![Canale 5 ricorda Paolo Borsellino: a 31 anni dalla strage di via D’Amelio Canale 5 ricorda Paolo Borsellino: a 31 anni dalla strage di via D’Amelio](https://www.ildecoder.com/wp/wp-content/uploads/2022/07/paolo-borsellino.png)
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Alla vigilia del 31simo anniversario della Strage di Via d’Amelio, il 18 luglio, Canale 5 ricorda i Servitori dello Stato massacrati da Cosa Nostra e rievoca una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale, il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.
Ambientata a Palermo, narra la storia del pool antimafia – dal 1980 al 1992 -, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sotto la guida di Rocco Chinnici, e successivamente dal giudice Antonino Caponnetto, nella disperata e impegnata guerra contro la mafia.
Nel cast, Giorgio Tirabassi, Ennio Fantastichini, Giulia Michelini, Elio Germano, Ninni Bruschetta, Claudio Gioè, Peppino Mazzotta.
La miniserie televisiva italiana, da due puntate da 100 minuti, andò in onda per la prima volta su Canale 5 l’8 e il 9 novembre 2004.
TRAMA Il giudice Paolo Borsellino apprende dalle indagini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile – in seguito assassinato in un agguato – della prossima alleanza tra la mafia palermitana (ritenuta in declino) e quella corleonese. Insieme ai colleghi Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e ai commissari Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, Borsellino crea un pool investigativo sulla “nuova” mafia dedita al traffico di droga e in grande espansione, grazie all’appoggio di banchieri e politici incensurati. I successivi clamorosi arresti trasformano Borsellino e i suoi collaboratori in un bersaglio della mafia. Il primo a cadere sarà Rocco Chinnici nel 1983, per un’autobomba nei pressi della propria abitazione.
Intanto le rivelazioni del boss pentito Tommaso Buscetta portano al primo maxiprocesso, che eliminerà i grandi vertici di Cosa Nostra; i commissari Montana e Cassarà vengono però assassinati a distanza di pochi giorni nell’estate del 1985, mentre la vita blindata dei superstiti si fa sentire con tutto il suo peso sulla famiglia Borsellino: è in particolare la figlia adolescente del giudice a pagarne il prezzo più alto, ammalandosi di anoressia nervosa.
Nei primi anni novanta Giovanni Falcone ottiene la creazione a Roma della Direzione nazionale antimafia, ma viene ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta, prima di poterne assumere la direzione. Ormai consapevole della fine prossima, e della presenza di traditori nello stesso Palazzo di Giustizia, Borsellino si isola sempre di più, continuando le indagini dei colleghi e cercando, per quanto possibile, di preparare i familiari e i fedeli agenti della scorta all’inevitabile fine, che avverrà il 19 luglio 1992 con un attentato mafioso in pieno centro a Palermo.
«Io non sono un eroe. Semplicemente non giro la testa dall’altra parte. Non faccio finta di non vedere»