LA MIA DIVERSITà? L’AMORE PER LA CULTURA E ASCOLTARE I PIù INTELLIGENTI DI ME LA MIA DIVERSITÀ? LA PASSIONE PER LA CULTURA E L’ASCOLTO DI CHI È PIÙ BRILLANTE

LA MIA DIVERSITà? L’AMORE PER LA CULTURA E ASCOLTARE I PIù INTELLIGENTI DI ME


LA MIA DIVERSITÀ? LA PASSIONE PER LA CULTURA E L’ASCOLTO DI CHI È PIÙ BRILLANTE

LA MIA DIVERSITà? L’AMORE PER LA CULTURA E ASCOLTARE I PIù INTELLIGENTI DI ME


LA MIA DIVERSITÀ? LA PASSIONE PER LA CULTURA E L’ASCOLTO DI CHI È PIÙ BRILLANTE

“Qual è la mia diversità preferita? La passione per la cultura, il mio desiderio di scoprire nuove cose e l’impulso di ascoltare persone più brillanti di me. Non potrei mai immaginare di rinunciare a questa mia ‘diversità’: se mi privano della cultura, mi tolgono il 50%-60% della mia vita.” Questo afferma Roberto Vecchioni, presente ai ‘Diversity Awards’ organizzati dalla figlia Francesca, durante un’intervista a ‘La Ragione‘. Era il 1999 quando la canzone “Sogna, ragazzo, sogna” del cantautore entrò a pieno titolo nella lista delle canzoni più belle della musica italiana. In seguito, spiegò di averla composta la notte prima di lasciare definitivamente il suo ruolo di insegnante nei licei. Di quel momento disse: “È stata una ferita, ma anche un evento meraviglioso”.

Oggi, a distanza di 25 anni, quel brano è ancora un manifesto generazionale (tanto che è stato scelto e cantato lo scorso Sanremo dal 23enne Alfa nella serata dei duetti). Anche adesso per Roberto Vecchioni, che tra pochi giorni compirà 81 anni e ha vissuto una vita di successi e dolori in egual misura, è giunta l’età della saggezza. Ma i sogni, a quanto pare, permangono. Per questo non è mancata la sua partecipazione al Teatro Gaber di Milano, accanto alla figlia Francesca, alla nona edizione dei Diversity Awards (di cui sua figlia Francesca è ideatrice e presidente), volti a premiare contenuti mediali e personalità che contribuiscono a una rappresentazione inclusiva delle persone e delle tematiche relative a Genere, Età, Etnia, Disabilità e questioni LGBT+.

Di padre in figlio, la remissività non è di casa. Alla domanda su cosa possa fare di concreto e nel quotidiano per cambiare le cose, Vecchioni risponde: “Cambiare radicalmente la mentalità di chi è fermo, chi non osa muoversi neanche di un millimetro o chi non comprende l’altro che gli è vicino è quasi impossibile. L’unica cosa da fare” spiega a ‘La Ragione’ “è agire come si pensa: continuare anche di fronte alle difficoltà più grandi”. Non un invito alla coerenza ma alla giustizia: “Non è tanto importante perché nella vita si può cambiare idea, ma è fondamentale agire secondo giustizia. Forse, tra chi vi osserverà, ci sarà qualcuno che riuscirà a cambiare. Bisogna almeno provarci”, narra Vecchioni.