Un anno fa moriva a 46 anni la cantante dei Cranberries: dai canti in chiesa ai grandi palcoscenici, una carriera segnata anche dal rapporto speciale con l’Italia
Annegamento accidentale nella vasca da bagno per abuso di alcolici. Quando lo scorso settembre, a sette mesi dalla morte improvvisa di Dolores O’Riordan avvenuta il 15 gennaio 2018 a 46 anni, furono rivelati i motivi del decesso della cantante, la notizia non ha fatto molto rumore. Era passato troppo tempo, il cordoglio si consuma molto velocemente ai tempi dei social e degli hashtag con i #rip. E soprattutto raccontava una morte triste e tragica, in un hotel a Londra, ma no, la frontwoman dei Cranberries non si era suicidata, non aveva messo fine volontariamente alla sua vita segnata da grandi successi ma anche da grandissimi dolori fin dall’infanzia.Un abuso in famiglia da ragazzina, l’anoressia, il rapporto non facile con la fede cattolica (“I miei genitori cantavano nel coro della chiesa”, raccontò. “Durante l’adolescenza o decidi di ribellarti al tuo mondo o lo assecondi. Io non mi sono ribellata perché mi piace la musica da chiesa. Ma non mi hanno permesso di entrare in un gruppo rock fino alla fine della scuola”), un arresto per aggressione, fino alla diagnosi di sindrome bipolare. Non merita di essere dimenticata Dolores, le dovrebbero spettare gli onori dei supereroi, perché negli anni Novanta, quando in mezzo pianeta esplose il fenomeno dei Cranberries, servivano i superpoteri per imporsi in un mondo, il rock, notoriamente in mano agli uomini. Lei con un manipolo di artiste – Shirley Manson dei Garbage, Courtney Love, Pj Harvey, ma anche Skin con gli Skunk Anansie, Carmen Consoli – riuscì a dimostrare che un altro rock era possibile e a indicare la strada a stuoli di ragazzine che non si sentivano rappresentate. E lo fece a modo suo, senza somigliare a nessun’altra. Con la rabbia di Zombie, con gli improvvisi tuffi nella malinconia autobiografica di Ode to my family. Ma anche all’apice del successo non vinse facilmente le resistenze oltremanica: in Inghilterra non le perdonarono facilmente un peccato originale che aveva lanciato la carriera dei Cranberries. Era il 1993 quando dopo l’uscita del debutto, Everybody else is doing it, so why can’t we?, passato sotto silenzio, la band si imbarcò in un tour degli Stati Uniti come spalla degli allora lanciatissimi Suede. Tempo qualche concerto e a sorpresa iniziò ad accadere qualcosa. Le radio dei college si innamorarono di Dreams e Linger, bei singoli di quell’album, ispirati come molti altri successi alle atmosfere tutte arpeggio di chitarra degli Smiths. Negli Usa in poco tempo diventarono un caso e nell’imbarazzo dei tour bus furono costretti a tarare meglio i ruoli: non più solo gruppo di supporto, diventarono la vera attrazione del tour. Partirono per l’America piccoli, tornarono da star. Dolores aveva solo 22 anni.Non che fossero amati dalla critica neanche lì: “Lasciano molto a desiderare”, scrisse Variety nel 1993. Ma l’album poi diventò il debutto di maggior successo nella storia dell’Irlanda: durante la carriera la band ha venduto oltre 40 milioni di album. Quell’Irlanda da cui Dolores era andata via al culmine della fama per rifugiarsi in Canada insieme al marito, Don Burton, tre figli insieme, tour manager dei Duran Duran. Ma ormai la carriera viveva di rendita. Fino allo stop dei Cranberries nel 2003, interrotto qualche anno dopo. Al momento di affrontare il secondo album solista, lo sfortunato – e poco ispirato – No baggage, era rimasto un solo paese che ancora la accoglieva con un posto nella top ten della classifica: l’Italia. Lei ricambiò l’affetto in vari modi, anche con una partecipazione a una storica edizione di Pavarotti & Friends con, appunto, i Duran Duran. Lei e Simon Le Bon cantarono il suo vecchio successo Linger, ma poi con Pavarotti si lanciò in una spericolata versione dell’Ave Maria, tutta yodel e gorgheggi come da personalissimo stile vocale che tanto divise il pubblico. Ed è stato proprio con quel brano che si aprirono i funerali della cantante a Limerick. Nessun collega star, moltissimi familiari, l’ex marito, il nuovo compagno Ole Koretsky con cui aveva lanciato il progetto parallelo della band D.A.R.K.. E gli altri Cranberries. Esattamente un anno dopo la scomparsa tornano insieme per l’ultima volta con All over now, brano che anticipa l’album postumo In the end. L’ultimo con la voce di Dolores.
Gianni Santoro, repubblica.it