È un’iniziativa di uno studio di progettazione per la New York City Design Week: i cittadini la stanno apprezzando molto
Meglio sferrare un pugno a un sacco da boxe che valutare l’idea di indirizzarlo a chi ci ha fatto innervosire. Devono averlo pensato i creativi dello studio di progettazione Donttakethisthewrongway (Dtttww), che hanno installato, nelle strade di Manhattan, in occasione della New York City Design Week 2019, i punching bag, sacchi da pugilato su cui i newyorkesi possono sfogare tutta la loro rabbia senza danneggiare nessuno. Su ognuno c’è scritto: «Usare a proprio rischio. Un luogo salutare per le frustrazioni».
E hanno invitato i cittadini a liberare la rabbia in modo sicuro.
Su Instagram, i creativi dello studio hanno scritto che «l’industria del design, feconda di splendide dimostrazioni di innovazione e artigianalità, sembra ignorare e mettere da parte le situazioni indesiderate»: è questo il motivo per cui invece, loro, si stanno sforzando di mettere a punto un’arte più «realistica». Il progetto dei punching bag vuole essere un gesto di pubblica attenzione, che offre «uno sbocco per le emozioni come mezzo per sviluppare, forse, un modo più sano per affrontare questioni personali e collettive in un ambiente pubblico». D’altra parte, a New York, fra il costo elevatissimo della vita, un sistema di trasporti pubblici che non funziona come dovrebbe, autisti di taxi scatenati e persone che non sanno da che parte della strada camminare, di motivi per arrabbiarsi ce ne sono parecchi.
E i newyorkesi? Loro sembrano un po’ confusi, ma divertiti da questi misteriosi sacchi da boxe di plastica gialla. Su Instagram, un utente ha scritto: «Tutto ciò è incredibile, e non so chi ringraziare per questo. Oh, grazie! Ne avremmo bisogno di qualcuno in più. Abbiamo così tante afflizioni e così poco tempo». Donttakethisthewrongway sta ricevendo molte conferme e tanta pubblicità per la sua trovata: pare che di sistemi ingegnosi e innocui per sfogare la rabbia, in città, ce ne fosse davvero bisogno.
Monica Coviello, Vanity Fair