“Mamma” dell’Ispettore Pitt e del detective Monk, all’età di 15 anni fu condannata per aver ucciso la madre della sua migliore amica. Il caso riempì i giornali dell’epoca e ha ispirato diversi film, tra i quali “Creature del cielo” di Peter Jackson.
E’ morta in un ospedale di Los Angeles la scrittrice britannica Anne Perry, pseudonimo di Juliet Marion Hulme, una delle maggiori autrici della narrativa poliziesca contemporanea in lingua inglese e appassionata di storia dell’età vittoriana. Aveva 84 anni ed era ricoverata da otto settimane.
L’annuncio della scomparsa è stato diffuso dal suo editore inglese, Headline.
Autrice di diverse serie di gialli che hanno venduto oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo, Perry è famosa anche per la sua stessa biografia, degna di un romanzo: all’età di 15 anni venne condannata per aver ucciso la madre della sua migliore amica.
Il suo primo romanzo venne alla luce molto più tardi, nel 1979. Era “Il boia di Cater Street”, ambientato in epoca vittoriana, che vide il debutto dell’ispettore Thomas Pitt di Scotland Yard. La serie dedicata all’ispettore Pitt conta 32 titoli: l’ultimo è “Omicidio sul Serpentine” del 2016, tutti pubblicati in Italia nella collana Il Giallo Mondadori.
La scrittrice ha dato poi una seconda vita a questa serie, mettendo al centro di cinque romanzi il figlio di Thomas Pitt, Daniel Pitt.
La sua ricca carriera di scrittrice è continuata con la serie dedicata al detective William Monk, investigatore della Londra vittoriana. Sono apparsi 24 titoli, da “Il volto di uno sconosciuto” del 1990, a “Marea oscura” del 2018, tutti tradotti in italiano sempre da Il Giallo Mondadori.
Fra i numerosi gialli dell’autrice spiccano “L’enigma di Angel Court” , “L’infamia di Lancaster Gate” e “Rito di sangue”.
Come i protagonisti dei suoi thriller, Anne Perry – nata a Londra il 28 ottobre 1938 – ha passato la vita a destreggiarsi tra luci e ombre. Prima di diventare una scrittrice di successo, era una ragazza di buona famiglia.
Figlia del professor Henry Hulme, fisico e rettore dell’Università di Canterbury in Christchurch, alla giovane Anne (all’epoca ancora Juliet) venne diagnosticata la tubercolosi, così che fin dalla tenera età viaggiò in molti posti caldi del mondo, dai Caraibi al Sudafrica, nel tentativo di migliorare la salute. All’età di 13 anni si riunisce con il padre, che si trasferisce all’Università di Cambridge della Nuova Zelanda.
Qui diviene amica intima di Pauline Parker, amicizia in cui molti all’epoca vollero vedere connotazioni omosessuali. La famiglia Hulme, però, era vicina al divorzio, e così Juliet pensò che sarebbe potuta tornare in Inghilterra con l’amica. La madre di Pauline, Honora Rieper, era decisamente contraria, così nel 1954 Juliet e Pauline la uccisero colpendola una ventina di volte con un mattone.
Il processo per omicidio ebbe eco internazionale e sollevò l’indignazione pubblica. Il 29 agosto 1954 Juliet e Pauline vennero condannate per omicidio, ma essendo appena sedicenni ottennero una pena inferiore a quella prevista: cinque anni di detenzione e il divieto assoluto di incontrarsi di nuovo. Il caso ha ispirato diversi film, tra cui “Creature del cielo” (1994) del regista Peter Jackson, in cui Kate Winslet ha interpretato Juliette e Melanie Lynskey ha dato il volto a Pauline.
Juliet Hulme è stata l’unica minorenne della prigione di Mount Eden (Auckland). Nel 1959, quando uscì dal carcere, divenne Anne Perry, assumendo il cognome del patrigno. Questa esperienza di vita avrebbe avuto un ruolo decisivo nei suoi romanzi, che lei stessa diceva essere ispirati alla vita dei prigionieri con cui aveva vissuto.