“Un’avventura da ribelle con le canzoni di Battisti”

“Un’avventura da ribelle con le canzoni di Battisti”

L’attrice si mette alla prova con il musical di Marco Danieli. È una storia d’amore moderna sulle note del grande Lucio

Un’avventura, di nome e di fatto. Perché quella che inizia oggi nelle sale italiane è un’avventura importante per il cinema italiano che recentemente sta lavorando con intelligenza sui generi cinematografici.

Ecco dunque arrivare nel giorno degli innamorati, in più di 350 schermi, Un’avventura di Marco Danieli, un musical direttamente ispirato alle canzoni scritte da Mogol e Lucio Battisti e riarrangiate da Pivio & Aldo De Scalzi. Superate le tante questioni legali dell’eredità musicale di Battisti, finalmente è possibile ascoltare in un film dieci sue canzoni. Tanto che i produttori – Marco e Nicola De Angelis insieme a Andrea Occhipinti – sperano pure in un sequel dopo la benedizione di Mogol: «Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal film e credo che sarebbe piaciuto anche a Lucio perché racconta una storia moderna e vera». Ossia un’accidentata vicenda d’amore che si muove tra la Puglia di origine e la Capitale lavorativa, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, dei due protagonisti Francesca e Matteo, interpretati da Laura Chiatti e Michele Riondino qui in versione inedita, canterina e danzante: «Quando mi è arrivata la proposta del film – spiega Laura Chiatti – l’ho trovata incredibilmente attraente ma anche paurosa».

In che senso?

«Senti dire musical e pensi subito a La La Land, così ti senti in trappola. Poi abbiamo letto insieme la sceneggiatura e ho capito che l’aspetto musicale non era visionario ma molto realistico. È stato fatto un lavoro di grande pudore e poca presunzione e alla fine il risultato non può che essere bello».

Lei è nata, artisticamente, cantando. La ricordiamo al Karaoke nel 1994 alla tenera età di 12 anni con Fiorello con cui ha cantato l’altro giorno a Radio Deejay un brano di Mina.

«Ho sempre amato cantare ma non ho mai potuto esternare concretamente questa passione. In Italia il musical esiste praticamente solo a teatro ma essendo io – scusate il francesismo – una cacasotto, mi sono sempre tenuta lontana dal palco. L’idea di non poter correggere uno sbaglio mi blocca completamente».

Qual è la musica con cui si è formata?

«Ho iniziato a studiare canto a 10 anni ed ero patita degli autori degli anni ’70, mi piacevano molto De André, Gaetano, Tenco che però erano considerati artisti ombrosi e un po’ pesantucci. Così li dividevo con Mina e Patty Pravo che avevano testi più leggeri. Battisti era la via di mezzo perché raccontava anche l’amore. Ho un ricordo molto bello di me che canto Emozioni».

Che però manca nel film…

«Speriamo che ci sia un sequel perché è quella che sento più vicina a me proprio perché la cantavo tantissimo ma sempre a casa, da sola».

Quanto le somiglia la protagonista del film?

«Da un lato ha molto di me, è una donna rivoluzionaria un po’ come lo sono io per la mia schiettezza. A volte mi metto anche nei guai ma dico sempre quello che penso e non sto mai attenta a essere politicamente corretta. Proprio come il personaggio di Francesca che si ribella all’essere omologata, all’idea di donna di quell’epoca».

Nel film, oltre a cantare, balla!

«Che disastro che sono. Luca Tommassini che ha curato le coreografie non credeva ai suoi occhi quando mi vedeva così scoordinata. Ho dovuto lavorare tantissimo e spero di avercela fatta. Però tuttora, quando faccio acquagym, l’istruttore continua a fischiare i miei errori».

Ha detto che ha paura di esibirsi a teatro ma l’abbiamo vista pochi giorni fa sul palco di Sanremo perfettamente a suo agio…

«In effetti, una volta che mi butto sul palco, quando canto mi rilasso e non penso più a nulla».

A proposito, è d’accordo con il verdetto di Sanremo?

«Assolutamente no, non mi è piaciuta la canzone vincitrice. Io tifavo per Ultimo».

Quindi perfettamente in linea con gli spettatori?

«Sì, sono per il voto popolare».

Pedro Armocida, il Giornale

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