Cronache di un disco leggendario che ha cambiato la storia della disco music e non solo. L’anniversario celebrato con un omaggio durante i Grammy e con un concerto evento a Los Angeles
Quindici volte disco di platino vuol dire che per quindici volte l’album ha superato il milione di copie vendute, quindi oltre quindici milioni di copie. Solo negli Stati Uniti. Saturday Night Fever, la colonna sonora del film del 1977 con John Travolta, è stato l’album più venduto al mondo fino al momento in cui non ci ha messo lo zampino re Michael Jackson che con il suo Thriller ha superato qualsiasi record. E poi ventiquattro settimane in prima posizione nella Billboard 200 e cinque Grammy.
Diciassette tracce di autori vari, ma l’associazione è una sola: Bee Gees. Sei canzoni le cantano loro, una, If I Can’t Have You, l’hanno scritta per Yvonne Elliman. Nei primi anni Settanta, per i tre fratelli Barry, Robin e Maurice Gibb è un continuo oscillare tra alti e bassi, più bassi che alti, finché all’improvviso Saturday Night Fever accende la luce su di loro, ma non una luce qualsiasi: quella di una scintillante sfera specchiata e di tanti faretti, che trasformano il pavimento in un mosaico colorato, in un dancefloor. Stayin Alive, Night Fever o You Should Be Dancing non solo contribuiscono alla riabilitazione di un genere, alla diffusione nel mondo della disco music, ma formano una generazione, pronta a indossare completi attillati, abiti sintetici e ad aggirare i rigurgiti di rabbia del punk e dell’hip hop per navigare verso la spensieratezza degli anni Ottanta. Ed è tutto questo che i prossimi Grammy andranno a festeggiare. A quarant’anni dall’uscita del disco e due giorni dopo l’assegnazione degli Oscar della musica, il 14 febbraio, è stato organizzato, a Los Angeles, un concerto-evento, Stayin’ Alive: A Grammy Salute To The Music Of The Bee Gees. Sul palco, a Barry Gibb si sono alternati tra gli altri Celine Dion, John Legend, Demi Lovato e Keith Urban…sì, la Febbre è ancora alta.
Bee Gees sì, Bee Gees no. Una telefonata è il preludio della svolta nella carriera dei Bee Gees. Il produttore Robert Stigwood li contatta perché vuole una serie di brani veloci, sul genere di You Should Be Dancing (uscito nel 1976 e trasformatosi subito in un successo negli Stati Uniti) per un film “a budget ridotto che sarà girato a Los Angeles”, ricordano Barry e Robin in un’intervista rilasciata ormai qualche anno fa al quotidiano inglese Mirror. Quando la troupe del film si dedica al primo ascolto dei nuovi brani (completati in un weekend), i Bee Gees sono in Francia, stanno lavorando al mixaggio dell’album Here at Last Live. È amore alla prima nota per le canzoni, ma non per i cantanti. I Bee Gees infatti sono stati coinvolti solo in fase di post-produzione, fino a quel momento erano tutti convinti che doveva essere qualcun altro a cantare quei brani. C’era chi pensava che How Deep Is Your Love dovesse essere interpretata da una donna, che Stayin’ Alive dovesse intitolarsi Saturday Night e diventare la title track dell’album.
È lo stesso Robert Stigwood, che aveva insistito perché la colonna sonora fosse firmata Bee Gees, a insistere anche perché fossero loro a interpretare i loro pezzi. Riesce nell’opera di convincimento e allora via Stevie Wonder e via Boz Scaggs, sulle cui voci Tony Manero – John Travolta aveva mosso i primi passi. I successivi sarebbero stati quelli sicuri e convinti della camminata nella scena iniziale del film. Della passeggiata sulle note di Stayin’ Alive Travolta ricorda: “era l’incedere dei più fighi. Frequentavo una scuola composta per il 50% da ragazzini neri ed era così che loro camminavano per i corridoi”. I Bee Gees si erano aggrappati all’occasione con tutte le loro forze ed è da quel momento che il falsetto (tecnica sperimentata due anni prima, nel 1975, per la hit Jive Talking, inserita in una scena poi tagliata del film, ma compresa comunque nella colonna sonora) diventa il loro marchio di fabbrica.
La Febbre arriva dopo. Quindi, quando i tre fratelli scrivono How Deep Is Your Love, Stayin’ Alive, Night Fever, More than a Woman e If I Can’t Have You, di Saturday Night Fever non sapevano pressoché niente, né tantomeno avevano visto qualcosa. Eppure quei brani sembrano cuciti appositamente per le immagini del film. I Bee Gees si salvano e danno la spinta a cast e troupe: è solo dopo aver ascoltato le canzoni che inizia a consolidarsi l’idea che il film può diventare qualcosa di più di una semplice piccola produzione: “la musica ha cambiato tutto, un’aura era scesa e si era posata sulla pellicola” ricordano i produttori. I Bee Gees arrivano ad influenzare perfino la scelta del titolo del film. Tribal Rites Of The New Saturday Night era un articolo comparso su un magazine di New York che raccontava della scena che animava i locali di disco music di Brooklyn. Di fatto, da quell’articolo è nata l’ispirazione per il film che inizialmente doveva intitolarsi Saturday Night. Ma perché non aggiungere al titolo una parola, presa in prestito da uno dei brani – Night Fever – scritti appositamente per il film? Hanno chiesto i Bee Gees, motivando: “diventerebbe tutto molto più coinvolgente”. Arrivati al punto in cui nessuno aveva il coraggio di contraddire chi aveva gettato “un’aura magica” sul film, ecco che Saturday Night diventa Saturday Night Fever.
Il contagio non si ferma. Certo nessuno avrebbe immaginato che le copie dell’album vendute si sarebbero contate in termini di milioni a settimana, che il singolo Stayin’ Alive sarebbe stato al primo posto nella classifica Billboard Hot 100 fino a febbraio 1987, superato poi dal pezzo di un altro fratello Gibb, il non Bee Gees Andy Gibb: (Love Is ) Thicker Than Water regala al fratello più piccolo due settimane di gloria, il tempo però necessario al trio per tornare in vetta con Fever Night. Sì, in quel periodo sembrava che tutto il mondo suonasse a ritmo di disco music, il contagio era arrivato anche sul palco dei Grammy: la colonna sonora di Saturday Night Fever è l’unico album contenete pezzi di disco music ad essersi aggiudicato il premio più prestigioso come Album dell’anno. Non solo in quel periodo, in realtà. Queste dei Bee Gees sono tra le canzoni di cui esistono più cover e hanno fatto da sfondo a tante altre storie sul grande schermo, da Stayin’ Alive, il seguito di Saturday Night Fever, diretto da Silvester Stallone, ai recenti film d’animazione Madagascar e Cattivissimo Me. Il prossimo 14 febbraio quello sul palco dei Grammy sarà quindi un ritorno, la chiusura di un cerchio, o meglio di una sfera, specchiata e luccicante.
di GIULIA ECHITES, La Repubblica