L’attore protagonista del tv movie ispirato alla vera storia di Enzo Muscia, l’operaio che è riuscito a ricomprare l’azienda e riassumere i colleghi licenziati. Il regista Nicola Campiotti: “Un progetto con la stessa tenacia con cui lui ha fatto la sua impresa”. In onda su Rai1 il 19 febbraio
“Il lavoro è il tema principe della mia generazione” dice il regista Nicola Campiotti, figlio d’arte appassionato di cinema fin da ragazzino. “C’è il precariato, il lavoro determinato, tanti giovani se ne vanno dall’Italia. Anch’io ho fatto tanta gavetta e in tanti ruoli diversi. Quando ho trovato la storia di Enzo Muscia, ho sentito una corrispondenza molto forte. Ho parlato con lui e con i suoi operai per due giorni, ho fatto un grande lavoro di ricerca prima di portare la storia a Giuseppe Fiorello. Ho costruito il progetto con la stessa tenacia con cui Enzo ha fatto la sua impresa”. Il mondo sulle spalle, in onda martedì 19 febbraio su Rai1, racconta la storia di un tecnico specializzato che quando la sua azienda chiude e viene licenziato, fa una cosa straordinaria: ipoteca la casa, rileva l’azienda e richiama a lavorare le persone che erano state licenziate. Sembra una favola, è realtà. Da tecnico specializzato a imprenditore visionario, oggi continua ad assumere. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tra i tanti eroi del quotidiano, ha insignito Muscia con l’onorificenza di cavaliere del lavoro al merito della Repubblica, il 2 febbraio 2017.Barba nera, occhi che sprizzano vivacità, Muscia, 50 anni, ha raccontato la sua storia nel libro Tutto per tutto (Roi edizioni). “La storia è ambientata nel 2013” spiega. “L’azienda l’ho rilevata nel 2012. Siamo partiti con otto persone e oggi siamo in 40 e abbbiamo aperto una filiale a Torino. Anche in questo caso, ho ripreso persone che avevano perso il lavoro. Le cose vanno bene, l’obiettivo che mi pongo è fare altre dieci assunzioni ogni anno. Ci sarà anche una proiezione in fabbrica. Io non li chiamo operai o dipendenti, li chiamo collaboratori”.”Spero che questo personaggio dia coraggio” dice Giuseppe Fiorello. “Quella di Enzo è una storia di non rassegnazione. Il tema del lavoro è sempre nell’agenda della politica. Lui è andato oltre, oltre l’attesa di un aiuto politico o economico. Ha inseguito il lavoro, non l’ha aspettato, dando un messaggio importante. Il lavoro, se l’è inventato. Non è facile applicare una filosofia del genere, è riservata solo agli eroi. So che a Enzo non piace la definizione di eroe ma non tutti avrebbero il coraggio di fare quello che ha fatto. È la curiosità a spingermi a scegliere i personaggi e le storie. Se i personaggi sono sconosciuti, mi incuriosiscono ancora di più”.”Questo è il sesto progetto con Beppe e il settimo è in lavorazione” dice il produttore Roberto Sessa di Picomedia, che ha realizzato il film tv con RaiFiction e Ibla Film. “Abbiamo cominciato sei anni fa a interrogarci sulle storie riguardanti la cosiddette ‘ordinary people’. La storia, strepitosa, ci è stata portata da Nicola, molto intelligente a incuriosire Beppe, impresa non facile”. Nella vita e nel film il protagonista del Mondo sulle spalle combatte: il figlio ha problemi di salute, che supera. Ogni volta che vince una battaglia, il destino lo aspetta al varco, la difficoltà con le banche, la casa ipotecata. Ma non ha mai mollato. C’è una scena in cui il figlio ormai grande racconta l’insegnamento del padre: ‘Papà mi ha detto: ricordati che gli operai non sono numeri, hanno sempre un nome: e infatti io i nomi li so, si chiamano, Mario, Michele, Fabio, Anna, Simone, Manuela, Gianni'”.”In questo film, si parla anche dell’amore, della famiglia e del sacrificio” dice Sara Zanier, che interpreta la moglie di Muscia. “Il personaggio di Carla è quello di una donna molto forte, deve dar forza a suo marito e combattere quando le nasce un bambino prematuro. Sono orgogliosa di aver fatto parte di questo progetto e mi sono emozionata”. “Il mondo sulle spalle parla dell’Italia che non si rassegna, di un Paese bello che sa reagire” osserva la direttrice di RaiFiction, Tinni Andreatta. “È una storia di valori legati al lavoro e alla dignità dei lavoratori; parla della forza della solidarietà, del lavoro visto come qualcosa fatto da persone che non sono numeri”. Non a caso anche Muscia sottolinea il lavoro fatto insieme agli operai, e nella fiction c’è un momento in cui escono dalla fabbrica che ricorda il quadro del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.”La scelta coraggiosa, almeno per me, è quella di raccontare ogni volta il coraggio di un’altra persona” dice Fiorello “devo dimenticare me stesso. La sfida è quella di mettermi in gioco per non deludere e non tradire le aspettative del personaggio reale o della famiglia. Scelgo sempre con senso di responsabilità. Un attore rischia, un percorso narrativo di questo genere ti espone anche a attacchi politici di vario genere. Lo metto in conto, mi assumo dei rischi”. È successo nel caso della fiction dedicata al sindaco di Riace, Mimmo Lucano? “La fiction segue il percorso giudiziario, deve rispettare i termini legali, è una situazione particolare: Lucano non è condannato né libero. Non mi sono sentito isolato quando è scoppiato il caso, ma mi sono sentito impegnato in una battaglia in cui avrei avuto piacere che ci fosse più partecipazione. Tutto qui”. A maggio Fiorello tornerà sul set per girare col regista Alessandro Angelini “la prima serie lunga della mia vita: interpreto Gianfranco Franciosi infiltrato nei narcos per quattro anni, abbandonato dallo Stato, come ha raccontato nel libro Gli orologi del diavolo scritto con Federico Ruffo. Un’altra storia molto forte “.
Silvia Fumarola, larepubblica.com