«Luciano De Crescenzo fa parte della mia vita, della mia famiglia». Marisa Laurito è Maria Bellavista, moglie dello stralunato filosofo napoletano, Gennaro Bellavista, creato dallo scrittore e ora interpretato da Geppy Gleijeses. Lo spettacolo teatrale, adattato dal film e dal romanzo Così parlò Bellavista, è in scena al Quirino da martedì con la regia dello stesso Gleijeses.
«Maria, che nel film del 1984 venne impersonata dalla mitica Isa Danieli – continua Laurito – ha tutte le caratteristiche delle donne napoletane: forte, terrena, fintamente sottomessa, in certi momenti persino irruenta, ma con piccoli cedimenti: una continua alternanza fra tenerezza e rabbia, tra dolcezza e insofferenza nei confronti del suo strano marito». Un marito che Gleijeses non pensava di dover affrontare dopo aver impersonato un altro grande personaggio del repertorio napoletano, Domenico Soriano in Filumena Marturano. È stato Alessandro Siani, che produce lo spettacolo, a convincerlo: «Un giorno mi ha detto: Geppy sulle tu ‘o ppuò ffà! E così è stato». Siamo nella Napoli di oggi e, nel cortile molto animato di un palazzo, precisamente quello di via Foria dove venne girato il film e che è riprodotto nella scenografia di Roberto Crea, si dipana la trama di variopinta umanità.
«Maria dirige la casa con vigore – riprende Marisa – anche con qualche stanchezza nei confronti del marito che filosofeggia, sempre con la testa tra le nuvole. È una donna che sento molto vicino alle mie corde, mi è connaturale, io sono così nella vita e ho conosciuto tante donne che sono forti, con i piedi ben piantati a terra e che, per diversi motivi, non possono permettersi di volare troppo con la fantasia. Maria è una concreta». Con i due protagonisti, in scena altri bravi attori napoletani, tra i quali Nunzia Schiano nel ruolo di Rachelina, e inoltre Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo, Patrizia Capuano e Gianluca Ferrato nei panni del dottor Cazzaniga.
La messinscena è stata ideata per festeggiare i 90 anni di De Crescenzo: «Mi sono confrontato con Luciano, per costruire l’adattamento scenico – spiega Geppy – e devo dire che da lui ho avuto carta bianca. Poi l’autore è venuto ad assistere a una prova generale, ma ora lo aspetto al Quirino. Devo dire – aggiunge l’ attore – che a Napoli siamo stati accolti con un delirio…». Interviene Marisa: «Solo un delirio? Molto di più! Gli spettatori in sala conoscevano le battute del testo a memoria e le anticipavano!». Non a caso, il romanzo è stato venduto in tutto il mondo e, a più di quarant’anni dalla sua prima pubblicazione, non ha perso la sua forza dirompente, la sagacia filosofica, confermandosi come un classico della letteratura partenopea. «La figura della donna napoletana è di per sé simbolo della maternità e di femminilità – osserva l’attrice – Le napoletane, inoltre, sono abituate al dono dell’ accoglienza, che non significa essere remissive, ma comprensive, pur mantenendo ferma la propria personalità. Sono caratteristiche, queste, che oggi nell’universo femminile si sono un po’ perse». In che senso? «Sono sempre stata una femminista convinta, dunque indipendente con il mio lavoro, i miei interessi, ma mi rendo conto che è sempre più difficile conciliare doveri familiari, lavorativi e altro ancora. Diciamo la verità: per le donne di oggi è diventata una grande fatica, anche perché gli uomini hanno invece perso la loro caratteristica di essere responsabili… Si stanno perdendo dei valori fondanti della società. La mia Maria Bellavista è una matriarca e li rivendica».
Emilia Costantini, Corriere della Sera