Contro il pregiudizio nei commenti su attori/conduttori/eccetera

Contro il pregiudizio nei commenti su attori/conduttori/eccetera

(di Tiziano Rapanà) La torre è crollata? Ancora no. E quando crolla? Boh! Forse mai, penso sia chiaro. La torre che crolla come immagine di protervia che si sgretola non si diventerà realtà. Il sedicesimo arcano maggiore dei tarocchi resterà sulla carta. E allora eccola l’arroganza difesa come un fortino e non c’è modo che si sgretoli. Eppoi io voglio la radiocronaca dell’evento perché l’immagine ci ha narcotizzato il pensiero: siamo drogati d’immagine che in tv deve sempre mostrare tutto, riprendere nel più minimo particolare l’oggetto per recuperarne il senso (ma in tv, come in letteratura, si deve cercare il suono e non il senso). La torre è ancora lì e i commentatori ne hanno per pontificare e dire contro questo e quel conduttore/giornalista/attore/cantante/artista perché gli si è già costruito il pregiudizio e guai a cambiarlo. E, invece, bisogna romperlo questo specchio del preconcetto: che si smetta di dare credito alla malalingua, perché quando uno è bravo lo si deve dire. E invece lo si nega e si ha sempre da ridire sulla fiction, sul programma e sulle professionalità. Andare al sodo e passare ai fatti, con esempi pratici? Non se ne parla, questo giochetto ha ucciso la complessità. So bene che si vuole altro, per rinverdire la stagione del pettegolezzo. Ormai l’ho capito. Tutto è perduto, nemmeno il gusto dell’utopia mi concedono più. Ora la concretezza diventa una nota di merito. E la propensione al sogno? La gincana della chimera, che più si rivela e più si scolora e diventa mesta in un timido color grigio effimero, non vale più? C’è chi vuole parole uguali e chi sogna risemantizzazioni sfacciate, affinché la realtà sia irreale e sconclusionata come i sogni. Io della concretezza non me ne faccio nulla. E nemmeno della protervia usata come arma contundente contro i professionisti che lavorano per portare a casa un prodotto decente. Questa attitudine al parlar male non va bene. Che si insegua il paradosso e il malinteso del discorso, semmai. Il sentiero dell’ignoto è pronto per essere attraversato. E mentre lo attraverso, vi saluto, trafitto da un dubbio psico-comico – ormai molto oltre il post amletico – che mi fa riflettere da qualche giorno: i feticisti del piede bramano l’alluce o il dittongo?

tiziano.rp@gmail.com

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