“Mio film sulle orme di Pasolini. Grazie a mia moglie e a Vasco”
“E’ una bella giornata oggi”. Così, con poche parole pronunciate davanti alla folta platea della Cappella Palatina della Reggia di Caserta, Sergio Castellitto ha sintetizzato le emozioni vissute oggi dopo aver appreso che il suo film “Fortunata“, tratto da un racconto inedito della scrittrice e moglie Margaret Mazzantini, sarà al prossimo Festival di Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard‘. Il regista è arrivato al Palazzo Borbonico patrimonio dell’Unesco per partecipare al ciclo di incontri “Maestri alla Reggia”, organizzato dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli; prima di Castellitto, la rassegna, allestita con il mensile di cinema Ciak, ha ospitato Carlo Verdone e Margherita Buy.
L’attore-regista romano si è detto “orgoglioso per l’accostamento fatto dal direttore artistico del Festival Thierry Frémaux tra il mio film e Mamma Roma, che è uno dei più importanti lavori di Pierpaolo Pasolini e che è stato inoltre un costante punto di riferimento durante le riprese di ‘Fortunata’; tra l’altro abbiamo girato in molti luoghi della città cari al cinema pasoliniano, come Tor Pignattara. Al posto della Magnani c’è Jasmine Trinca, che è stata straordinaria, così come gli altri attori”. Castellitto ha poi citato la moglie Margaret Mazzantini, “che – ha aggiunto – è colei che scrive i libri e le le sceneggiature, ma è anche la madre dei miei figli, che a casa cucina e fa tutto”.
Nella colonna sonora del film c’è Vasco Rossi, con la canzone “Vivere“; per Castellitto “Quando ho iniziato a girare Fortunata ho capito che questa storia era fatto a posta per le canzoni. Già dieci anni fa Vasco scrisse ‘Un senso’ per il film ‘Non ti muovere’; ricordo che lesse il libro di Margaret, e sapendo che ci stavamo preparando a girare, ci inviò un cd con la canzone, registrata con una chitarra acustica. Quel cd ancora lo conservo come una reliquia”. “E’ stato molto importante – ha argomentato ancora Castellitto – per me lavorare con il gotha del cinema italiano, con registi di varie generazioni, dai grandi maestri di cui sono stato allievo, penso a Scola, Ferreri e Monicelli, a fratelli maggiori come Bellocchio, D’Amelio. Il talento – ha concluso – rivolgendosi ai molti giovani presenti – è anche saper imparare”.
Ansa