Ripercorrendo alcune delle tappe emozionanti della sua vita e carriera, Tiziano Ferro si racconta al vicedirettore Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti dello spettacolo
È Tiziano Ferro il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, il cantante si racconta in “Tiziano Ferro – La vita è splendida”, in onda lunedì 14 novembre alle 21 su Sky TG24, su Sky Arte sabato 19 novembre alle 13.30 e sempre disponibile On Demand. Un nuovo album, un tour negli stadi nel 2023 ma soprattutto una nuova vita da uomo e padre. Tiziano Ferro si racconta in una lunga intervista fatta di emozioni e gratitudine.
“Il mondo è nostro” (Virgin Records/Universal Music Italia) è il suo ultimo lavoro uscito da pochissimi giorni e nato durante la pandemia: “La vita è fatta di sofferenze utili – ha spiegato –, quella l’abbiamo vissuta così, un po’ tutti. Io ho sentito il dovere morale, come è giusto che sia quando fai il mio mestiere, di farla diventare una parentesi di creatività, potendo permettermi questa cosa. Sono uno che esercita l’ottimismo, come una disciplina, un’arte marziale”. Un titolo che “E’ un po’ una provocazione. Penso che la parola ‘mondo’ possa essere declinabile in un milione di modi, nella canzone “il mondo è nostro” dico ‘se non riesci a dare il massimo, almeno prova a dare il minimo’, perché credo che sia importante capire che il mondo lo si cambia con le persone singole”.
TRA VITA E CARRIERA
La chiacchierata di 40 minuti delinea i tratti del cantante ripercorrendo alcune delle tappe emozionanti della sua vita e carriera. Partendo dalle origini, precisamente da “Latina: una città giovane, non ha neanche 90 anni, che sta crescendo. Vivevo in una realtà complessa perché dentro di me succedevano delle cose che intorno non riuscivo a esprimere: non c’era una grande metropoli, non c’era la possibilità di vedere grandi concerti o studi di registrazione o scuole di canto. E’ stata una realtà, però, che oggi ringrazio perchè probabilmente mi ha fatto capire veramente quello che volevo”.
Quindi la famiglia: “Vengo da una realtà molto semplice, mio padre è di famiglia veneta si sono trasferiti ovviamente per opportunità di lavoro, quindi una famiglia che ha vissuto le guerre, povertà assoluta anche nella famiglia di mia madre. Una famiglia che mi ha insegnato tantissimo: il rispetto del lavoro, del denaro, il rispetto per gli altri, delle gerarchie, delle generazioni, il presidio e la protezione ma anche tanta disciplina, che secondo me è un valore sottovalutato perché la disciplina in realtà è un gesto di grande amore verso i figli”. E la musica: “per me scrivere canzoni è da sempre qualcosa di catartico, perché è stato il primo linguaggio che ho potuto controllare prima di capire come riuscire a parlare anche in italiano”.
L’incontro con i suoi primi produttori, Alberto Salerno e Mara Maionchi: “La prima cosa che Alberto mi disse fu, e lo ricordo ancora benissimo, dopo avermi visto alle selezioni per l’accademia di Sanremo, mi invitò a prendere un caffè, ‘potrei considerare l’idea di lavorare con te’ e io presi posto tremando, in questo tavolino di un bar di Sanremo e lui mi disse, ‘ricordati una cosa, che tu hai bisogno di me ma io non ho bisogno di te’. Però sono felice di aver avuto delle figure così autoritarie perché mi è stato insegnato un mestiere”. E i successi: da “Rosso Relativo” (“eravamo andati ad Ibiza a fare questo video e ci fu una tempesta tropicale. Ibiza bloccata e siamo rimasti chiusi in casa a fare il video che abbiamo riempito di filtri rossi per tentare di dare un po’ di colore perché fuori c’era il diluvio”) a “Sere Nere” e “Non me lo so spiegare”. Titoli che ormai sono diventati del pubblico: “A me piace da morire che le canzoni non siano più mie, poi le persone per assurdo spesso mi hanno spiegato le mie canzoni”. E poi, la difficile scelta delle canzoni per il prossimo tour negli stadi, le collaborazioni con Sting (“Un uomo semplice, come tutti i grandi”) e Caparezza (“Un genio assoluto”).
L’arrivo della genitorialità e di due figli: “Non ho tantissime occasioni come questa di confrontarmi con persone che capiscono cosa vuol dire affrontare un percorso di genitorialità che non è esattamente quello che tutto il mondo ha conosciuto da sempre. Con i pro e i contro, le magie, poi quei momenti in cui ti guardi intorno, dici ‘ma io sono nato per fare questo’, perché tutto semplicemente è naturale e non c’è nulla di forzato. Non c’è nulla di strano, non c’è nulla di brutto. C’è soltanto una coppia di bambini, nel mio caso, che ridono dalla mattina alla sera, che dormono 12 ore e ci sei tu che hai rivisto tutte le tue priorità con una semplicità che nella vita non hai mai incontrato”. E ancora: “Il messaggio di auguri per la Festa del papà mandato da mio padre è stato un gesto potente. Ha scatenato dei pensieri. Perché sì, sono felice e orgoglioso, ma è come se non me lo meritassi questo messaggio. Mi sono reso conto che stavo ancora pensando con la testa e la mente, il cuore atrofizzati da anni, senza poter sognare che sarei diventato papà”. La pace con sé stesso (“Il senso di pace è molto illusorio, si affaccia e se ne va”), il dovere di amarsi per amare il prossimo (“è una visione che ho adottato appieno da quando è iniziato il percorso con Alcolisti Anonimi, perché ti si spiega che la sobrietà va messa prima di tutto. Anche prima dei figli, prima di tua madre, prima di tutto. E’ il concetto del mettere la maschera d’ossigeno prima di aiutare gli altri. Se non respiri tu, come fai ad aiutare qualcun altro?”) e la fede: “Credo in Dio moltissimo. Penso che sia uno dei valori più sottovalutati in assoluto. Si parla, si menziona Dio, ma non lo si tratta come un vero potere superiore, non ci si concede alla sua volontà”.