COLDPLAY A CHE TEMPO CHE FA: OTTIMISMO, SOGNI, COLORI E NEMMENO UNA DOMANDA DELL’INCISIVO FAZIO SUL CASO LIVE NATION

COLDPLAY A CHE TEMPO CHE FA: OTTIMISMO, SOGNI, COLORI E NEMMENO UNA DOMANDA DELL’INCISIVO FAZIO SUL CASO LIVE NATION

Il nostro David Letterman preferisce sorvolare su una questione tornata di grande attualità proprio dopo il concerto della band di Martin, come un novello D’Annunzio diretto verso Vienna, solo che nei suoi volantini c’è scritto “Io non ne so nulla, tranquilli”

coldplay-che-tempo-che-faChris Martin che canta con alle spalle un gigantesco diorama colorato, il sorriso stampato in bocca, la faccia da bravo ragazzo di sempre. Questo, in sintesi, il passaggio dei Coldplay a Che tempo che fa di Fabio Fazio. Chiaramente c’è stato qualcosa di più, ma si tratta di piccole sfumature, dettagli ininfluenti. Succede che i Coldplay siano annunciati con trombe e tamburi come ospiti della puntata di ieri del talk show di Rai 3. Non tutti i Coldplay, a essere sinceri, ma il solo Chris Martin e il chitarrista Jonny Buckland. Di una band conta solo il cantante, è noto, specie dei Coldplay, che non hanno neanche un alter ego alla The Edge o alla Keith Richards.
La band ha eseguito in anteprima, si fa per dire, il nuovo singolo Everglow, in una versione molto intimistica, voce e piano, da una parte, fraseggi di chitarra, dall’altra. Dopo una chiacchierata molto serena, perché è la serenità il leit motiv di questo passaggio tv, in cui si è sottolineato come la mission del nuovo lavoro del gruppo fosse proprio quello di infondere un po’ di ottimismo negli spettatori, in un’epoca come questa, non esattamente positiva di suo, sono arrivate altre due chicche, Hymn For the Weekend e Up & Up, per altro non annunciata in scaletta. Tutte tratte dal nuovo A Head Full of Dreams, titolo di per sé piuttosto significativo. Album, questo, come hanno ricordato, che vede la presenza del neo disoccupato Barack Obama, la cui voce compare nel brano Kaleidoscope. Insomma, tutto bello, tutto colorato, tutto ottimistico. Sarà per questo, immaginiamo, che Fabio Fazio, il nostro David Letterman, si è dimenticato di accennare anche vagamente all’argomento che da giorni sta tenendo banco nel mondo del giornalismo e della musica, la questione del secondary ticketing e di Live Nation.
Questione, guarda il caso, sorta proprio in seguito alla vendita di biglietti del concerto dei Coldplay a San Siro. Avrebbe potuto chiedere qualcosa a riguardo anche solo per far prendere le distanze a Martin, invece niente, neanche un cenno, neanche una parolina detta a mezza bocca. Forse perché i Coldplay sono “in casa” Live Nation, che organizza e il loro tour mondiale e che, si suppone, non abbia molto piacere che si parli di questo in casa Rai. Insomma, il nostro David Letterman preferisce sorvolare, come un novello D’Annunzio diretto verso Vienna, solo che nei suoi volanti c’è scritto “Io non ne so nulla, tranquilli”.
Ognuno ha il momento futurista che si merita. Altra piccola notazione a margine. Va detto che il passaggio dei Coldplay da Fazio è stato davvero piacevole, con Chris Martin e Jonny Buckland in gran forma, con la loro musica perfettamente pop e centrata, con le battutine di Fazio, i sorrisi, i colori, la pace e l’ottimismo del caso, ma un’altra notazione a margine ci sta, eccome. Subito dopo l’esecuzione di Up & Up, è arrivato sulla comodissima poltrona di Che tempo che fa il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Presidente del consiglio che ha seguito, ci hanno fatto sapere, da dietro le quinte l’ultima canzone, lui gran fan dei Colplay e grande amico del loro amico Barack Obama. Ecco, dire che l’evento musicale televisivo di questi giorni, il passaggio dei Coldplay, abbia tirato una bella volata al Presidente del Consiglio, da quelle parti per avvallare il al Referendum non farebbe di noi dei faziosi, scusate il brutto gioco di parole. Anche La televisione funziona sempre così, qualcuno di successo tiene attaccati alla tv gli spettatori che poi seguono anche chi arriva subito dopo, Matteo Renzi nel caso specifico. Chissà se anche David Letterman avrebbe fatto lo stesso? E soprattutto, chissà cosa voteranno al referendum i fan degli U2?

Michele Monina, FQ Magazine

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