Serena Rossi racconta la sua fiction dedicata a Mia Martini

Serena Rossi racconta la sua fiction dedicata a Mia Martini

La paura prima di interpretare Mia Martini era tanta, “perché i paragoni saranno inevitabili. Io però ho la coscienza a posto, le ho dato tutto il mio cuore. Ci ho messo tutto l’amore e la passione possibile”. E’ lo spirito con cui Serena Rossi ha affrontato l’atteso film tv, atteso il prossimo inverno su Rai1, Io sono Mia di Riccardo Donna, sulla vita dell’icona della musica italiana scomparsa nel 1995.

Per la giovane attrice napoletana che nella fiction ha anche cantato i brani di Mimì (ci sarà anche un inedito a sorpresa), è un periodo di straordinarie soddisfazioni. Coprotagonista di Ammore e malavita dei Manetti Bros, ha vinto sia il David che il Nastro d’argento come cointerprete di Bang Bang, brano della colonna sonora premiato come miglior canzone originale. “Continuano a spuntare queste grandissime emozioni legate ai Manetti Bros a cui sono grata e a cui voglio bene”. Li ha poi ritrovati, avendo girato insieme a Claudia Gerini una delle puntate della nuova serie dell’Ispettore Coliandro (Giampaolo Morelli) diretta dai due fratelli romani: “Siamo stati a Bologna a mangiare tantissimo e divertirci come pazzi”. E chissà che non torni, come per la scorsa edizione, fra le candidate per affiancare Claudio Baglioni a Sanremo: “Questa voce gira gira, ma a me non arriva mai – scherza -. Io non ci credo, e non sono una che cerca le cose, se devono arrivare arrivano”.

Come è nata invece la possibilità di interpretare Mia Martini? “Ho fatto il provino tre anni fa, poi il progetto è rimasto a lungo in un cassetto e io ci ero rimasta malissimo. Ma ogni cosa arriva nel momento giusto. Forse tre anni fa non ero pronta per affrontare un ruolo come questo, ora invece sono cresciuta sia artisticamente che come donna, sono diventata mamma, ho affrontato tante esperienze diverse”. Secondo Serena Rossi “molte persone hanno un ricordo anche un po’ falsato di Mia Martini. Se pensi a lei ti viene in mente un’immagine estremamente malinconica e triste che era legata soprattutto alla seconda parte della sua vita. Invece lei era una donna del sud, di Bagnara Calabra, passionale, carnale, simpaticissima. Tutti i suoi amici ricordano di lei la sua risata. Abbiamo cercato di raccontare anche quegli anni lì e spero che questo film tv permetta anche a chi non la conosceva di scoprire questa grande artista. Penso sia giusto e bello fare questa cosa per lei – aggiunge lasciandosi prendere dall’emozione – se lo merita proprio. E’ stato bello, bellissimo interpretarla”.

L’attrice è stata anche fra gli interpreti dell’ultimo film di Carlo Vanzina, appena scomparso, che su twitter ha ricordato come “Storia del cinema italiano e Signore dal cuore grande” Classe 1985, Serena Rossi ha avuto come prima passione artistica il canto: “Ho fatto la classica gavetta napoletana dei matrimoni, feste dei 18 anni, comunioni, battesimi e così via – racconta -. Poi è arrivata la recitazione e ho messo il canto in un angoletto. E invece da un po’ è forse proprio la mia parte musicale è la chiave che mi permette di vincere provini e ottenere ruoli. E’ una carta che mi gioco con grande gioia, perché riuscire a cantare e recitare insieme è la cosa che mi dà più felicità in assoluto”. Una doppia anima artistica legata anche alla sua città, Napoli, “che è da sempre aperta alle novità e ad accogliere le diversità”. Napoli “è madre, io ho con lei un rapporto conflittuale e viscerale, di profondo amore ma anche di profonda rabbia. E’ come una persona cara. Io posso a volte parlarne male e criticarla, ma guai a chi me la tocca”. Cosa consiglierebbe a una giovane attrice agli inizi? “Di fare questo mestiere seriamente, senza cercare il successo a tutti i costi, ma guidati dalla voglia di esprimersi e senza lasciarsi scoraggiare dalle delusioni”. Come si evitano le trappole? “Mantenendo la propria integrità. Le soddisfazioni sono triple, quando ci arrivi con le tue forze. A me non è mai successo niente di sconveniente, forse perché hanno capito che non c’era terreno fertile dall’altra parte”.

Francesca Pierleoni, ANSA

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