Nello studio di Domenica Live, Loredana Bertè ha parlato del suo passato, delle sue sofferenze e del suo più grande senso di colpa: “Se avessi fatto meno viaggi Mimì sarebbe ancora viva”
Ospite di Barbara D’Urso a Domenica Live, Loredana Bertè ha parlato della sua autobiografia e di alcuni ricordi privati che l’hanno sempre fatta soffrire.
Dalla morte di Mia Martini, a sua madre che “non si è mai interessata di me, ma pensava solo ai soldi”, al padre che “ha picchiato mia sorella e mia madre”, questi sono i temi che ha affrontato nel corso della puntata. Poi, proprio mentre parlava dei contenuti del suo libro, si è lasciata andare a un lungo sfogo.
“Sono stata violentata a 17 anni – esclama Loredana Bertè -. Noi del gruppo facevamo le serate. Eravamo a Torino in un locale da un mese. Io ero l’unica vergine del gruppo. C’era questo signore molto gentile, mi mandava sempre i fiori in camerino. Le mie amiche dicevano di andarci e dopo un continuo fare così, ho ceduto. Mi viene a prendere con la sua Ferrari, ma invece di portarmi a casa sua, mi porta in un bilocale fuori Torino. Come chiude la porta a chiave mi prende un colpo”.
E ancora: “Appena ha chiuso la porta mi ha preso a calci e a pugni. Mi ha violentata. Mi ha strappato tutti i vestiti. Non so con quale forza sono uscita da quella casa e mi sono buttata in strada. Ero tutta piena di sangue e mi hanno portato in ospedale. Questa è stata la mia prima volta. Dopo questa esperienza non ho voluto vedere uomini per 3 anni”.
Loredana Bertè racconta di non averlo potuto dire a nessuno all’epoca “altrimenti mi avrebbero riempito di botte”. “A mia madre – continua – non gliene fregava niente di me. Sono andata al suo funerale per vederla seppellire. Mio padre, invece, mi ha picchiato perché quando è morta Mimì gli ho detto: ‘Figlio di puttana che cosa hai fatto a mia sorella?’. Picchiava mia sorella, mia madre, tutti. L’abbiamo vista tutti Mia dentro la bara. Era piena di lividi”.
Dopo una lunga intervista fatta di ricordi, emozioni, rimpianti, Loredana Bertè parla del suo più grande senso di colpa: “Se avessi fatto meno viaggi, forse, lei sarebbe ancora viva. Lei voleva sempre darmi un telefono, ma io non l’ho mai voluto prendere. Se lo avessi preso quella sera sarebbe ancora viva. Mi sento ancora la sua voce addosso”.
Il Giornale