Uncharted: il film che riesce ad andare oltre il solito live-action

Uncharted: il film che riesce ad andare oltre il solito live-action

In uscita il 17 febbraio, l’attesissimo adattamento dell’omonima serie è all’insegna dell’azione e dello spettacolo, mettendo d’accordo tutti

Il progetto di trasposizione cinematografica della storica saga di videogame Sony “Uncharted” arriva finalmente nelle sale a partire dal 17 febbraio. Dopo una fase di sviluppo, iniziata nel 2009 – dovuta principalmente a rivoluzioni nel cast, riscritture e cambi di regia – il film esce comunque plasmato in una forma compatta, lineare e ben strutturata, capace di soddisfare i novizi cinematografici così come i videogiocatori più affezionati alla serie.

Il regista Ruben Fleischer – che arriva dai solidissimi Zombieland, ma anche dal flop di Venom – può contare su un cast stellare con Tom Holland, ancora sulla scia del successo planetario di Spiderman No Way Home, Mark Wahlberg e Antonio Banderas.

Uncharted, la trama del film

Nathan Drake (Tom Holland) è un abile e intraprendente esploratore, presunto discendente del famoso corsaro inglese Sir Francis Drake. Sempre a caccia di nuovi tesori e civiltà nascoste, riporta alla luce queste ricchezze guidato dalla passione per il viaggio e l’avventura, finendo per scontrarsi necessariamente con chi invece mira solo al profitto. 

Il film racconta la sua storia partendo da un Nathan giovanissimo, senza i genitori, abbandonato dal fratello Sam (Rudy Pankow) quando ancora vive in orfanotrofio. Sam diventerà un coraggioso esploratore, sempre in giro per il mondo, ma lascerà un vuoto nella vita del fratellino. Nathan cresce infatti con la speranza di rincontrarlo un giorno ma, nonostante la passione per l’ignoto e l’avventura siano grandi, è costretto a crescere imparando a cavarsela da solo, finendo col lavorare come barista in un locale di Manhattan.

A fargli cambiare idea sarà Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg), vecchia conoscenza di Sam, alla ricerca del tesoro di Magellano. Si narra infatti che il viaggio del navigatore portoghese non fosse dettato solo dal gusto per l’impresa o per l’esplorazione, ma che abbia raccolto ricchezze indescrivibili poi nascoste dall’equipaggio forse in Spagna o nelle Filippine.
Nathan è dunque alla sua primissima esperienza di cercatore e, tra colpi di scena, doppiogiochismo e tradimenti in un mondo egoista e spietato come quello degli avventurieri, quello che non mancherà è sicuramente l’azione e lo spettacolo.

Oscillare tra Play Station e cinepresa, funziona?

Inutile dirlo, è impossibile dissociare Uncharted dal videogame di casa Naughty Dog, esclusiva Sony. Per capire perché, basta citare le statistiche: stiamo parlando di una saga di 4 capitoli su 2 generazioni che ha venduto oltre 40 milioni di copie e con 37 milioni di giocatori attivi solo sull’ultima uscita. Nathan Drake è ormai, quasi al pari di Crash Bandicoot e Jack & Dexter, una mascotte Play Station dal lontano 2007.

Il merito di Fleischer sta nel riuscire a dare un’impronta indipendente al film, che ha sicuramente di una struttura autoportante, ma che allo stesso tempo non dimentica di rispettare, attingere a piene mani, o – quando necessario – semplicemente strizzare l’occhio all’immenso mondo della serie di videogiochi. Il tutto si traduce in un solido percorso senza grossi buchi di sceneggiatura; la pellicola riesce a condensare il personaggio di Nathan Drake grazie all’intelligentissimo espediente di partire dalle sue origini, dalla sua infanzia fino al suo primo viaggio con Sully. In questo modo, Uncharted offre una godibilità completa allo spettatore estraneo e stuzzica l’hype del videogiocatore appassionato, aggiungendo interessanti spunti alla lore della saga.

Dialogando tra cinema e videogioco, Uncharted ottiene una struttura perfettamente circolare: la narrazione del film si arricchisce grazie a scene propriamente da videogame, in un gioco cinematografico che torna a ruota su sé stesso. Questo processo – è bene ricordarlo – è indubbiamente agevolato dal fatto che il videogame presenta a sua volta scene dal taglio filmico più che spendibili. Si potrebbe dire che, sotto questo punto di vista, il prodotto Naughty Dog sia stato quasi seminale per l’interazione tra i due medium, sicuramente già trattata ma ancora povera di influenze standard. A tutto ciò la pellicola aggiunge, come detto, elementi narrativi interessanti (con un Nathan Drake giovane, che lascia spazio anche a eventuali sequel), un cast importante e personaggi credibili, senza mai uscire dai binari del franchise e soprattutto senza dimenticare quelli che sono i veri protagonisti del genere: l’azione e lo spettacolo. Indipendentemente che si tratti di un film d’azione o di un live-action di un videogioco d’avventura, non mancano effetti speciali, inseguimenti, scene spettacolari e una grande “energia” di fondo, e – giustamente – senza prendersi mai eccessivamente sul serio.

Uncharted è un live-action che in tanti aspettavano e si aspettavano date le vibrazioni filmiche della saga di videogame: l’unico rischio stava nel non avere nulla di più da aggiungere a un prodotto che era già credibile. In questa direzione il film funziona, e intelligentemente: non si tratta né di una produzione ispirata alla serie né di una riproduzione. Alle scene riprese fedelmente dal videogame si aggiunge un corpo narrativo accattivante e completo, che potrebbe andare a modificare l’intero sistema del genere dei cinegames. Nathan Drake è un discendente di Indiana Jones ma anche un erede al maschile di Tomb Raider, e nel film Uncharted immortala perfettamente non solo un connubio generazionale, ma trova forse l’agognata quadra tra cinema e videogioco che l’eroina Lara Croft aveva sondato.

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