Nella versione italiana del live-action de La Bella e la Bestia, Vittoria Puccini presta la voce alla maga Agata, che getta la maledizione sul principe: «La maga Agata è un po’ come noi mamme: dobbiamo essere un po’ dure per insegnare le cose»
Vittoria Puccini a una principessa delle fiabe un po’ ci somiglia, con quei capelli castano chiaro raccolti in una coda alta, gli occhi verdi e grandi illuminati da un ombretto rosa e il vestito, rosa anch’esso, decorato da un colletto-gioiello, che la fa brillare ancora di più. In questa favola, però, di principesse che devono essere salvate non ce ne sono. Stiamo parlando de La Bella e la Bestia, il classico Disney che torna al cinema dal 16 marzo in versione live action con protagonista Emma Watson nei panni dell’eroina che deve sciogliere la maledizione di cui è prigioniero un intero castello. Il maleficio è opera della maga Agata, che nella trasposizione italiana del film di Bill Condon è doppiata dall’attrice Vittoria Puccini. Una scelta azzeccata, visto che nelle favole ci crede ancora, e molto, «perché ho un animo romantico, da sognatrice».
Cosa le piace di più de La Bella e la Bestia?
«Fin da bambina ho sempre ammirato Belle per il suo coraggio di andare controcorrente, di fregarsene del giudizio degli altri, per la volontà di voler esprimere se stessa senza sottostare a delle regole stabilite dalla società».
Da questo punto di vista Belle è una figura diversa dalle altre principesse Disney e il fatto di essere interpretata da Emma Watson le dà una valenza «femminista», viste anche le polemiche che hanno coinvolto ultimamente l’attrice per aver fatto una foto dove si intravvedeva il seno.
«Quella polemica l’ho trovata molto sterile. A mio parere Belle è un’eroina attuale, moderna. Vive in un villaggio dove tutti pensano che sia ridicolo che una ragazza legga dei libri, lei invece passa le sue giornate così. Trovo fondamentale il fatto che non le importi cosa pensino gli altri: noi tutti, indipendentemente dal nostro aspetto fisico o da come siamo diventati da grandi, abbiamo attraversato un periodo, quello dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui ci si sente a disagio. Bisogna insegnare alle bambine a non sentirsi sotto giudizio. Ti piace una maglietta strana che gli altri ti criticano? Mettila, perché piace a te. Si parte da queste cose semplici fino alle discriminazioni più grandi, che hanno un altro peso, per costruire un io che dia più sicurezza e stabilità in un momento in cui si è molto fragili».
La lezione vale anche per le donne adulte?
«Certo. E non solo nelle loro battaglie quotidiane. Belle è anche un simbolo di curiosità: bisogna sempre essere pronte ad accogliere il nuovo, a guardare verso l’ignoto non con timore, ma con la voglia di scoprire cose diverse».
Il personaggio cui presta la voce, la maga Agata, lancia la maledizione. È un gesto duro, che compie però a fin di bene. Capita mai anche a lei?
«Sì, perché è il ruolo di noi mamme. Per insegnare e far capire certe cose ai nostri figli dobbiamo essere un po’ dure, a volte».
C’è una favola Disney alla quale è particolarmente legata?
«La Sirenetta. Perché sono una grande amante del mare. Mi sono sempre sentita un po’ pesciolino… E poi anche Ariel è una ribelle, disubbidisce al padre per seguire il proprio istinto e non ha paura del diverso e di andare contro i pregiudizi che esistono nel mondo in cui vive».
In tutto questo girl power il «Principe Azzurro» che fine fa?
«Boh! Alla Bestia in questo caso dei meriti bisogna darli, però! Compie un gesto d’amore enorme: sacrifica se stessa per lasciare andare la donna che ama. È il più grande gesto d’amore che si possa fare».
Quindi è un ottimo esempio per gli uomini?
«All’inizio della storia certamente no, è pessimo. Però dopo lo diventa, rispettando Belle. E in amore rispettare l’altro credo sia la regola più importante».
Vanity Fai