la laurea in canto. E al Conservatorio si studia la lirica. Ho sempre avuto la passione per l’opera però sono di una generazione in cui si ascoltano tanti artisti e generi. Io sono sempre stato appassionato di pop. Quindi sono partito da questo genere e chissà se nel futuro non ci sarà una finestra nella lirica, che però richiede più tempo, studio, e maturazione della voce. Chissà.
Oggi cosa ascolti oltre l’opera?
Ed Sheeran, che è sempre stato la mia fonte d’ispirazione e penso che abbia dato al mondo qualcosa che richiedevamo da tempo. Soprattutto il valore del significato profondo nei testi. E’ un talento a 360°. Oltre a lui mi piace Paolo Nutini, ma ascolto anche rap tipo Eminem e il rock come i Muse.
Poi nel 2021 è arrivato il tuo primo singolo “Solo”, una dichiarazione d’intenti…
Esatto, un brano nato con più elementi miei emotivi. L’idea e la volontà di uscire al pubblico facendo qualcosa con le tue gambe staccandomi dalla figura paterna. Quella canzone raccoglie un sentimento che nasce fin dall’infanzia, il senso di solitudine. Mi ricordo la sensazione di quando io e mio fratello salutavamo nostro padre che partiva per viaggi di lavoro. Per un bambino non è semplice. Oggi mi rivedo un po’ nel suo ruolo, viaggiare nel mondo, per conto mio, lontano dal mio Paese, dagli amici e dalla famiglia. Tutto solo. E credo che ci sia sempre questo senso di solitudine che ruota intorno alla figura degli artisti.
Poi è uscita “Dimmi”, la tua prima canzone in italiano, che hai scritta insieme a Mahmood. Com’è nata la collaborazione con lui?
E’ nato tutto da una chiamata di un’amica, con cui avevo scritto in passato, che è anche amica di Alessandro. Mi ha detto che aveva questo brano con un’idea musicale ideata insieme ad Alessandro. “Credo che possa piacerti” mi disse al telefono. Al primo ascolto sentii che era un motivo musicale ispirato. E quando ci si imbatte in musiche simili, bisogna cogliere l’occasione. Era il periodo del Covid, ci collegammo in videocall e sviluppammo il brano insieme. E’ un inno all’amore.
A maggio hai pubblicato “Tempo”. A proposito di tempo, quando arriverà il primo album?
Il primo album arriverà. Doveva uscire entro fine anno ma penso verrà posticipato a primavera 2023. “Tempo” è l’ultimo singolo, scritto nell’estate del 2019. Da tanto lo volevo pubblicare, sono contentissimo ch ora sia disponibile. E’ un brano che mi trasmette allegria, gioia e felicità. Dato che è stato scritto prima del Covid, riporta agli ascoltatori il ricordo di quelle giornate d’estate spensierate prima che ci colpisse la pandemia.
Parliamo un po’ dell’evento a cui parteciperai a La Versiliana 2022. Ci racconti “Note d’autore”, lo spettacolo-tributo al maestro Giancarlo Bigazzi?
Sono onorato di poter partecipare a questo evento. E in un certo senso un po’ mi sento anche in soggezione. Perchè Bigazzi è stato un autore incredibile. Poter intonare le sue note, cantante successivamente da altri grandi artisti, non è sicuramente semplicissimo.
Cosa pensi di Bigazzi, l’artigiano della canzone?
E’ stato un grandissimo autore, ha scritto i più grandi successi della musica italiana come “Erba di casa mia”, “Vent’anni”, “Ci vorrebbe il mare”, “Luglio”. Un mostro sacro e una delle persone nate con il dono della scrittura. Sono uno molto all’antica, grande amante della musica italiana dagli anni 60 e 70. Un po’ quei tempi mi mancano. Sarebbe bello di nuovo avere un Bigazzi.
Cosa canterai?
Posso svelare che intonerò un paio delle sue canzoni. Un brano in particolare l’ho amato da quando sono bambino. E poterlo eseguire in pubblico sarà davvero bello.