Esce il decimo album della band capitanata da Giuliano Sangiorgi
I Negramaro tornano, a tre anni da “Amore che torni”, con un concept album (il decimo della loro carriera) dal titolo emblematico e quantomai attuale, “Contatto”. “E’ il nostro lungo post per rispondere a tutti su temi che ci stanno a cuore…”, spiega Giuliano Sangiorgi durante la videoconferenza: “Contatto è la parola del momento, la più ambita del mondo, con la quale riattiviamo un sogno, ma è anche una culla in cui rifugiarci per superare questo momento difficile”.
Un viaggio in 12 tracce, nel nome della resilienza e della necessita’ di esserci, che la band ha compiuto, più unita che mai, con i testi, bellissimi ed intensi, scritti da Giuliano Sangiorgi, prodotti musicalmente da Andro (Andrea Mariano) e confezionati dall’intera “famiglia contemporanea” allargata Negramaro.
“Abbiamo iniziato a scrivere l’album un anno e mezzo fa… La cosa eclatante è che la parola ‘contatto’ l’avevamo usata spesso per spiegare l’importanza che ha per noi il contatto fisico tra le persone e per ridare essenza al concetto di vicinanza. Poi è arrivato il covid e la parola ha cambiato significato, diventando qualcosa di quasi onirico, a cui si ambisce ma che, al momento, non è possibile avere”.
Sangiorgi racconta come proprio durante il lockdown il sogno di ritrovarsi, stare insieme, si sia riacceso più intenso che mai e come quindi, anche senza potersi incontrare i sei “fratelli” Negramaro si siano rimessi al lavoro al concept album: “All’inizio non trovavamo un titolo, ma poi abbiamo capito che ce l’avevamo davanti agli occhi, era “Contatto”, un parola a cui abbiamo ridato un significato”.
Ne è nato un album costruito in “smart recording”: “Abbiamo fatto un disco come non mai, lontano dai nostri schemi consueti, tutti a distanza e abbiamo scoperto una nuova intimità, un nuovo modo di sentirci vicini, un nuovo contatto…”, racconta Danilo.
“Per me è l’album dell’immaturità”, aggiunge Giuliano: “Oggi per commentare grandi temi, dalle condizioni climatiche, alle persone che migrano, i bambini che muoiono in mare, si usano i post social, spesso in maniera superficiale. Il covid ha fatto da imbuto, ci ha trascinati tutti dentro, mettendo in evidenza i nostri nervi scoperti e ci ha costretto a riflettere. Noi abbiamo deciso che il nostro post era qui, nelle canzoni di questo album, il posto migliore dove dire quello che pensiamo”, sottolinea Sangiorgi: “Abbiamo trattato questioni umane nelle nostre canzoni perché per noi cantare significa dire ciò che pensiamo ed essere parte attiva di questo mondo”. Un atto di resistenza musicale insomma.
E allora ecco brani come “Dalle mie parti”, a chiusura del disco, una preghiera ad un mondo senza barriere e razzismi dove salvare anche una sola persona dal ruggito del mare aperto possa in qualche modo salvarle tutte. Un brano che si chiude con una lunga e suggestiva coda orchestrale ispirata alle atmosfere morriconiane dei film di Sergio Leone.
O “Terra di nessuno”, l’unica canzone scritta durante il lockdown “guardando Roma deserta dal balcone”, brano nel quale irrompe la speranza di un terra da ripopolare e restituire agli esseri viventi, all’uomo e alla natura e nel quale è facilmente riconoscibile un riferimento alla canzone “Anna e Marco” di Lucio Dalla.
E ancora la stand up song di resistenza “Noi resteremo in piedi”, che apre “Contatto” e al cui interno troviamo le voci campionate dei manifestanti durante le proteste del movimento “Black lives matter”. “Un manifesto, ma anche un germoglio da cui è partito tutto: essere o non essere, essere un uomo o essere un cantante, mi sono chiesto. Devo essere un cantante che intrattiene e basta? No, io voglio dire quello che penso. Non siamo solo degli interpreti, di cui è pieno il panorama musicale, siamo degli autori. Voglio che le cose che penso siano comprensibili. E in questo brano c’è la voglia di dire alle nuove generazioni che noi ci siamo, che vogliamo restare in contatto. Pensiamo che per restare in piedi bisogna dare voce a chi non ha avuto i riflettori addosso, tirare fuori le persone che sono nell’ombra” spiega Giuliano, che racconta anche come questa canzone sia stata scritta dopo la fine dei live, in un momento di grande stanchezza e di dolore per Lele (Spedicato, ndr): “Avrei voluto tornare a casa e passare del tempo con mia figlia, ma mi sono ammalato e ho avuto paura che fosse qualcosa di grave. Sono stato chiuso in casa un mese poi la mia compagna mi ha quasi costretto ad uscire e ad andare in studio a lavorare e così è nato il brano. Bisogna cercare di continuare a sognare per restare in piedi”.
A legare le piccole storie che ogni canzone racconta c’è la consapevolezza del momento, della forza e del coraggio che ci vengono richiesti per superare le difficoltà: “Questo è un momento in cui dobbiamo sopravvivere per tornare al contatto fisico. Io non voglio che mia figlia debba avere paura delle persone che incontra se non indossano la mascherina, desidero che le mascherine siano presto un lontano ricordo. Nulla ha senso se non c’è contatto tra le persone, se non c’è l’Altro da sé non c’è vita”.
E in nome di questo ritorno al “contatto” Sangiorgi sottolinea scherzando: “Se fra due anni e anche prima non si torna ai Live non suono più. Non voglio abituarmi all’idea che il nostro nuovo presente e futuro sia fatto da concerti online e video chat. Voglio tornare sui palchi, voglio tornare a sudare in mezzo alle persone”.
Poi conclude con un messaggio di positività rivolto soprattutto alle nuove generazioni di cantanti e musicisti, come Madame, la giovanissima artista unico featuring nell’album (nella canzone “Non è vero niente”): “Sarà la nuova generazione a salvarci, loro hanno la consapevolezza vera e genuina, e noi della vecchia generazione, spesso facciamo solo danni…”.
Tgcom24