Rosa Luxemburg, la rivoluzionaria

Rosa Luxemburg, la rivoluzionaria

A cent’anni dalla morte per mano delle milizie tedesche, è importante rileggere le bellissime lettere di questa donna che, nonostante le persecuzioni, espresse sempre una libertà gioiosa e un forte attaccamento alla vita

«La mia tomba, come la mia vita, non recherà traccia di frasi altisonanti. Sulla mia lapide voglio che si leggano solo due sillabe: “Zvi-zvi”. È il richiamo delle cinciallegre… Noi – le cinciallegre e io – crediamo alla primavera in arrivo».

Cento anni fa (il 15 gennaio 1919) le milizie paramilitari al servizio del governo socialdemocratico tedesco uccidevano a Berlino Rosa Luxemburg, 48 anni, rivoluzionaria indomita che, nonostante abbia vissuto molto tempo in carcere e in esilio, abbia amato disperatamente e fosse claudicante fin dall’infanzia, esprimeva – nei suoi scritti personali e politici e nella sua esistenza tumultuosa – una libertà gioiosa, un gusto appassionato e limpido per la vita, la natura e la bellezza.

Rosa odiava la retorica e le frasi fatte: «La mia scrittura deve colpire gli altri come un fulmine». Era coraggiosa, intelligente, colta, ma soprattutto era umana e vitale.

«Essere umani è la cosa più importante. E significa: essere saldi, lucidi e allegri nonostante tutto e tutti, perché lamentarsi è il mestiere del debole. Significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, ma anche sapersi rallegrare di ogni giorno di sole e di ogni splendida nuvola».

Dappertutto è la felicità è un piccolo libro prezioso pubblicato dall’Orma Editore che contiene una ventina di lettere ai suoi compagni e ai suoi amori. Dal carcere si emoziona guardando le nuvole: «Torreggiava nel cielo azzurro pallido una grande nuvola del più tenero grigio… Era come l’inizio di un sorriso, come il ricordo bello e vago della prima infanzia, o come quando ci si desta di mattina con la benefica sensazione di aver sognato qualcosa di splendido senza più ricordarsi cosa fosse». E intanto prepara la rivoluzione: «Sono sempre all’erta e appena se ne presenterà l’occasione voglio buttarmi di nuovo con tutte e dieci le dita sul pianoforte del mondo».
Cosa che fece, con passione, fino all’ultimo giorno.

Daria Bignardi, Vanity Fair

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