Lutto nel giornalismo sportivo: è morto a 58 anni Franco Lauro, inviato della Rai fra i più popolari. Aveva 58 anni, è stato trovato privo di vita nella sua abitazione nel centro di Roma, vittima di un improvviso malore.
Nato nella Capitale il 25 ottobre del 1961 era entrato nella tv di Stato nel 1984.Nella sua lunga carriera ha raccontato otto Olimpiadi estive e una invernale, per anni è stato una delle voci più popolari del basket. Ma Lauro era anche un grandissimo appassionato di calcio: da telecronista ha commentato sei edizioni dei Mondiali di calcio e altrettante degli Europei. Ha condotto la «Domenica Sportiva», «90° minuto», «Dribbling Mondiali» fra gli altri programmi. Il suo volto era noto per i collegamenti da studio nelle partite, di Coppa Italia soprattutto nei periodi più recenti.
Ultimamente su Raisport conduceva e si dedicava all’approfondimento giornalistico. Aveva iniziato da ragazzo collaborando con radio private e quotidiani romani specializzandosi nel calciomercato e poi raccontando le partite di Roma e Lazio per le emittenti televisive locali. Lo chiamavano «La Voce», già dagli inizi, per le sue qualità di speaker, la pallacanestro era stata il suo trampolino di lancio.
Sconvolti colleghi ed amici, a cominciare da Paola Ferrari: «Perdo un amico con cui abbiamo diviso così tante avventure. Non posso crederci». Così lo ricorda Massimo Caputi: «Senza parole. Esperto ed appassionato di basket, era un volto amico ed educato che entrava nelle nostre case. A lui mi legano tanti ricordi, uno su tutti: l’inizio insieme in radio nel 1985. Ciao caro Franco Rip». Riccardo Cucchi, storica voce di tutto il «Calcio minuto per minuto»: «Non ci credi quando squilla il telefono e ti dicono un infarto se l’è portato via. Era un amico, so quanto amavi questo lavoro».
Dalla Rai una nota per salutarlo: «Con la sua scomparsa il mondo del giornalismo sportivo perde un professionista esemplare ed una persona di grande sensibilità e gentilezza». Jacopo Volpi lo aveva visto pochissimo tempo fa: «Domenica siamo stati mezz’ora a chiacchierare, stava più che bene. Era un grande appassionato, gli ero molto affezionato anche se ogni tanto sforava con i tempi. Era un genialoide, un generoso, gli piaceva molto parlare, era molto preparato, qualsiasi cosa accadesse anche all’improvviso non lo prendeva mai in contropiede. Era molto bravo, sapeva di tanti sport. E poi non si stancava mai, ricordo anche i lunghissimi studi per le Olimpiadi, ad Atlanta quando scoppiò la bomba lui rimase ore e ore in studio».
Corriere.it