Al cinema dal 14 dicembre, una antologia curata da Paolo Ruffini che raccoglie spezzoni di trentatrè titoli Filmauro, dal cult ‘Vacanze di Natale’ dell’83 agli ultimi usciti. Aurelio De Laurentiis: “Lo specchio di un’Italia che non credo sia stata la migliore degli ultimi quarant’anni”
Trentatré film in uno, cinque registi, decine e decine di attori, location che vanno da Roma all’Egitto, dal Brasile a Cortina d’Ampezzo, da Londra al Sudafrica passando per New York, Napoli e Miami. Non è una megaproduzione americana ma è di sicuro la produzione italiana più lunga della storia, ben 35 anni. Trentacinque anni di cinepanettoni condensati in un unico titolo: Super vacanze di Natale, al cinema dal 14 dicembre con Filmauro, una specie di follia della premiata ditta De Laurentiis che per celebrare il genere ha deciso di raccogliere fior da fiore e mettere insieme, appunto in un unico film, tutti i cinepanettoni dall’inizio degli anni Ottanta. Una miscellanea ultrapop, “lo specchio di un’Italia – commenta Aurelio De Laurentiis – che non credo sia stata la migliore degli ultimi quarant’anni”. Repubblica.it vi presenta il trailer in anteprima.
“Io lo chiamo montaggio emotivo-comico, perché porta avanti l’emozione della risata e della comicità” spiega l’attore Paolo Ruffini che firma la regia di Super vacanze di Natale, “più che altro curatore di un’idea registica: questi film li ho attraversati trasversalmente, il pomeriggio della vigilia di Natale andavo a vedere il cinepanettone con gli amici, ho un ricordo bellissimo dei Natali anche grazie a questi film”. Li ha interpretati anche, almeno cinque o sei e di quelle produzioni, mai amate dalla critica, difende “il rapporto di grande sincerità con il pubblico che il 25 e il 26 dicembre ha voglia di farsi quattro risate e trova quello che si aspetta. I cinepanettoni – continua Ruffini – non vogliono mai insegnarti qualcosa, bensì essere quella parentesi di due ore in cui puoi permetterti di sognare qualcosa senza odiare nessuno”.
Si va da Vacanze di Natale (Carlo Vanzina 1983, ormai un cult assodato) a Natale a Londra – Dio salvi la Regina (2016, Volfango De Biasi) passando per gli Yuppies della metà degli anni Ottanta (Vanzina e Oldoini), le Vacanze di Natale 90 e 91 (Oldoini), i vari Natale sul Nilo, in India, a Miami, a New York, in crociera, a Rio, a Beverly Hills, in Sudafrica (Neri Parenti dal 2002 al 2010); ci sono anche Anni 90 parte I e II (Oldoini), S.P.Q.R. – 2000 e 1/2 anni fa (Carlo Vanzina), A spasso nel tempo (Vanzina 1997), Paparazzi e Tifosi (Parenti 1999) fino ai più recenti Colpi di fulmine, Colpi di fortuna (Neri Parenti 2012 e 2013), Un Natale stupefacente, Natale col boss (Volfango De Biasi 2014 e 2015).
E se esiste una generazione cresciuta a pane e cinepanettoni – grazie anche alla tv che ciclicamente ne rinverdisce i fasti – esiste anche una generazione d’attori che con il cinepanettone ha conosciuto la popolarità o la consacrazione. Inevitabile associare all’epopea dei film di Natale i volti di Christian De Sica o Massimo Boldi, Jerry Calà o Enzo Salvi, Claudio Amendola, Massimo Ghini, Diego Abatantuono, Biagio Izzo, Alessandro Siani. A loro si devono battute diventate tormentoni o volgarità estreme, situazioni esilaranti o trovate pecorecce. Facce italianissime alle quali spesso sono state affiancati nomi internazionali fra cui Leslie Nielsen, Danny De Vito, Bo Derek, Carmen Electra, Florence Guerin, Ronn Moss, Vincent Riotta.
“Quando si parla di cinepanettone non si intende un film comico o una commedia come tante – continua Ruffini – si intende la tipica commedia che esce a Natale, che rappresenta le mode, i vizi, i tic degli italiani con un linguaggio e delle espansioni scatenate. Ha avuto varie declinazioni nel corso degli anni passando dalla commedia sentimentale alla commedia degli equivoci alla vera e propria farsa fino al family movie, come nel caso dei più recenti. E’ un genere che ha saputo cambiare a livello trasversale in questi trentacinque anni, e che rappresenta un’oasi di sperimentazione importante per il cinema. Credo che il cinepanettone possa essere un momento di grande libertà del cinema italiano”. E anche di grandi incassi, soprattutto in passato: dal loro primo apparire i cinepanettoni Filmauro hanno incassato in totale 396 milioni di euro.
Tutto nacque all’inizio degli anni Ottanta, quando Aurelio de Laurentiis partecipò all’anteprima di Sapore di mare (1983) dei Vanzina, “eravamo al cinema Empire di Roma, era l’83. L’idea – racconta il produttore – mi sembrò interessante, funzionava. Raccontava in modo preciso e divertente un’epoca che ci ha segnato, i mitici anni Sessanta. Poiché nel 1959 la mia famiglia aveva ralizzato a Cortina Vacanze d’inverno, diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica, mi venne l’intuizione di Vacanze di Natale, tornare a Cortina con un a commedia contemporanea che avesse al centro la società in cui vivevamo, con una colonna sonora di canzoni da hit parade. Proposi l’idea ai Vanzina – continua De Laurentiis – suggerendo di coinvolgere lo stesso cast che aveva decretato il successo di Sapore di mare“. Incassò dieci miliardi di lire, ma anche dopo, nonostante i successi al botteghino, “giornalisti e i critici non hanno mai veramente gradito o compreso il nostro film di Natale. Erano troppo vincolati alla commedia italiana classica, non si rendevano forse conto che il nostro film era un po’ lo specchio di un’Italia che non credo sia stata la migliore degli ultimi quarant’anni. Ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo ritratto questa ‘italietta’ perché faceva anche ridere, con i pregi saremmo stati noiosi. Abbiamo raccontato il fenomeno dell’edonismo craxiano, il berlusconismo, le veline, i talent show. Di anno in anno abbiamo fotografato la società e i suoi costumi, talvolta prevedendone i cambiamenti”.
Che ne sarà del genere? “Molto dipende da come si evolverà la società, in Italia e nel mondo – conclude Aurelio De Laurentiis – Se ci darà degli spunti che riterremo divertente raccontare, lo faremo. E siamo certi che il nostro cinema ci fornirà dei giusti interpreti per proseguire in questo viaggio che racconta l’evoluzione della nostra società”.
Alessandra Vitali, Repubblica.it