«Ma non ti vergogni?». La «colpa» era quella di indossare un abbigliamento color fucsia. Benvenuti nel XXI secolo che — al di là di smartphone, monopattini elettrici e droni — assomiglia parecchio al Medioevo. E così quando la ristrettezza di vedute si accompagna alla scarsa elasticità del cervello il pensiero diventa molto debole. (Ennesima) vittima di insulti omofobi questa volta è Sangiovanni, il cantante che si è piazzato al secondo posto nell’ultima edizione di Amici (vinta dalla sua fidanzata Giulia Stabile). «Passeggiavo per strada di sera — ha raccontato Sangiovanni nelle stories di Instagram —, a un certo punto incrocio un tipo che mi guarda e mi fa: “Ma non ti vergogni?” Ero vestito di fucsia. Non lo dico perché ci sto male, anche perché a me queste cose non mi toccano minimamente. Non darò mai la soddisfazione di vedermi stare male, non la darò mai vinta a nessuno e me ne frego abbastanza».
Ma anche se ha le giovani spalle già larghe e se ne frega, Sangiovanni non ha voluto tenere gli insulti per sé; piuttosto ha ritenuto necessario rivelare e condividere l’aggressione verbale per invitare i fan a «riflettere sul fatto che in Italia c’è ancora una forte chiusura mentale. Forse non solo in Italia. Non siamo liberi di essere le persone che vogliamo essere, non siamo liberi di vestirci come cavolo ci pare, di amare chi cavolo ci pare senza essere giudicati. Però questa cosa si può combattere. So che voi siete con me. Grazie a tutti per il supporto».
Sangiovanni (18 anni, vero nome Giovanni Damian, «san» visto che gli è sempre stato detto di non avere la faccia da bravo ragazzo) fa il liceo linguistico, ma il suo mondo è diventato sottosopra grazie alla partecipazione ad Amici. Il talent di Maria de Filippi gli ha dato una popolarità immediata e improvvisa, un’esplosione inattesa: con oltre sei milioni di ascolti negli ultimi sette giorni il cantante guida la classifica italiana di Spotify con il suo pezzo più forte, «Malibu». Un primato notevole visto che i secondi in classifica, i Måneskin (vincitori dell’ultima edizione del Festival di Sanremo e poi dell’Eurovision Song Contest), con «Zitti e buoni» si fermano ben tre milioni di stream più in basso.
Sangiovanni è stato preso di mira per il suo abbigliamento, ma non deve sorprendere che si sia esposto, perché il tema della diversità gli sta a cuore da tempi non sospetti e la musica è diventata la sua terapia: «Ho iniziato a scrivere un anno e mezzo fa perché avevo la necessità di comunicare qualcosa di me, perché sentivo che nessuno riusciva a comprendermi, quindi ho iniziato a scrivere un po’ per liberarmi, un po’ per risolvere i miei problemi interiori — aveva raccontato subito dopo la finale di Amici —. Non erano solo canzoni, ma anche pensieri e riflessioni. E ho scoperto di saper scrivere abbastanza bene. Così ho sfruttato la musica come tramite per comunicare quello che avevo dentro. Sono sempre stato fuori dagli schemi, sono sempre stato una persona diversa e questi miei sentimenti mi hanno portato a voler trasmettere queste emozioni alle persone che mi ascoltano e mi seguono: sono sicuro che ci sono tantissime persone diverse e incomprese là fuori, parlarne è la cosa giusta: qualunque diversità va accettata e sdoganata». Anche un banale vestito fucsia.
Renato Franco, corriere.it