«Le enormi richieste economiche per i diritti tv hanno portato le pay-tv ad alzare i prezzi degli abbonamenti e sappiamo come anche questo abbia spinto parte del pubblico a cercare gli streaming delle partite sul web sui vari siti pirata, vedendo la partita con poca qualità, raccontata in un’altra lingua pur di non pagare». Ne è convinto Sandro Piccinini, celebre telecronista delle reti Mediaset, che da questa stagione non commenterà più partite per la pay-tv Premium ritornando alla cronaca sulle reti generaliste del biscione per i grandi appuntamenti della Champions League.
In un colloquio con il quotidiano L’Avvenire, Piccinini espone il suo punto di vista sulle ragioni che impediscono ai prezzi degli abbonamenti delle pay-tv di scendere a un livello abbordabile per un maggior numero di telespettatori, soffermandosi anche sull’ingresso in scena degli Over the top (Ott), come Facebook o Netflix, che potrebbero rivoluzionare l’offerta di contenuti legati al calcio in diretta anche sul mercato italiano.
Una rivoluzione che potrebbe riguardare anche il mercato italiano, ma che Piccinini non vede imminente, anche se la direzione sembra comunque essere segnata.
«Sulla realtà italiana sarei cauto, quello della partita “portatile” su un telefono o su un tablet è un cambiamento sicuramente in atto, un trend che tuttavia da noi richiede un livello tecnologico e di abitudine non ancora presente, è una penetrazione possibile in un Paese più elevato in questo senso, come per esempio sono gli Stati Uniti», spiega il celebre telecronista.
«C’è ancora tanta gente che non è avvezza all’uso di smartphone e altri device mobili. Arriveremo dopo, sarà un processo lento, la tv rimane e rimarrà ancora il mezzo più usato. Certo è che la potenza di fuoco di una realtà come quella di Facebook, 2 miliardi di iscritti e con grande potenzialità pubblicitaria, porta già situazioni come quella americana o quella spagnola, perché trasmettono anche partite di Liga con milioni di visualizzazioni. E il “gratis” che si possono concedere puntando solo sugli inserzionisti e l’enorme platea che mettono loro a disposizione è il punto chiave».
Sandro Piccinini, o i suoi omologhi più popolari, presto in rete, allora? «Perché no? Se oltre alla pura trasmissione della partita si affiancherà il desiderio di personalizzare il prodotto, potrebbe essere naturale e giusto affidarsi ai migliori telecronisti, perché almeno di un telecronista ci sarà bisogno, di lì non si scappa. È tutto quello che c’è intorno che a gioco lungo rischia di sparire, la televisione intorno all’evento, creata per l’approfondimento, ma ovviamente anche per motivi pubblicitari, inserendo gli spazi che durante la gara non possono trovare posto. Un modello che ha tenuto economicamente a galla le pay-tv ancora più degli abbonamenti, è il caso di Sky, per esempio. Ma è difficile che su un social o su un grande portale si possa pensare di replicare questo schema: basti pensare che su Facebook il dopo-partita, ma anche il durante, nascerebbe sostanzialmente da solo grazie ai commenti degli utenti e dalle altre interazioni».
Piccinini traccia anche un bilancio di quanto fatto da Mediaset Premium. «Sui contenuti si sarebbe potuto fare molto di più – ammette Piccinini –, avremmo potuto fornire più motivi di abbonamento ai clienti, ma Mediaset ha una doppia anima, esigenze da pay-tv si sono scontrati con un Dna che non è da pay».
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