Calcio, fama, populismi in film Abrantes-Schmidt con C. Cotta
Lo chiamavano ”il Michelangelo del calcio”. Talento assoluto del pallone. Fino a quel rigore fallito ai Mondiali di Russia 2018. A una settimana dall’inizio del campionato italiano, arriva al cinema il 15 agosto ”Diamantino – Il calciatore più forte del mondo’‘, il film scritto e diretto da Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt che ha conquistato la Settimana della Critica al Festival di Cannes arrivando fino alla candidatura agli European Film Awards.Una favola surreale e pop, coproduzione franco-brasiliano-portoghese distribuita da I Wonder Pictures, costruita intorno alla figura di Diamantino Matamouros, campione di calcio di fama mondiale interpretato da Carloto Cotta (31, Tabu) che potrebbe ricordare, almeno nelle intenzioni iniziali, il campione portoghese Cristiano Ronaldo. Come lui Diamantino è un piede d’oro, un inarrestabile genio del pallone. Che (chissà se capita anche al CR7 juventino) quando entra in campo non vede più altri giocatori avversari, ma si immagina correre tra giganteschi cuccioli di cane rosa.”Chi è Diamantino? Un divoratore di Nutella – sorride rispondendo all’ANSA Carloto Cotta – Di certo, è stato molto divertente vestire i suoi panni, anzi, indossare i suoi scarpini: molte scene le abbiamo girate sul campo della mia squadra di calcio. Ho dovuto segnare anche un goal a porta vuota. Una piccola rivincita personale”. In realtà, tra effetti speciali, visioni mistiche, due terribili sorelle (Anabela e Margarida Moreira), problemi con il fisco e pedinamenti di superagenti (Aicha Brito e Filipa Vargas) le bizzarre vicende di Diamantino si allontanano presto dalle glorie strettamente calcistiche per giocare con i conflitti della contemporaneità, dal culto delle celebrità alla perdita della fama, la clonazione, i migranti, l’ascesa dei pensieri antieuropeisti e dei populismi xenofobi, l’evocazione dei muri. ”È un film politico non tanto negli intenti, quanto forse in quello che percepisce il pubblico – prosegue Cotta – È importante riflettere su cosa stia accadendo nel mondo.A volte anche una commedia, ridere, può indurre a porsi domande. Nel film – prosegue – si parla di un Portogallo immaginario. Nella realtà non abbiamo movimenti politici così estremi come magari vedo crescere in altri paesi europei. Ma in assoluto non credo che questi siano problemi che appartengono a una sola nazionale piuttosto che a un’altra. Va rivisto tutto in una prospettiva più universale, non locale. Non sono nessuno per dirlo o per affrontare questi temi, sono solo un attore. Ma forse le radici del problema sono proprio nella volontà di dividere, separare”. Ma alla fine, tra corse in Lamborghini, desideri di avere figli, grandi successi e sonore sconfitte, Diamantino assomiglia davvero al mitico Ronaldo? ”Chissà – ride l’attore – A me sembra assomigli a Carloto Cotta”.
Daniela Giammusso, Ansa