Lunedì scorso è partita una nuova trasmissione di Raitre, Alla lavagna. Un progetto innovativo, fuori dagli schemi.
Così almeno dicono i comunicati della rete. L’originalissimo esperimento, copia carbone di un programma analogo francese, sarebbe questo: una classe di ragazzini interroga l’ospite di turno. Il primo a sottoporsi alla dura prova è stato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Per mezz’ora ha risposto a domande tipo: cos’è il sovranismo? Quesito sorto spontaneamente nei bambini delle medie che sono soliti discutere di politica al parchetto. Salvini ne è uscito benissimo. Simpatico, sciolto, battuta pronta. Ha preso alcuni applausi. In coda alla lezione, una bambina ha ammesso di aver cambiato idea su Matteo: è proprio simpatico. Unico neo: nella foto di gruppo, un bambino isolato guarda Salvini e i compagni con sospetto. Veste una polo rossa: sarà forse comunista? Scommettiamo che nelle prossime puntate gli studenti troveranno simpatici tutti gli ospiti previsti. I politici: Danilo Toninelli, Antonio Tajani, Daniela Santanchè, Massimo D’Alema, Maurizio Gasparri, Walter Veltroni. I giornalisti: Rita dalla Chiesa (parlerà del padre), Milena Gabanelli (ballerà sulle note di Gioca jouer), Massimo Gramellini. E tanti altri come Vladimir Luxuria.
Il format si direbbe studiato per far trionfare gli ospiti. Una sola cosa è sorprendente: Alla lavagna è una trasmissione dell’europea Endemol e non prodotta in Corea del Nord. Anche il titolo, Alla lavagna, riflette poco i contenuti del programma. Più appropriato sarebbe Viva il potere. La versione originale Au Tableau! si è fatta conoscere in occasione delle elezioni presidenziali francesi, quando il candidato Emmanuel Macron diede il meglio di sé. Il video si dimostrò un ottimo mezzo di propaganda. Immaginiamo ora cosa sarebbe successo se fossero stati ospiti di Alla lavagna leader come Silvio Berlusconi o Matteo Renzi: sarebbe venuto giù il mondo. Le penne affilate avrebbero evocato il Minculpop, gridato al fascismo, richiesto un golpe militare. Sono molti i casi di bambini sfruttati dalla politica. Ecco l’elenco del Foglio.it: «La bambina di dieci anni costretta a prendere la parola in una manifestazione contro il disegno di legge Pillon sui genitori separati; il bambino di nove anni del quale è stato reso pubblico il tema pro-Salvini; la nipote di Renzi, la foto della quale è stata diffusa come reazione alle parole di Casalino sui bambini down; lo stesso discorso però può valere per innumerevoli altri casi, dal coretto infantile che augurava buon compleanno a Napolitano al dodicenne (undicenne?) antiberlusconiano che tenne un comizio al Palasharp, dai bambini fatti sfilare contro la Gelmini a quelli fatti sfilare per il «Family Day». C’è la credenza che i bambini siano la voce della verità. Ma i bambini sanno anche mentire e rispondere a tono rispetto alle aspettative degli adulti. La Rai del cambiamento (voluta dal governo del cambiamento) ora cambi davvero e si lasci alle spalle queste tristi passerelle.
Alessandro Gnocchi, il Giornale