Il gruppo archivia un 2016 in crescita. Fuori dagli Usa raccolta pubblicitaria a +3%
Zaslav: investiamo sullo sport, ma lontani dal calcio
In madrepatria c’è stata la campagna elettorale con Donald Trump che ha drenato ascoltatori a favore dei canali di news. Nel mercato internazionale ha giocato a sfavore il tasso di cambio, che ha avuto effetti sul bilancio in dollari. Eppure i conti 2016 di Discovery Communications si sono chiusi comunque sopra le attese: a livello di gruppo i ricavi sono cresciuti del 2% (sarebbe stato un +4% senza gli effetti del cambio) a 6,5 miliardi di dollari (6,1 mld di euro), mentre l’utile si è attestato a 1,194 miliardi di dollari (1,12 mld di euro), in crescita del 15% (+11% esclusi gli effetti della valuta).
A favore del gruppo hanno giocato l’incremento nei ricavi dalla distribuzione dei canali (da Discovery a Real Time), mentre gli introiti pubblicitari non sono stati particolarmente brillanti.
Nella conference call di presentazione dei dati, il ceo David Zaslav ha detto che il 2016 è stato un anno «cruciale» per Discovery, con ricavi e utili record e in cui «le iniziative digitali hanno aiutato a ben posizionare la società per il mercato dei media in rapida evoluzione».
Le operazioni americane sono quelle che segnano i maggiori tassi di crescita per Discovery, con ricavi dalla distribuzione dei canali in crescita del 7% e fatturato pubblicitario in aumento del 2%. In realtà, però, è proprio in madrepatria che si presentano le sfide maggiori. I canali più piccoli dei 13 prodotti hanno visto calare gli abbonamenti e il fatturato pubblicitario è salito solo grazie a un incremento dei prezzi. Negli Usa soprattutto sta cominciando a farsi sentire la questione degli skinny bundles: alcuni operatori della pay tv hanno cominciato a vendere pacchetti più leggeri e meno costosi, non acquistando dai produttori come Discovery i canali meno richiesti.
Zaslav ha spiegato che l’85% dei ricavi da distribuzione di Discovery arrivano da cinque canali chiave e che il gruppo è focalizzato nel renderli più forti. Sugli altri canali, invece, il gruppo sta lavorando per rafforzarli sui rispettivi target, per assicurarsi audience magari non ampie ma «molto coinvolte». Il ceo è convinto che si arriverà gradualmente a una pay fatta di pacchetti snelli e che comunque il proprio gruppo sarà pronto.
I risultati del network internazionale, di cui fa parte anche Discovery Italia, come detto hanno subito un impatto negativo dal tasso di cambio, oltre che dalla vendita di Sbs Radio: i ricavi sono calati del 2% e il margine operativo lordo è sceso del 12%. Senza gli effetti di prima ci sarebbe stata una crescita del 6% e dell’8% rispettivamente, mentre la pubblicità è cresciuta del 3%. Il gruppo non riporta i risultati paese per paese, ma l’Italia, come ha anticipato ItaliaOggi del 7/1/2017, ha chiuso il 2016 con una raccolta in crescita del 14/15% a 200 milioni di euro.
I costi sono cresciuti del 9%, per differenti fattori fra i quali l’incremento dei diritti sportivi per Eurosport. Durante la conference call Zaslav ha difeso la scelta di acquisire i diritti per le Olimpiadi, dicendo che sono un evento in grado di rafforzare il marchio di una televisione, come gli aveva insegnato la sua esperienza alla Nbc. In ogni caso, gli investimenti nello sport sono aumentati di una percentuale bassa perché, ha spiegato il ceo, «Eurosport deve essere sempre profittevole». È questo anche il motivo per cui si sta lontani dal calcio.
Infine il braccio di ferro con Sky per il rinnovo del contratto in Uk e Germania, con l’operatore satellitare che non voleva pagare quanto richiesto dal gruppo americano. Il fatto che poi si sia raggiunto l’accordo, ha puntualizzato Zaslav, ha mostrato il valore del portafoglio della società e la sua attrattività nei confronti dei telespettatori. Nel Regno Unito, in ogni caso, sarà presto lanciato un nuovo canale gratuito.
di Andrea Secchi, ItaliaOggi