(di Tiziano Rapanà) E chi lo ha detto che il caffè buono lo sanno fare solo a Napoli? Voi direte: “Pazzaglia!” Sì, ma era una canzone. Io dico seriamente. Chi può dire che il caffè buono lo possono fare solo lì, in quel preciso contesto geografico (perché poi bisogna considerare anche tutto il circondario: Pozzuoli, Mugnano eccetera). Lo fanno pure su Rai 1, il sabato alle sei del mattino. Ora, non vi dico di svegliarvi presto e di dirigervi con la tazzina vuota ai cancelli di viale Mazzini. Basta sintonizzare il televisore e comodamente potete vedere, con lo sguardo un po’ offuscato dal sonno e dagli occhi cisposi e con le ciavatte d’ordinanza, il rotocalco settimanale ordito dal sor Pino Strabioli. Qui si parla di arte vera, mica di cudeghin e delle frattaglie pseudo creative che ammorbano le già troppo mortificate pagine culturali. Non c’è pretesa di fare sperimentalismo o chissà che cosa, il Caffè di Rai 1 è un semplice spazio di divulgazione culturale, tra ricordi e presentazioni di libri, film e spettacoli dal vivo. Gli devo trovare un difetto? La tostatura dei chicchi, ossia il progetto a monte: è sempre quello antico dei tanti caffè prodotti dalla Rai. Una minuscola evoluzione del format è gradita. Va bene così, perché c’è un signore che sa quello che dice. In giro, e non parlo tanto delle televisioni, bazzicano gli improvvisati che sproloquiano a vanvera. Sono tanti e mi viene voglia di dire a tutti loro (uno per uno): “Ofelè fa el to mesté!” Il degrado domina il discorso pubblico e mai nessuno che grida allo scandalo e si chiede: “Ma siti ‘mpacciuti tutti?” Non si nota l’impazzimento, tutto sembra rientrare nell’ordinaria amministrazione. Gli ascolti sono quelli che sono (5,7% di share, lo scorso 7 ottobre), ma va in onda il sabato alle 6 e molti dormono. I dormiglioni – è sabato, vanno compresi – possono recuperare le puntate su RaiPlay.