Una terra di storia e tradizione, con una natura ancora selvaggia e un’umanità da scoprire. La racconta Vincenzo Saccone nel doc “L’Agro ericino dalle vette alle saline”, in onda domenica 14 gennaio alle 22.05 su Rai 5. Sull’estrema punta della Sicilia occidentale svetta una montagna che sovrasta la città di Trapani, le saline e le isole Egadi: il Monte Erice, le cui origini sono strettamente legate al culto di Venere, dea dell’amore e della bellezza. Proprio qui, arrampicato sulla cima dei suoi 751 metri di altezza, sorge uno straordinario borgo che a questo massiccio deve il suo nome. Spesso circondata da nuvole e avvolta dalla nebbia, che il mito sembra ricollegare alla figura di Venere nell’atto di ‘abbracciare’ i suoi ospiti graditi, Erice domina l’Agro Ericino, la vallata che dai suoi piedi si estende fino al monte Cofano, massiccio imponente che sovrasta il proprio golfo.
Territorio di grande storia e tradizione, l’Agro ericino conserva un’anima selvaggia e primordiale con cui si entra subito in contatto nel modo più naturale. Angoli remoti e rurali che trasmettono tranquillità e rimangono impressi negli occhi e nel cuore. Come la grotta di Polifemo, scavata nella roccia dalle onde del mare migliaia di secoli fa. O la grotta Mangiapane, la più grande tra le nove risalenti al paleolitico superiore dove, ai piedi della gola tra due montagne, la famiglia Mangiapane costruì un piccolissimo villaggio, fatto di case color terra, alcune stalle e una stradina lastricata, abitandolo dal 1819 ai primi del ‘900.
In questi luoghi, Vincenzo Saccone ha incontrato alcune persone del posto e altre che hanno scelto di vivere qui per diverse ragioni. C’è chi cercav la pace dei posti isolati, chi il rifugio nelle tradizioni, chi ancora il dare voce alla propria creatività sfruttando le risorse del territorio. Ci sono anche ragazzi e ragazze veneti, trasferitisi nell’Agro ericino per scalare massicci di arenaria senza alcun tipo di protezione (i cosiddetti ‘boulders’). O un lavoratore di cava con la passione dei cowboys, capace di trasformare Custonaci, città internazionale dei marmi (in quanto secondo bacino marmifero in Europa), in un set per film western, realizzando così il suo sogno da bambino. Alle Saline, infine, luogo del trapanese dal forte carattere identitario, vive un artista che ha trasformato quest’area in un atelier all’aperto, dove dipingere con i piedi nell’acqua, promuovendo un’idea onirica di arte in cui l’uomo si ‘immerge’ in tutto e per tutto nell’ambiente che vuole ritrarre.