La “Iena” Nicolò De Devitiis ha braccato e intercettato il c.t. della Nazionale Italiana Gian Piero Ventura. Alla domanda dell’inviato “Si dimette o no? Ce lo promette?“, Ventura risponde: “Sì”. Il servizio andrà in onda questa sera, in prime-time su Italia 1, a “Le Iene Show”.
Ventura non ha parlato al termine della partita, lo ha fatto ore dopo dicendo di non volersi dimettere. Poi la Iena l’ha intercettato e Ventura risponde “sì, mi dimetterò”. Quando? In ballo, impossibile non pensarci, anche la buonuscita prevista da un contratto da 1,6 milioni di euro a stagione e rinnovato prima di questi spareggi fino al 2020. In caso di dimissioni, quella buonuscita salterebbe.
“Chiedo scusa agli italiani per il risultato, ma non per l’impegno e la volontà”, è il triste commiato di Ventura dopo l’eliminazione, il cui biennio era iniziato sotto il segno di un nuovo inizio, con tanti giovani promettenti, e si chiude come il più malinconico e freddo dei tramonti.
Ma di chi è la colpa? E’ evidente che in questi casi la responsabilità sia un po’ di tutti, ma chi è che ha la colpa maggiore tra Tavecchio, Ventura e i giocatori?
Le scelte tecniche di Ventura sono state davvero incomprensibili. Bisognava segnare e Insigne, protagonista in campionato con il suo Napoli, non è mai entrato. El Shaarawy, reduce da una doppietta contro il Chelsea con la sua Roma, gioca gli ultimi 20 minuti. Gioca Belotti, che segna e sa segnare ma che veniva da due mesi di infortunio. Ventura è chiaro, ha le sue colpe, e sono anche tante.
E Tavecchio? Il presidente della Figc ha fortemente voluto Ventura sulla panchina azzurra. Una scelta che sin dall’inizio non è stata vista con approvazione perché il tecnico viene ricordato soprattutto per aver fatto il record di punti in serie A con il Bari, per le due promozioni consecutive con il Lecce e per aver portato il Torino in Europa League. Insomma, un buon tecnico, ma forse non quello più adatto a ricostruire una Nazionale, soprattutto alla luce della sua esperienza in campo internazionale. Tavecchio anche ha le sue colpe, la più grande? Non aver voluto pensare un po’ più in grande.