NERUDA di Pablo Larraìn, con Luis Gnecco, Gael Garcia Bernal Cile/Argentina/Francia/Spagna 2016 Durata: 107’ Voto 5/5 (DT)
Nel 1948 Pablo Neruda sceglie la fuga. Nel Cile dominato da Gabriel Gonzalez Videla (omonimo nel cognome del dittatore argentino Jorge Rafael Videla) non c’è spazio per i comunisti, specie per chi lo accusa di tradimento popolare, come ha apertamente fatto il senatore poeta. Accompagnato da amici, fedeli e la moglie argentina, Neruda transita per il suo Paese pedinato dalle ossessioni del giovane commissario Peluchonneau, incaricato di catturarlo. Mentre attrae il poliziotto in una caccia all’uomo da lui stesso guidata, l’artista tocca con mano le ferite di un’umanità ridotta in miseria, dedicandole l’opera in fieri Canto General. Lontano dal biopic classico e vicinissimo a un prodigio di poesia cinematografica, Neruda è il sesto film partorito dal talento del 40enne Pablo Larraìn e costituisce – finora – la summa della sua (est)etica folgorante. A regnare è l’approccio nerudiano alla materia, tanto approfondita quanto elaborata, dentro a un frangente emblematico della Storia cilena. E se è vero che la figura di Neruda trascende ogni forma di cattura (anche fisica..), è altrettanto straordinario il percorso narrativo che Larraìn gli ha costruito attorno e attraverso: una spirale noir, sensuale, divertente ed immaginifica che conduce alla nemesi fra il persecutore e il perseguitato, sintesi risolutiva del caos identitario di cui soffre il Cile. Neruda è gordo e genio, lirico e scaltro ed è il Segno poetico che illumina la speranza di un Sogno politico. Un vibrante capolavoro.
RARA – UNA STRANA FAMIGLIA Regia di Pepa San Martín. Con Julia Lübbert, Mariana Loyola, Agustina Muñoz (Cile-Argentina 2016) Durata 80’ Voto 4/5 (DT)
Premessa: segnatevi subito dove proiettano Rara. Nomen omen. Saranno una manciata di sale in tutta Italia. Se ce n’è una vicino a casa andate subito a vederlo. Pepa San Martin ha un’idea di cinema che ci piace da morire. Immagine pulita e levigata, storia di vita complessa trattata con grazia e tatto da lasciare senza fiato. Vina del Mar, Cile, oggi. L’adolescente Sara vive con la sorellina occhialuta, la madre avvocato e la compagna di lei, una bella veterinaria. Papà Victor ogni tanto la va a prendere e porta a casa lei a la sorellina dalla nuova giovane moglie. Sara ha una sua normalissima vita scolastica, l’amica del cuore, il ragazzino per cui sembra avere una cotta, la festa di compleanno che non s’ha da fare, un gattino accudito trovato per strada. Fino a quando i rapporti tra i due ex genitori si deteriorano. C’è modo e modo di parlare di famiglie omoparentali, di diritti di gay e lesbiche, di bambini afflitti. In Rara vige l’espediente narrativo delle ellissi, la voluta mancanza di una retorica di genere sguaiata e banale, la scelta di piani sequenza che creano naturalezza e abbattono le distanze tra protagonisti e spettatore. La chiarezza espositiva si fonde ad un potente e mai esibito messaggio politico, l’armonia tra vista e ascolto anche nei momenti più delicati del racconto non sembra mancare mai. Rara si guarda così tutto d’un fiato, con Sara che scoperchia il mondo degli adulti e nel suo osservare silenzioso ci impone una riflessione necessaria. Essere felici tra mamme e babbi duplici e triplici è questione di poco, non di preconcetti. Imperdibile.
INFERNO Regia di Ron Howard. Con Tom Hanks, Felicity Jones, Irrfan Khan (Usa, 2016) Durata 121’ Voto 3/5 (DT)
Quando il professore Langdon si risveglia in un ospedale italiano, anzi fiorentino, con una devastante amnesia, di fronte a lui gli si parano gli occhioni dolci della dottoressa Brooks (Felicity Jones) ma anche una feroce carabiniera che vuole ammazzare entrambi. Benvenuti in Inferno, il terzo capitolo della parabola storico-scientifica-religiosa del trio Dan Brown/Ron Howard/Tom Hanks. Questa volta il villain di turno, il bel professor Zobrist, ha nascosto una sacca con un batterio liquamoso che dovrà esplodere, e in pochi giorni diffondere e provocare la morte di due terzi della popolazione mondiale. Solo così gli esseri umani potranno far sopravvivere la Terra altrimenti destinata all’autodistruzione. Tocca a Langdon e Brooks trovare la soluzione dell’enigma, come la sacca purulenta, tra i palazzi storici e i sotterranei di Firenze, Venezia e Istanbul, schivando funzionari Oms, killer prezzolati e forze dell’ordine assortite. Se da Inferno vi aspettate cinema classicamente di genere, un thriller senza pause che non permette divagazioni filosofiche o considerazioni stronze modello “goofs”, questa compatta e vivace versione di Dan Brown al cinema è l’ideale. La regia di Howard è senza grandi svolazzi formali, efficace nel far recitare in modo verosimile le comparse, come mantenere giovane Hanks e renderlo perfino aitante ed atletico protagonista tipo action movie. E nonostante quarant’anni di visioni horror di ogni ordine a grado, le visioni infernali/dantesche di Langdon fanno pure venire i brividi.
QUALCOSA DI NUOVO di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Eleonora Danco Italia 2016 Durata: 93’ Voto 2/5 (AMP)
Lucia e Maria hanno un rapporto opposto con l’altro sesso: la prima respinge gli uomini come la peste, la seconda li attira come le mosche sul miele. Entrambe sono separate, infelici sognatrici e amiche inseparabili, benché Lucia sia una famosa cantante jazz in perenne tourné. Una notte alcolica si traduce in passione per Maria e un qualunque “maschio” incontrato sulla pista della discoteca: peccato si scopra ben presto che il prescelto sia praticamente un adolescente. Commedia degli equivoci e di formazione con tanto di “nave scuola” incrociata, Qualcosa di nuovo nasce dalla piéce teatrale La scena della medesima Comencini e, come spesso accade nella sua produzione creativa, concentra l’attenzione su vizi e virtù dell’ex “gentil sesso”. Nonostante il titolo, in realtà nulla è “nuovo” sotto i fari in un film che ha l’unico pregio di esaltare la bravura delle due interpreti (e della teatrante Danco) e la superba voce della singing Cortellesi.
Anna Maria Pasetti e Davide Turrini, FQ Magazine